Home > Nicaragua: schegge di dicembre 2004

Nicaragua: schegge di dicembre 2004

Publie le lunedì 29 novembre 2004 par Open-Publishing

America Latina

Schegge di dicembre 2004

1. Pacchetto di riforme

Passate le elezioni, i nuovi equilibri all’interno della Asamblea Nacional e soprattutto tra quest’ultima e il governo del Presidente Bolaños hanno cominciato a delinearsi.
L’accordo tra il gruppo parlamentare del Frente Sandinsta (Fsln) e quello del Partido Liberal Constitucionalista (Plc) ha dato inizio alla preparazione di una fitta serie di leggi e di modificazioni alla Costituzione che in effetti limiterà di molto l’operato e l’influenza del Presidente della Repubblica.

Tra le leggi è prevista la creazione di una Superintendenza dei Servizi Pubblici che avrà il compito di sovraintendere gli istituti regolatori come l’INE (Energia elettrica), INAA (Acqua) e TELCOR (Telecomunicazioni) e soprattutto, di dare risposte concrete agli usuari circa le continue violazioni e gli abusi commessi dalle istituzioni che offrono il servizio (per energia elettrica e telecomunicazioni il servizio è ormai da anni privatizzato). Questa nuova legge toglierà al Presidente della Repubblica la potestà di nominare i Direttori di questo istituti regolatori e in concreto di gestirli, passando queste facoltà alla Asamblea Nacional. Si nominerà un Superintendente e quattro Intendenze con relativi direttori, tutti eletti con il 60 per cento dei voti in parlamento e che resteranno in carica 5 anni.

Stessa cosa succederà con l’Istituto della Previdenza Sociale (INSS) che passerà sotto il controllo diretto della Asamblea Nacional che ne eleggerà il Direttore e le altre principali cariche.

Un’altra legge molto discussa é la Ley de Armas, con la quale si priverà il Presidente della facoltà di decidere sul futuro delle armi in possesso della Polizia e dell’Esercito, in quanto capo supremo delle Forze Armate. In questo caso l’unica entità che avrà l’ultima parola sull’acquisto, vendita o distruzione di armi sarà la Asamblea Nacional e questa è una chiara risposta alle dichiarazioni di Bolaños secondo le quali avrebbe promesso pubblicamente al Segretario della Difesa nordamericano, Donald Rumsfeld, di distruggere tutti i missili SAM 7 ancora in mano dell’esercito nicaraguense. Su questo argomento è poi in atto un vero e proprio braccio di ferro tra i due poteri dello Stato in quanto Bolaños, appena saputo del progetto di legge, ha emesso un decreto con il quale ha ordinato all’Esercito la distruzione di 334 missili (portando così a mille il totale dei missili SAM 7 distrutti dall’inizio dell’anno). Inoltre il presidente della Repubblica si è anche riunito in forma privata con il generale Omar Hallenslevens, che probabilmente sarà il successore del generale Javier Carriòn al quale sta per scadere il mandato. Tale riunione sembra sia stata voluta proprio per sincerarsi dell’intenzione del probabile futuro Capo di Stato Maggiore delle forze armate di continuare con la distruzione dei missili.

In arrivo anche una nuova legge di Proprietà con cui si creerà l’Istituto Nicaraguense della Proprietà che avrà il compito di risolvere l’eterno problema della proprietà in Nicaragua. Con questa legge si toglierà dalle mani del Ministero del Tesoro e del Tribunale della Proprietà l’intera tematica e i relativi fondi che passeranno nelle mani del nuovo istituto, i cui quadri principali verranno nominati dalla Asamblea Nacional con il 60 per cento dei voti (sarà quindi nuovamente necessario un accordo tra Plc e Fsln per raggiungere il consenso sul nome del futuro direttore dell’istituto).

Per rendersi conto dell’enorme importanza di questa legge, basta pensare che sono ancora decine di migliaia i casi irrisolti di proprietà urbane e rurali che durante gli anni 80 erano state espropriate dal governo sandinista e ridistribuite alla popolazione e che, dopo il 1990, sono state richieste dagli antichi proprietari ritornati in Nicaragua con la fine della guerra e la sconfitta elettorale del Frente Sandinista.

