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No al "terrorismo", ma attenti a non sbagliare obiettivo....
Publie le sabato 17 febbraio 2007 par Open-Publishing6 commenti

Necessaria e sacrosanta lotta contro ogni ipotesi terroristica.
Ma attenti a non sbagliare obiettivo.
E’ giustamente aperto oggi in tutto il sindacato una discussione sulla necessità di arginare un possibile ritorno di ipotesi terroristiche. Una questione che, come già successo in passato, riguarda direttamente il mondo del lavoro.
Dalle dichiarazioni sindacali di questi giorni ad essere sollevate sono almeno tre questioni:
Lo stupore di fronte al coinvolgimento (a quali livelli di responsabilità lo dimostrerà la Magistratura) di lavoratori ed iscritti al sindacato nella riorganizzazione di un progetto di lotta armata.
La preoccupazione di fronte al fatto che il sindacato sia considerato "brodo di coltura" o "luogo di infiltrazione" dei soggetti fautori di ipotesi terroristiche al fine di fare proseliti tra i lavoratori
La necessità di alzare la guardia perchè, come già successo in passato, sia evidente ed efficace il contributo sindacale alla marginalizzazione prima ed alla sconfitta poi di ogni progetto terroristico.
Ciò che rende immune un sindacato da infiltrazioni e disfacimenti è la sua natura di organizzazione di massa fondata sulla massima partecipazione dei lavoratori , sulla verifica costante del suo operare e della sua progettualità, sulla democrazia interna come strumento di discussione e di decisione.
Il sindacato riuscirà con maggiore credibilità ed efficacia nel suo compito di democratizzazione della politica e di emancipazione generale, ossia nel suo compito di mettere in circolo gli anticorpi di ogni ipotesi terroristica, se saprà mettere in campo queste sue caratteristiche originarie.
Come tutti crediamo che oggi (più di ieri) è proprio dal fare sindacato, creare luoghi di partecipazione diretta e diffusa alla discussione ed alle decisioni, che può venire una efficace risposta capace di marginalizzare e sconfiggere ipotesi terroristiche.
Bene fa Epifani a rispondere agli inviti di chi chiede alla Cgil di irrigimentarsi organizzativamente e di abbassare il peso del suo ruolo sociale da troppi interpretato come responsabile della nascita di posizioni estreme ed indisponibili a misurarsi con la "nuova razionalità" economica e politica che mette l’ordine ed il mercato al di sopra di ogni altra cosa, finendo così con il volere criminalizzare anche le legittime forme di protesta e di dissenso.
Bene fa chi invita a distinguere tra lotta al terrorismo e necessità di tenere viva una democratica dialettica sociale.
Ma le pressioni sul sindacato e sulla Cgil in generale sono tante e continue. Anche di questo ci dovremmo preoccupare. Basta vedere alcuni TG e certa stampa che sembrano saper cogliere dai fatti di questi giorni solo il fatto che questi (anche se assolutamente in maniera marginale) coinvolgano la Cgil. E’ chiaro anche al più distratto degli ascoltatori e dei lettori che il loro obiettivo sembra quello di cogliere l’occasione per demonizzare la Cgil chiedendone una normalizzazione, nè più nè meno di quanto già abbiamo visto in occasione dell’assassinio di Biagi.
Il sindacato ed i lavoratori tutti hanno quindi oggi una grande responsabilità, sia quella di mobilitarsi ancora una volta come argine al possibile ritorno della follia terroristica, ma nello stesso tempo di mobilitarsi come argine per contrastare la ventata reazionaria che prendendo pretesto dalle ultime inchieste della Magistratura, pretende che ogni dissenso, ogni dialettica sociale vengano messe a tacere.
Per questo è bene che nel sindacato si sappia affrontare la questione con estrema calma e serietà, perchè anche dentro al sindacato temiamo ci possono essere tentativi di esasperare la situazione attuale al fine di giustificare una nuova e più pesante accelerazione delle tendenze di burocratizzazione dell’organizzazione e di messa in mora di ogni possibilità di dissenso.
