Home > Nichi? Passa il suo tempo a dire falsità - La Stampa

Nichi? Passa il suo tempo a dire falsità - La Stampa

Publie le martedì 30 settembre 2008 par Open-Publishing
1 commento

Nichi? Passa il suo tempo a dire falsità - La Stampa

Settembre 28, 2008

di Marina Cassi

Ci dipinge come vetero-trinariciuti. Non capisce che andare col Pd è sbagliato

«Restaurazione comunista? Ma quando mai. Si disegna di me e della mia linea una caricatura. Si esaspera il clima interno. E lo si fa per un preciso disegno politico». E’ accigliato il segretario di Rifondazione, Paolo Ferrero.

L’ex ministro guida un partito diviso a metà che Nichi Vendola ha raccontato su «La Stampa» come irto di personalismi, ripicche, dispetti, sospetti. Lui la storia la racconta diversamente. Ma non nasconde che le cose bene non vanno.

Allora: lei è vetero, nostalgico, con una visione da gruppuscolo Anni 70; gliene ha date di mazzate Vendola. Che cosa risponde?

«Che ha bisogno di distruggere Rifondazione».

Prego?

«Ci descrive come trinariciuti pazzoidi per delegittimare Rifondazione e poter riproporre come unica soluzione l’unità della sinistra, cioè una sinistra moderata ala esterna del Pd».

Ma Vendola e i suoi se ne vogliono andare?

«Lo si chieda a loro. Certo la situazione è pesante, perché invece di lavorare per il rilancio di Rifondazione lavorano a raccontare falsità. Potrebbe preludere alla distruzione all’ipotesi politica del partito per percorrere altre strade con Mussi e Fava all’ombra del Pd o di una parte del Pd».

Lei nega di essere un restauratore comunista?

«Lo ripeto: inventano una caricatura per poter gridare allo scandalo. E Nichi dovrebbe guardare a quel che fa la sua minoranza».

Ce lo dica lei.

«Nichi dice cose poetiche, ma quando poi si passa alla prosa vedo che la minoranza entra nella giunta della Calabria. Io ero contrario perché quel consiglio è uno di quelli con la più alta densità di indagati».

E che altro fa la minoranza che lei giudica sbagliato?

«Dice, ad esempio, con Zipponi che oltre alla manifestazione della sinistra dell’11 ottobre che sto lavorando a costruire, si può guardare con interesse a quella del Pd del 25».

E lo scandalo qual è?

«Vuol dire non capire che il Pd non ha nulla a che vedere con la sinistra. L’opposizione al governo Berlusconi la farebbe anche il Pli se ancora ci fosse. La sinistra si qualifica rispetto a un interesse di classe».

Bello, ma che cosa significa?

«Significa che la gente che fa una vita di merda con salari bassi, sfratti, pensioni insufficienti, precarietà e tutto il resto deve incontrare la sinistra. Una volta lo sfrattato incontrava la sinistra e costruiva una lotta. Oggi è solo».

Direbbe Lenin: che fare?.

«Faccio un esempio. A Roma distribuiamo a un euro, grazie a un accordo con una azienda, un chilo di pane alle persone più in difficoltà. Siamo partiti con mille chili, l’obiettivo è 10 mila chili».

Lodevole, ma lo fa anche la San Vincenzo.

«E’ ovvio che non si risolve così il problema del caro vita, ma oggi o si ricomincia anche da forme di mutualismo, da modi di stare con la gente per affrontare i problemi o la sinistra sparisce. Guardi: c’è molta più politica in questa distribuzione che in 27 convegni sul futuro della sinistra».

Va bene: torniamo alla macro politica: lei parla di ricreare una opposizione di sinistra. Senza Pd?

«Il Pd fa opposizione e anche moderatamente al governo Berlusconi, ma non alla Confindustria. Anzi cerca di contendere a Berlusconi l’amicizia della Confindustria».

Deve essere una di quelle affermazioni per cui Vendola la giudica trinariciuto. Ma, come che sia, non le sembra incredibile che la sinistra sia sempre divisa?

«Certo, siamo al punto più basso. Ma il problema non è l’unità è la proposta politica intorno a cui si cerca l’unità».

La minoranza sostiene che nel partito si è creato un pessimo clima anche con dispetti a suoi componenti. Vero?

«E’ ovvio che la goliardata di incollare un telefono è sbagliata. Ma non dipingiamo la sinistra come 5 poverini attorniati da 500 cattivoni. Avevo proposto che entrassero in segreteria, hanno rifiutato. Ma compagni della minoranza sono il tesoriere, il presidente della commissione di garanzia, i responsabili degli enti locali, dell’ambiente e della comunicazione. Non mi sembrano proprio accerchiati».

Però non negherà la spina di Liberazione, c’è chi dice che lei ama di più il Manifesto.

«Non rispondo alle menzogne. Il Manifesto è un bel giornale, ma Liberazione è necessaria».

Però va maluccio o no?

«Perde copie e ha un deficit, anche per colpa della delinquenziale legge Berlusconi che minaccia la libertà di stampa, di 4,3 milioni. Ma va rilanciata».

Cambiando il direttore Sansonetti?

«Queste decisioni le prendono gli organismi dirigenti, non io».

Messaggi

  • Certo Ferrero ed i suoi - Grassi in primis...- non sono santi ed hanno le loro belle responsabilità nello sfascio di Rifo.

    Ma Vendola e Migliore con questa guerra a bassa intensità (spalleggiati dai media filo PD/Confindustria come La Repubblica, Il Corriere, La Stampa, ecc...) stanno dimostrando di essere veramente dei pessimi elementi.
    Prima il problema erano i vecchi cossuttiani legati alle poltrone tramite le giunte "di sinistra", ora questi ingraiani/no global rischiano di superarli in ipocrisia e doppiezza (e ce ne vuole!). Se non fossi già uscito da Rifo, me ne andrei ora! Mai più assieme a questi poltronari! Prima li si molla - una volta per tutte, meglio è!