Inoltre la nuova legge regolerà i rapporti tra la Corporación Nacional Administradora del Sector Público (CORNAP) e le numerose imprese che, con gli Accordi di Transizione del 1990, sono rimaste in mano ai lavoratori dietro pagamento di un affitto e con l’opzione all’acquisto e le terre richieste da ex membri dell’Esercito Sandinista, della Contras e del Ministero degli Interni.
La portata di questa legge è enorme e va a mettere mano a uno dei temi più scottanti e mai veramente risolti del Nicaragua. Il futuro Direttore dell’Istituto della Proprietà avrà il potere decisionale per legalizzare proprietà e risolvere i contenziosi ancora esistenti. Tale tematica è anche una delle più sentite da parte del FSLN che, con la ridistribuzione di proprietà effettuata in modo improvviso e poco organizzato prima del passaggio di poteri nel 1990, ha anche generato speculazioni e veri e propri arricchimenti da parte di alcuni quadri del partito (conosciuta come la piñata).

Questa legge inoltre tocca anche gli interessi diretti degli Stati Uniti dato che sono innumerevoli i casi ancora non risolti di proprietà di nordamericani in Nicaragua (la maggior parte nicaraguensi nazionalizzati durante gli anni 80). Gli Stati Uniti condizionano prestiti e aiuti finanziari al “waiver” e cioè una certificazione di buona gestione degli stati circa i conflitti sulla proprietà di cittadini nordamericani. Un passaggio della gestione di questi casi tra le mani della Asamblea Nacional e quindi dei partiti, potrebbe portare a reazioni negative in termini economici da parte degli Stati Uniti e degli Organismi finanziari internazionali.

Tra le riforme costituzionali verrà anche approvato l’obbligo di una ratificazione degli ambasciatori e dei ministri da parte della Asamblea Nacional, con la possibilità di revocare il loro mandato nel momento in cui si valuti che non stiano disimpegnando a dovere il loro compito. I ministri saranno obbligati a presentarsi davanti ai deputati ogni volta che questi ultimi lo riterranno opportuno. In una situazione come l’attuale, dove il governo si trova in netta minoranza in parlamento, il rischio è che le scelte dei ministri fatta fino ad ora da Bolaños venga messa immediatamente in discussione con la destituzione dei ministri particolarmente invisi ai due gruppi parlamentari maggioritari (Fsln e Plc).
Inoltre verrà modificato lo strumento del veto Presidenziale. Attualmente può essere totale (l’intera legge) o parziale (solo alcuni articoli). Nel secondo caso il Parlamento può solo accettare o rifiutare tutti gli articoli vetati dal presidente mentre, con la riforma, il parlamento potrà analizzare e decidere su ogni singolo articolo vetato.

Infine i deputati dovranno anche approvare il Bilancio Generale della Repubblica.
Quest’anno è valutato in circa 16 mila milioni di cordobas (circa mille milioni di dollari), di cui 10 mila apportati dallo Stato e 6 mila apportati da organismi internazionali. Anche su questo punto lo scontro tra governo e parlamento è aperto, in quanto i deputati stanno valutando vari cambiamenti alle proposte fatte da Bolaños per favorire una serie di settori come la sanità e l’educazione.
E’ innegabile rilevare come ciò che sta avvenendo sia un riflesso diretto di quanto accaduto durante le elezioni municipali appena concluse dove, il partito appoggiato dal Governo (Apre), ha subito una sonora sconfitta e il Presidente della Repubblica non ha potuto contare con la vittoria sognata dopo tanti appelli a non votare per i due partiti maggiori.

Secondo voci non ufficiali si starebbe anche trattando per un trasferimento di Arnoldo Alemàn agli arresti domiciliari.
Per il prossimo anno, inoltre, la Asamblea Nacional dovrà eleggere 49 cariche pubbliche di enorme spessore, tra cui la nuova Giunta Direttiva del Parlamento, i nuovi magistrati del Consejo Supremo Electoral, 9 magistrati della Corte Suprema de Justicia, il Procuratore dei Diritti Umani, i presidenti dell’Istituto di Previdenza Sociale e degli Istituti regolatori dei servizi pubblici, i Superintendenti delle Proprietà e delle Banche.

Molto probabilmente queste cariche saranno tutte decise e condivise tra persone legate al Frente Sandinista e al Partido Liberal.
Per il 2005 è quindi prevedibile un Presidente della Repubblica sempre più isolato e obbligato a scendere a patti con i due partiti maggioritari, mentre per il futuro si profila l’esistenza di una Repubblica presidenzialista fittizia, dove il Presidente dovrà comunque sottostare ai voleri della Asamblea Nacional e dove i partiti avranno il vero controllo del paese avendo in mano le principali istituzioni dello stato.