Crediamo che una organizzazione sindacale abbia al suo interno gli anticorpi per sconfiggere anche questo, ma non nascondiamo la preoccupazione per alcune prime affermazioni lette in questi giorni.
Come ad esempio la dichiarazione del segretario Cgil della Toscana (da www.rassegna.it del 16.2.07) quando dice:
“L’iscrizione alla Cgil non può essere un optional. Deve essere un atto serio, rigoroso e comportare una deciso senso di appartenenza. Per dirla in termini concreti, significa che secondo me non deve essere possibile che un dirigente sindacale Cgil possa militare anche in ambienti, luoghi, manifestazioni dove si attaccano la Cgil e i suoi dirigenti, dove si esprime opposizione ai suoi valori
o come la dichiarazione della Cantone (da www.rassegna.it del 16.2.07) della segreteria Cgil:
“Faremo ancora più attente verifiche su ogni candidatura alle Rsu e abbiamo già iniziato ad analizzare che tipo di rinnovamento c’è stato in questi ultimi anni negli organismi di rappresentanza aziendale dei lavoratori
Queste frasi, per altro estrapolate da dichiarazioni per il resto assolutamente condivisibili, meritano almeno un piccolo ragionamento.
Certo ci vuole un certo e maggiore rigore in una organizzazione in materia di verifiche, ma se qualcuno pensa di arginare infiltrazioni nel sindacato solamente con strumenti di controllo come quelli proposti è bene che ne chiariscano i contorni.
Sappiamo bene che controlli sulle iscrizioni non servono a granchè. Da anni vediamo la rincorsa all’iscritto costi quel che costi da parte dei nostri sindacalisti che proprio nel risultato del tesseramento vedono confermato o meno il loro peso (perdere iscritti è di solito occasione di esposizioni a critiche interne). Da anni il cedolino della tessera che prevede la compilazione dell’indirizzo, dell’età e di altri dati anagrafici è spesso variamente elusa. Immaginiamoci se ora un lavoratore o ad un pensionato che vogliano iscriversi al sindacato devono prima giurare chissà quale fedeltà a priori.
Il sindacato è luogo di partecipazione e tutti possono iscriversi se hanno qualche cosa da dire o da proporre, oltre che per necessità derivante dalla semplice utilità del potersi sentire tutelato.
Dire che " secondo me non deve essere possibile che un dirigente sindacale Cgil possa militare anche in ambienti, luoghi, manifestazioni dove si attaccano la Cgil e i suoi dirigenti" rischia di essere letto come indisponibilità al dissenso, quasi a dire che un iscritto alla Cgil non può partecipare a Manifestazioni anti TAV, oppure che non può partecipare ad iniziative per invitare i lavoratori a boicottare il trasferimento del Tfr ai fondi pensioni, oppure che non si può sostenere ed organizzare il voto contrario ad un accordo firmato dalla Cgil, e via dicendo.
Stessi puntini sulle "i" vanno messi inoltre sulla questione di una più attenta verifica per le candidature alla elezione nelle Rsu. Oltre ad essere ormai noto come in sempre più luoghi di lavoro si fatica a trovare lavoratori disponibili a candidarsi nelle liste e come si faccia di tutto per convincere anche il più ricalcitrante ad accettare la candidatura, è noto altresì che se un potenziale terrorista "decida" di infiltrarsi in una Rsu questi farà di tutto per non esporsi oltremodo al punto da apparire moderatissimo sul merito delle posizioni sindacali.
Non è a caso che tra quei delegati Rsu o iscritti alla Cgil fermati in questi giorni con l’accusa di partecipazione a banda armata sia stata notata la loro assoluta apparente estraneità, dovuta, guarda caso, al fatto che le loro posizioni sindacali erano considerate "moderate", tanto che il loro arresto ed il loro essersi poi dichiarati "prigionieri politici" ha lasciato molti a bocca aperta.
Se così stanno le cose c’è il rischio che un rigido controllo sindacale sulle iscrizioni e sulle candidature alla elezione nelle Rsu dovrebbe puntare proprio su quei delegati che esprimono posizioni moderate (che non sono pochi).
