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Nichi Vendola: «Fango su di me, anche con il Papa in agonia»

Publie le domenica 3 aprile 2005 par Open-Publishing
1 commento

di Enrico Fierro

«Non parlo di elezioni. In questo momento no. Ho voglia di parlare di cose alte, il mio pensiero è concentrato su questo evento straordinario che è l’agonia dell’uomo Wojtyla, del Papa».

Dovevamo fare una intervista sulle elezioni, sulla Puglia e sullo scontro Vendola-Fitto. E’ andata male, Nichi Vendola ci prega di riflettere ad alta voce sul Papa. Perché «di fronte a questo fatto così straordinario e drammatico si ha bisogno di pensieri più lunghi». E’ vero, ma le elezioni? «Ne parleremo lunedì, ad urne chiuse. Ma c’è un altro motivo che mi induce a voler riflettere su altro, che mi spinge a cercare pensieri più puliti che possano portare una ventata di aria limpida nella politica».

Quale, onorevole Vendola?

«La volgarità della destra pugliese, di Fitto e dei suoi propagandisti, in questi giorni scatenati contro di me, contro la mia vita personale, le mie scelte, finanche contro la mia famiglia. Mi dipingono come l’anticristo, lo stupratore di bambini. Sono volgarità raccapriccianti e vomitevoli. Dispiace che un giornale come “La Gazzetta del Mezzogiorno” si sia trasformato in vetrina di questa fiera del fango. Pensi che l’onorevole Mantovano (Alfredo, sottosegretario agli Interni di An, ndr), nelle ore dell’agonia del Papa, chiede alle mamme di Puglia se preferirebbero avere un figlio come Vendola, quindi un gay e per giunta comunista, o come Fitto... ».
Abbiamo letto un lungo commento dell’onorevole sulla «Gazzetta» che si presenta così: “Famiglia, sessualità droga: questi i temi sui quali la Regione rischia l’eccentrico e il diverso...”
«Già, e tutto ciò viene scritto in nome di una presunta superiorità cristiana. Che Dio li perdoni».

Vuole replicare?

«No, assolutamente. La mia vita è limpida. E poi sono totalmente spezzato dalla partecipazione a questa commozione planetaria attorno alla sofferenza del Papa, che non mi interessa replicare a queste volgarità per recuperare magari lo zero virgola qualcosa».

Lei si dice “spezzato” dalla sofferenza del Papa. Perché?

«L’evento è drammatico e non può che ridimensionare il rumore dello scontro. Ciascuno di noi, anche nelle ultime ore di una campagna elettorale così importante per l’intero Paese, deve essere spinto a cercare parole più essenziali. Dicevo che avverto il bisogno di confrontarmi con pensieri più lunghi e con parole che non siano usate come corpi contundenti. Quella di Giovanni Paolo II è il compimento di una storia straordinaria».

Il Papa che ha sconfitto il comunismo, hanno scritto...

«Questo Papa, ha dato una spallata straordinaria alle società dell’Est ghiacciate ed imbalsamate. Ricordo con emozione l’appello “non abbiate paura”. Ecco, quella invocazione straordinaria fu il contributo più grande allo sbocciare di una primavera in quelle società del silenzio, la picconata fondamentale a tutti i muri. Ma non dimentichiamo che il Papa, crollati i regimi dell’Est, volge lo sguardo all’Ovest, narra controcorrente “la violenza delle strutture di peccato”. Nella “Sollecitudo rei socialis” denuncia i rischi di un capitalismo senza regole, il cinismo di un mercato che opera una selvaggia banalizzazione della vita, la mercificazione della società, la perdita di qualunque idea della sacralità della vita. Infine, c’è il percorso finale della vita di questo Papa, gli anni della sua malattia, la vecchiaia. Un fase che mi piace definire come una teologia della debolezza, che si coniuga con la teologia della tenerezza che ci ha regalato alcune delle pagine più delicate del nostro tempo. Proprio in questa fase della sua vita, il Papa fa un lucido bilancio storico del secolo passato e parla del nazismo come male assoluto e del comunismo come male necessario».

Il Papa della pace...

«Sì, il Papa meno amato dai potenti. Il Papa censurato anche in queste ore. E’ il Papa che denuncia l’avventura senza ritorno della guerra, che resiste alla tornante razionalità della teoria della guerra infinita. Ed è un Papa che è capace di andare totalmente contro corrente con la forza di una predicazione catacombale».
L’intervista finisce qui. Le parole di Nichi Vendola, l’allievo di don Tonino Bello - che fu vescovo della Pace e pacifista - sono segnate da sincera commozione. Non è una recita utile a recuperare lo zero virgola qualcosina. Che Nichi sia cattolico è noto a tutti, che sia gay pure - lo ha dichiarato da anni -, comunista è il partito nel quale milita. Tutto ciò per la destra rappresenta un marchio d’infamia per l’uomo che l’intero centrosinistra ha scelto per battere Fitto, la destra e il suo granitico sistema di potere. «La posta in gioco in Puglia non è un ospedale in più o in meno, o la lunghezza di una lista d’attesa. La posta in gioco è più elevata, e riguarda il modo di concepire la famiglia...». Lo scrive l’onorevole Alfredo Mantovano.

Ha letto onorevole Vendola?