2. Il tira e molla della Texaco

Ancora senza soluzione il grave caso di inquinamento provocato dalla Texaco con il versamento di oltre 20 mila litri di benzina nel sottosuolo di Managua.
La multinazionale presente da anni in Nicaragua ha pubblicato un’inserzione a pagamento sui principali giornali del paese, comunicando che si era già entrati nella seconda tappa per risolvere il problema attraverso la contrattazione di un’impresa specializzata (Carl Bro. A.S.) che avrebbe già cominciato la caratterizzazione del luogo, la valutazione dei rischi e l’estrazione del prodotto dal sottosuolo. Nel comunicato hanno inoltre escluso che si siano arrecati danni ai quartieri confinanti e alle falde acquifere.

Dal canto suo, il Ministero dell’Ambiente (MARENA) ha rifiutato la tesi della Texaco asserendo che fino a questo momento non hanno ricevuto nessun tipo di informazione da parte dell’impresa e che, al contrario, la multinazionale è ricorsa ai tribunali locali per far sospendere la risoluzione del MARENA stesso con cui la obbligava a effettuare un’indagine esaustiva circa i danni provocati e a rimediare risanando la zona, contemplando anche indennizzi per i quartieri circostanti.
Gli abitanti della zona hanno più volte testimoniato che in tutti questi mesi non hanno visto una sola macchina che stesse lavorando per la valutazione del danno e ancora meno per l’estrazione del prodotto disperso nel sottosuolo.
Ora tutto resta nelle mani della Corte d’Appello che dovrà decidere sulla richiesta di sospensione della causa aperta dal MARENA contro la Texaco.

3. Inquinamento delle imprese di Zona Franca

Sono continue le denunce sulle violazioni dei diritti umani e lavorativi delle imprese che operano in Nicaragua in regime di zona franca (per la maggior parte di proprietà taiwanese e coreana).

Allo sfruttamento che ogni giorno viene operato nei confronti delle lavoratrici e lavoratori nicaraguensi, si aggiunge ora la situazione di inquinamento che alcune di queste imprese stanno facendo con lo scarico di acque putride in corsi di acqua che finiscono nel Lago Xolotlàn o Managua.

Gli abitanti della comunità Los Chaguites, lungo la Carretera Norte di Managua, hanno denunciato la presenza di enormi quantità di acqua di colore blu (frutto degli scarti della produzione di jeans) che esce dal complesso industriale di zona franca “La Mercedes” e che passa per i loro campi, inquinando e facendo seccare i loro raccolti.

In un primo tempo si era pensato che la colpevole fosse l’impresa Niem Hising, ma dopo un controllo da parte del MARENA si è verificato che tale impresa rispettava i regolamenti circa il trattamento delle acque residuali della produzione prima dello scarico verso il lago. E’ stato comunque rilevato che alcuni mesi fa un’incrinatura nella vasca di trattamento delle acque avrebbe versato grosse quantità di acqua inquinata nel lago.

La principale imputata diventa ora l’impresa Chentex, di proprietà taiwanese e famosa per la violazione dei diritti sindacali e lavorativi durante gli anni passati.
Il MARENA inizierà ora un processo amministrativo e avvierà la chiusura dell’impresa. Anche nei confronti della Niem Hising verrà aperto un processo per l’esistenza di problemi all’interno della vasca di trattamento delle acque residuali e anche per lei è probabile la chiusura temporanea.

4. Lotte sociali

Ancora una volta il tema del 6% torna alla ribalta nonostante gli accordi firmati alcuni mesi fa tra il Consejo Nacional de Universidades (CNU) e il Governo.
Secondo Telemaco Talavera, presidente del CNU, il governo non starebbe rispettando gli accordi e starebbe cercando di inserire nella somma totale destinata alle università per il 2005 una serie di voci che nulla hanno a che fare con la cifra che la Costituzione riconosce alle università e che, nei mesi scorsi, anche la Sala Costituzionale della Corte Suprema de Justicia ha riconosciuto come obbligo per il governo.

Inoltre il CNU si lamenta che il governo stia cercando di violare l’autonomia universitaria riconosciuta dalla Costituzione imponendogli come destinare i fondi all’interno delle varie università. Il CNU e la dirigenza della Unione degli Studenti del Nicaragua (UNEN) hanno incontrato la Commissione Economica della Asamblea Nacional per essere sicuri che in sede di approvazione del Bilancio Generale della Repubblica riparino agli errori del governo.

La lotta del 6% del Bilancio della Repubblica che spetta alle università ha radici lontane ed è costata la vita a varie persone durante gli scontri avvenuti dall’inizio degli anni ’90 fino a pochi mesi fa.
Continua lo scontro tra i settori dei maestri e del personale sanitario per gli aumenti di stipendi. Entrambi i settori guadagnano stipendi che sono tra i più bassi di tutto il continente latinoamericano.