In conclusione, se si vuole veramente inserire anticorpi nella struttura sindacale, questi non vengono certo solo o tanto dalla messa in moto di una struttura e da un apparato di controllo interno, quanto invece e sopratutto da un’apertura dei canali di partecipazione, di verifica sugli operati, sul rilancio di una democrazia dal basso che da troppo tempo langue nella prassi sindacale.
L’impegno contro il terrorismo da parte dei lavoratori è certo e scontato, ma stiamo attenti, che anche da dentro al sindacato, ci sia chi pensa di utilizzare questa fase per tentare un percorso di normalizzazione nei rapporti tra base (lavoratori e Rsu) e struttura (segreterie) inventandosi criteri di valutazione e di verifica che in fin dei conti si riducono solo a dire che va bene solo chi fa quello che dico io.
Sarebbe un bel passo indietro per il sindacato .... ed in questo, allora si ... il terrorismo e la paura avrebbero vinto.
17.2.2007
Messaggi
1. No al "terrorismo", ma attenti a non sbagliare obiettivo...., 18 febbraio 2007, 15:11
Come volevasi dimostrare .... da repubblica.it di oggi.
Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni si rivolge ad Epifani:
"La Cgil chieda al sindacato dei metalmeccanici di fare chiarezza al suo interno"
"Fiom, basta flirt
con gli antagonisti"
di PAOLO GRISERI
TORINO - Il miglior antidoto contro il terrorismo è il fatto che il sindacato faccia il sindacato. Che la smetta di occuparsi di politica e ponga al centro della sua azione la contrattazione e la partecipazione dei lavoratori. Per questo la Cgil deve chiedere alla Fiom di fare chiarezza, "di chiarire la sua natura". Trascorsa senza incidenti la delicata giornata di Vicenza, il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni abbandona i toni diplomatici dei giorni scorsi: "Un sindacato che insegue i movimenti antagonisti fa una fesseria. Una fesseria che certe volte può diventare pericolosa".
Bonanni, la scelta di stare nei movimenti è una scelta congressuale della Fiom. E la Fiom è un’importante categoria della Cgil. Come la mette con Epifani?
"Quella scelta è un errore. Perché un sindacato non deve inseguire l’antagonismo ma allargare la partecipazione dei lavoratori. E questo si fa con la contrattazione sui luoghi di lavoro. La contrattazione è l’asse centrale del documento unitario che la scorsa settimana abbiamo firmato con Cgil e Uil. Un documento importante che supera divisioni tra noi durate decenni. Capisco le difficoltà di Epifani e rispetto il travaglio della Cgil. Ma resto convinto che il mestiere del sindacato non sia quello di inseguire i movimenti".
Perché dice che questa posizione è pericolosa?
"Perché l’antagonismo può diventare fine a se stesso. E quando accade, il rischio di finire nel girone infernale dell’eversione, di farsi trascinare dall’appeal dei cattivi maestri è, come si vede, molto forte".
A questa obiezione la Fiom ha risposto che stando nei movimenti si evitano proprio le fughe pericolose di cui parla lei, si garantisce che il conflitto rimanga nell’alveo del confronto democratico. Non la convince?
"Nemmeno un po’. Non discuto dei risultati concreti di quella teoria. La trovo proprio sbagliata alla radice. Sarà certamente importante garantire che i conflitti e i movimenti che li denunciano rimangano nell’alveo del confronto democratico. Ma questo è il compito della politica, non del sindacato".
È un fatto che la politica non sia da tempo in grado di rappresentare quei movimenti. E che i sindacati siano rimasti l’unica organizzazione di massa in Italia. Non pensa che siate chiamati a un ruolo di supplenza?
"È vero che c’è una difficoltà della politica. Ma la supplenza non risolve il problema, lo aggrava. Più in fretta noi torniamo a fare tutti il nostro mestiere e prima anche la politica si assumerà fino in fondo le sue responsabilità".
Il sindacato non fa politica?