«A questo sono arrivati. La disperazione li ha portati a tanto. Che Dio li perdoni davvero».

http://www.unita.it/index.asp?topic_tipo=&topic_id=41844

Messaggi

  • Caro Nichi

    C’è una Puglia migliore…? Si c’è, come c’è un mondo migliore.
    Questi ultimi giorni saranno giorni che rimarranno indelebili nella memoria, se non di tutti, sicuramente di molti.
    Sono stati questi, giorni di lacrime, di dolore immenso e al tempo stesso di gioia e, quindi, di speranza, per aver assistito alle folle oceaniche prostrate dinanzi al grande miracolo, al grande dono che l’umanità intera, credenti e non, hanno avuto con questo grande Papa venuto da lontano.
    La definizione più bella e più giusta che è stata attribuita a Giovanni Paolo II , a mio parere, è : Il Papa dei Popoli.
    Sono stati questi, giorni dove si sono incrociati eventi che se da un punto di vista sono da considerarsi diversi e imparagonabili, dall’altro sono uguali per la grande importanza che li caratterizza, poiché sia gli uni sia gli altri riguardavano e riguardano la vita di tutti noi, in tutti i suoi aspetti.
    Per quel che mi riguarda , come credo per tantissimi altri, sono stati giorni trascorsi dinanzi allo schermo televisivo con un telecomando impazzito e frenetico, ballerino da un canale all’altro ora per piangere, pregare e riflettere, ora per seguire i risultati delle amministrative riguardanti problemi, forse, più terreni ma decisivi per migliaia di pugliesi e milioni di italiani, di persone.
    Qualcuno, forse, penserà di come si può parlare del grave lutto di un grande Papa che ha colpito tanti popoli e contemporaneamente parlare delle elezioni politiche svoltesi in questi giorni.
    Si può, proprio perché in tutti e due i casi attore principale è la vita, la nostra vita, la dignità, la nostra dignità, la libertà della persona nel suo giusto, doveroso e rispettoso modo di usarla.
    Si può, perché in tutti e due i casi, anche se in modi diversi, i contenuti si incontrano, coincidono in una forte richiesta di cambiamento per un Paese, per un mondo, per una vita migliore dove prima di tutto c’è la dignità della persona, quella stessa dignità per cui il Santo Padre ha iniziato quel Suo lungo e fecondo percorso e nel quale ha sempre invocato.
    Si può, perché in tutti e due i casi al centro ci sono grandi temi che coincidono: c’è la pace, una forte richiesta di pace, un forte bisogno di dialogo, ci sono loro, i giovani, spesso sottovalutati e trascurati che hanno dimostrato che quando c’è chi li coinvolge ascoltandoli e parlandogli loro rispondono nel modo più bello, nel modo più profondo, come tutti i giovani di qualsiasi generazione con gli stessi sogni, con le stesse speranze, soprattutto con la stessa richiesta di calore umano, di punti di riferimento concreti e credibili.
    Il Papa dei popoli è riuscito a far dialogare il mondo perché sapeva che, dopotutto, era questo che le genti di qualsiasi colore e lingua desidera, sognava e sogna.
    Giovanni Paolo II ha dimostrato che nulla è invalicabile, nulla è impossibile quando si usano le armi del confronto, del dialogo, del rispetto reciproco. Ce lo fece capire con lo storico incontro fra tutti i rappresentanti delle varie religioni in quel giorno indimenticabile ad Assisi, quando i vari modi di pregare formarono un’unica preghiera verso un unico Dio, per credenti e non.Ce lo ha fatto capire quando i vari modi di essere hanno formato un unico pianto, un’unica preghiera, una sola speranza, un unico amore: quello per la vita .
    Giovanni Paolo II ha raccolto la carezza di Giovanni XXIII rivolta ai bambini, in una sera illuminata da un’incredibile luna, e l’ha saputa estendere su tutta l’umanità che ha vibrato, sussultato, che ha mostrato la sua anima, nonostante tutto, viva, forse, ancor più di prima , pulsante.
    Un ‘anima che si è rivelata in tutto il suo splendore, in tutta la sua grandezza perché è l’anima di tante genti ma di un unico popolo : il popolo dell’umanità.
    Restringendo per un attimo la nostra visione e focalizzando lo sguardo sulle amministrative di questi giorni ci accorgiamo di quanto la stessa richiesta ritorna, sempre e comunque.
    E’ una richiesta forte, decisa, è la richiesta di cambiamento nella convinzione che c’è sicuramente una Puglia migliore, un Italia migliore, un mondo migliore.
    Se sapremo percorrere insieme una strada più volte indicata da grandi uomini come da grandi donne che abbiamo avuto in dono, in passato come in questo nostro presente, in questo nostro tempo tanto segnato dal dolore degli orrori, certamente, quell’anima pulsante sarà grande costruttrice di un mondo nuovo con un presente, soprattutto, con un futuro certo e possibile le cui basi necessariamente dovranno ancorarsi sulla pace, il dialogo, la dignità della persona e sul rispetto reciproco, indiscutibilmente necessario per la salvezza dell’intera umanità.
    Un incontro, quello di Assisi, voluto ed organizzato da un Uomo venuto da lontano oggi detto il Grande, il Papa dei popoli di cui Egli stesso non ha mai smesso, nella Sua infinita semplicità, di farne parte.
    In una sera illuminata da una incredibile luna un Papa Buono di nome Giovanni XXIII rivolse una carezza ai bambini , Giovanni Paolo II,per credenti e non credenti, l’ha estesa su tutta l’umanità, sia spiritualmente sia fisicamente, ed è stato allora che il mondo intero ha fatto sentire forti ed importanti vibrazioni di un’unica grande anima con una unica voce che, nonostante tutto, esiste, vive nella certezza che un mondo migliore già c’è in quel dialogo iniziato quel giorno di incontro , indimenticabile, ad Assisi e divenuto, ormai, inarrestabile carezza di speranza .

    Lecce, 5 aprile 2005 Anna Prato
    Lecce