I maestri stanno continuando lo sciopero ad oltranza tutti i venerdì e questo nonostante le minacce del Ministro dell’Educazione, Silvio De Franco, di trattenergli le ore non lavorate e quelle velate di licenziamento. La richiesta è l’equiparazione del loro salario al valore del Paniere che oggi si aggira sui 250-300 dollari, a fronte di stipendi che a malapena toccano i 70 dollari.

Il personale sanitario ha effettuato tre giorni continui di sciopero in gran parte degli ospedali del paese, garantendo solo l’assistenza alle persone ricoverate e alle emergenze.
La richiesta è di 600 milioni di cordobas in più rispetto a quanto destinato dal governo per il 2005. 300 milioni per gli aumenti di stipendi e 300 milioni per rifornire gli ospedali e i dispensari di medicine che ormai sono praticamente inesistenti.

L’avvicinarsi del 15 dicembre, data ultima per l’approvazione del Bilancio della Repubblica, potrebbe innalzare il tono delle proteste.
Anche il settore trasporti è in subbuglio. Le “cooperative” che gestiscono i trasporti all’interno dei vari dipartimenti del paese hanno aumentato in modo unilaterale i costi dei biglietti e ciò ha generato una violenta reazione da parte degli studenti universitari (che molto spesso vengono a Managua da zone lontane della capitale) che hanno bloccato l’unica arteria che unisce il nord del paese a Managua. Intanto il Ministero dei Trasporti (MTI) ha iniziato un processo di controllo delle tariffe con la minaccia del ritiro della licenza a quelle cooperative che stanno alterando i prezzi delle corse che sono stabilite dal ministero stesso.

5. Denutrizione galoppante

“Più di 450 mila bambini e bambine nicaraguensi soffrono di denutrizione per la mancanza di alimenti dovuta alla povertà e alla mancanza di lavoro nel paese” ha denunciato la Procura dell’Infanzia e Adolescenza.
Il 45 % della popolazione soffre di denutrizione severa per la mancanza di vitamine, ferro e minerali e i settori più colpiti sono i bambini minori di cinque anni.
Inoltre l’infanzia e l’adolescenza stanno assumendo ruoli non propri che sono quelli di dover lavorare per apportare denaro alla famiglia.
Circa il 70% dei nicaraguensi vive in stato di povertà, il 54% è disoccupata e da parte del governo non esistono veri programmi di sviluppo per cambiare la situazione.

Secondo un rapporto della FAO, nel nord del paese muoiono 4 di ogni dieci bambini per denutrizione e nelle comunità indigene il numero sale a 5 di ogni 10.
I dati sono drammatici e il Nicaragua figura ormai tra i primi 14 paesi che al mondo soffrono di insicurezza alimentare.
Mentre la maggior parte dei soldi abbuonati al Debito Estero del Nicaragua grazie all’entrata nell’Iniziativa per i Paesi Altamente Indebitati finiscono nelle tasche dei banchieri per pagare il debito interno e le ricche famiglie del Nicaragua continuano ad aumentare i propri guadagni, la maggior parte del Nicaragua soccombe di fronte ad un costante aumento di tutti beni di prima necessità e ad una cronica mancanza di opportunità lavorative e produttive.

6. Ribellione nella fattoria

Rosario Murillo

I/Le nicaraguensi, tutti/e, come comunità sociale, culturale e politica, siamo segnati dalle mappe e rotte della storia.
Per questo motivo, come tutti/e siamo figli di Darío, il poeta, lo siamo anche di Sandino, il patriota. Siamo degni/e, siamo liberi, meritiamo rispetto e riconoscimento, come qualunque paese del mondo.
La recente visita del funzionario del governo nordamericano Mister Fisk, ha messo sul tavolo, un’altra volta, l’assoluto disprezzo del governo degli Stati Uniti alla libertà, ed alla coscienza sovrana dei paesi. E di noi nicaraguensi, in questo caso.
La sua visita è timbrata col francobollo dell’impero più brutale della storia moderna. Per la nostra realtà globalizzata, qualcosa come la nostra invasa coscienza meccanica, transita ogni giorno la dolorosa esibizione del suo accanimento e bastone. Tanto lacerante, malvagio, crudele.

L’affanno di dominio del genere umano, è la perversa ed ossessiva occupazione dello stratega di quell’impero. Va bene tutto, per provocare sottomissioni, ed oliare i meccanismi del capitalismo neoliberale, vorace, spietato, accaparratore, e devastatore di multiple e diverse identità e culture, di ricchissime risorse naturali, e di milioni di preziose persone le cui vite, nella sua fredda e tetra logica matematica, né contano né valgono niente.