"Il sindacato fa politica secondo il suo specifico. Che è quello di garantire maggiore giustizia sociale con la contrattazione sui luoghi di lavoro. Di aumentare il salario soprattutto nelle aziende che in questi anni hanno fatto grandi profitti e non li hanno redistribuiti. Di far crescere la partecipazione dei lavoratori alle scelte strategiche delle imprese fino a farli sedere nei consigli di amministrazione, come accade in altri paesi. Tutto questo, come si vede, è il contrario esatto dell’antagonismo ed è il miglior antidoto contro le derive anti-sistema che rischiano di sedurre i ragazzi di vent’anni".
È relativamente facile fare questo discorso da leader della Cisl. Lei come lo farebbe se fosse al posto di Epifani?
"Questo non lo so, lo sa Epifani. A Epifani non ho consigli da dare. Gli do invece la mia solidarietà".
Solidarietà?
"È accaduto anche a me di trovarmi in situazioni difficili. Quando ci davano dei venduti perché sostenevamo i cardini della legge Biagi, non certo la sua applicazione. In quelle situazioni è decisiva l’unità tra i sindacati. Ed è per questo che è molto importante aver trovato l’accordo tra noi sulla centralità della contrattazione".
Ma la Cgil che cosa dovrebbe chiedere, secondo lei, alla Fiom?
"Di fare chiarezza, di chiarire la sua natura. Se vuol essere un sindacato o un movimento politico antagonista. Non mi pare che la Cgil abbia una vocazione a inseguire i movimenti antagonisti".
(18 febbraio 2007)
1. No al "terrorismo", ma attenti a non sbagliare obiettivo...., 19 febbraio 2007, 07:34
La pm Ilda Boccassini ha detto in modo netto che nessuna presunta BR è all’interno del sindacato. "La notizia è priva di fondamento".
Come spesso accade, il tentativo di sporcare la sinistra è una menzogna diffusa artamente dai giornali di Berlusconi e ripetuta da una RAI asservita ai suoi ordini.
E come accade sempre poi, la notizia della sconfessione non ha avuto alcun seguito sui media.
viviana
2. No al "terrorismo", ma attenti a non sbagliare obiettivo...., 19 febbraio 2007, 09:47
Veramente la Boccassini ha smentito il fatto che ci fossero 70 indagati, gran parte dei quali iscritti alla Cgil, come avevano invece detto per due giorni Tv e giornali.
In realtà, sempre secondo la Boccassini, gli indagati sarebbero solo 19 ( i 15 arrestati più 4 a piede libero) e all’interno di questi i sindacalisti e gli iscritti alla Cgil sarebbero soltanto 9.
Numeri certo ben diversi, ma ancora una volta non facciamo i manichei.
Il fatto che la stragrande maggioranza degli indagati siano operai di fabbrica( e non studentelli o frikkettoni no-global ), che una buona parte di essi viaggia sopra i 40 anni e che circa la metà siano militanti Cgil è un dato che dovrebbe comunque far riflettere.
Non per dare addosso strumentalmente alla Cgil o alla Fiom come sta facendo la Cisl.
Ma per comprendere che certe contraddizioni, tutte interne ad una certa "tradizione comunista" più che ai movimenti di massa partiti da Seattle e Genova, esistono e che non si possono risolvere soltanto con gli anatemi e le scomuniche.
Io notoriamente sono del tutto agli antipodi di certa "tradizione comunista" di stampo stalinian/togliattiano.
Per me sarebbe del tutto impensabile poter fare dentro il sindacato l’ "allineato e coperto" come sembra facessero questi imbecillotti e poi tramare - perchè sembra si limitassero a tramare e "chiacchierare" velleitariamente tra loro - bel altre cose ....
Ma questa "doppiezza" è storicamente ben diffusa nell’album di famiglia di certa "tradizione comunista" ....
Negarlo non è il migliore dei modi per combattere il "terrorismo", anzi .....
Keoma
2. No al "terrorismo", ma attenti a non sbagliare obiettivo...., 19 febbraio 2007, 11:13
BR; PM BOCCASSINI,GLI INDAGATI SONO IN TUTTO 19
MILANO - Sono al momento altri quattro gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulle nuove Br condotta dalla procura di Milano, oltre alle 15 persone arrestate lunedì scorso. In tutto, quindi, 19 indagati. Lo ha confermato stamani il pm Ilda Boccassini, titolare dell’indagini, riportandosi a una dichiarazione da lei stessa resa a Repubblica e pubblicata oggi dal quotidiano.