Il signore Fisk, rappresentando quell’impero gelido e disumano, che priva di volontà, diritti, possibilità, e anche di atrocità, è arrivato in Nicaragua, con la frusta del padrone, ed il fischietto del domatore. E’ Arrivato al circo, ma.... tutto sembra indicare che gli sono uscite le fiere...!

Mister Fisk è arrivato mostrando volontà; con pretese di ritracciare la cartografia della sua conquista; brandendo fuoco ed acciaio, con quel bellicismo tanto caratteristico, che insulta, offende ed è tipicamente discordante con l’intelligenza e la cultura.

Il funzionario Fisk ha passeggiato per i nostri marciapiedi politici, e per i nostri simbolici templi di autorità e riverenza e ci ha offesi e aggrediti.
Abituati come sono, loro, i servi imperiali, a piegarsi a destra, e liquidare a sinistra, si è scagliato contro tutti, senza distinzione di razza, peso sociale, credo, funzione, o religione, e dimenticando quello che la vita ha insegnato a chi ha voluto imparare: non giocare né col Santo, né con l’elemosina!

Gli Stati Uniti che si sono sbagliati in Nicaragua, in Guatemala, a Panama, a Cuba, in Afghanistan, in Iraq... tornano a sbagliare in Nicaragua, dove un’altra volta confondono il bianco con il nero, lo specchio con il viso.... Qualcosa così, come confondersi con un territorio, auditorio, o pianeta.

Né il Nicaragua è uno stato yankee, né i e le nicaraguensi siamo soldati yankee, né i tempi sono adatti per filibustieri, commodori e marines che sono già venuti, hanno visto, non hanno vinto e se ne sono dovuti andare.

Remember Sandino, Mr. Fisk?

Allora, remember, please, che è quello che più le conviene. Perché si dà il caso che qui tutti si ricordano, e benché oggi non camminiamo per le montagne segoviane, carabina e machete in mano, abbiamo però molta dignità, disposizione, coscienza di libertà ed una vocazione sovrana, Mr. Fisk che non è cosa da poco.
Conservi le sue bandiere straniere dove più le conviene. Conservi i suoi piani di conquista e soprattutto, conservi ognuna di quelle parolacce, offensive e grossolane, proprie di una preistoria che l’umanità oramai non accetta.
Ritorni a casa, Sig. Fisk. Lì l’aspettano i suoi modelli, gli ostinati imperatori.
Sicuramente lo riceveranno col pollice verso il basso, come il soldato del racconto che passò e passò, tutto sporco e sconfitto, e quello che non portava era...
Sì, non portavo niente! Perché, a schema rotto, non rimane altro che inventarne ed inaugurarne un altro, per vedere se quei cagnolini da compagnia, che ancora camminano sciolti, e che credevano di avere allenato ed ammaestrato per un “Yes, Sir”, ritornano -per i quattro confetti che gli tirano - a muovere le loro code, a cantare coretti e canzoncine o scelgono già la decenza e l’anima umana degna, come lettera di Vita.

Lei è venuto a cercare lo scontro e sembra che i tori gli abbiano complicato la corrida.
Dunque, che bello! Si è ribellata la fattoria. Si sono ribellati gli indigeni. Per adesso. Speriamo sia un cambiamento "vero e duraturo" come i vecchi accordi di Pace! E se è vero che i tempi cambiano, che le persone si raddrizzano e smettono di abbassare la testa; se è vero che le calamità passano... che cosa farete ora, Mister, Fisk...? manderete altri cowboy?
Perché non canta...? Canti che è salutare ed aiuta ad allontanare le tristezze... canti, per rinfrescare la sua anima.... Canti che noi stiamo cantando.... Canti affinché ascolti la saggia voce della lumaca che convoca gli aborigeni...

Di dieci in dieci
di cento in cento
di mille in mille
vanno i contadini
contro la fame
ed il servile!

È una vecchia litania che abbiamo imparato, un vecchio poema, ma un po’ cambiato, per i nuovi tempi!
A proposito.... e il padrone della sua proprietà immaginaria...? Sembra che cammini spaesato, per quei sentieri di Dio, tra la sbornia morale, la desolazione, l’amarezza, l’insignificanza, ed il disastroso disarmo del suo parco di fantasia, (fantasy-land). La vita pazza...? Ah, chiaro!

Peggio ancora: ai fantocci del parco, gli si è rotta la corda!

E poiché uno più uno, non sono due...mi sono dimenticata di dirle, Mister Fisk, che qui noi continueremo a cercare di mettere in ordine i nostri conti. Soli. Da soli. Tra di noi.

18 novembre, 2004

Luna in Quarto Crescente