"Sono veritiere le parole riportate", si è limitata a dire il pm in merito alla sua dichiarazione riguardo al numero degli indagati nell’inchiesta da lei condotta. "Per evitare tensioni e polemiche fuori luogo - aveva detto Ilda Boccassini a Repubblica al quotidiano - ritengo necessario chiarire che non ci sono, al momento, altri indagati oltre ai due uomini e alle due donne che hanno ricevuto, lunedì scorso, un avviso di garanzia all’atto della perquisizione". Da quanto è trapelato le quattro persone iscritte nel registro degli indagati sono Massimiliano Murgo, sindacalista della Fiom immediatamente sospeso ieri, Sara Salimbeni, la convivente di Andrea Scantamburlo (uno degli arrestati lunedì), Monica Stecca e Paolo Bedin. Intanto continua la ricerca delle armi da parte degli uomini della Digos, in particolare nell’hinterland milanese e nelle campagne venete nel tentativo di individuare altri arsenali appartenenti all’organizzazione oltre a quello già trovato a Bovolenta (Padova). Inoltre gli investigatori stanno analizzando materiale informatico e cartaceo sequestrato durante le perquisizioni di cinque giorni fa documentazione che potrebbe essere decisiva per lo sviluppo dell’inchiesta. Infine - è questione di ore - il gip di Monza Alessandro Rossato dovrebbe depositare la decisione sulla richiesta di convalida dell’arresto in carcere per i quattro sorpresi la notte di mercoledì corso a Sesto San Giovanni mentre affiggevano manifesti di solidarietà agli arrestati.
SCARCERATI I 4 ARRESTATI DI SESTO S.GIOVANNI
Il Gip di Monza Alessandro Rossato ha convalidato gli arresti e disposto la scarcerazione per i 4 giovani, due uomini e due donne, sorpresi la notte di mercoledì scorso mentre nei pressi della sede Cgil-Cisl-Uil di Sesto San Giovanni affiggevano manifesti a sostegno dei arrestati nell’operazione antiterrorismo di lunedì.
Il giudice ha ritenuto corretta la formulazione del reato (istigazione a delinquere in relazione alla propaganda di reati di terrorismo), che esistano i presupposti per la sua contestazione, ma che nel contempo non sussistano le condizioni (pricolo di fuga, reiterazione del reato, inquinamento probatorio) per disporre una misura cautelare in carcere. I quattro nelle prossime ore usciranno dal carcere di Monza.
Ansa Domenica 18.2.07
3. No al "terrorismo", ma attenti a non sbagliare obiettivo...., 20 febbraio 2007, 14:51
Br: Cgil Potenza, no a strumentalizzazioni su Melfi
“Parlare a tutti i lavoratori, delegate e delegati e in modo particolare ai giovani affinché i valori di democrazia e partecipazione, che sono propri del movimento sindacale, possano alimentare, oltre che la pratica di tutti i giorni, una cultura che isoli chi ancora può pensare lontanamente che la lotta armata e la violenza siano strumenti per il cambiamento della società”. A dirlo è il segretario provinciale della Cgil di Potenza Antonio Pepe, che in una nota respinge con fermezza tutte le strumentalizzazioni esercitate in questi giorni nei confronti del sindacato, “a partire dalla lotta dei ventuno giorni degli operai della Sata di Melfi per il riconoscimento dei diritti fondamentali”. Spiega Pepe: “Se il tentativo che viene portato avanti è quello di accostare alle lotte di Melfi (che hanno segnato una grandissima partecipazione democratica dei lavoratori) la cultura della violenza e il germe del terrorismo, non solo si commette un grave errore ma è inaccettabile sotto il profilo politico, culturale e storico, così come è altrettanto fuorviante la tesi che quel tipo di lotte possano alimentare la cultura della violenza”.
Implicita, nelle parole del sindacalista potentino, la reazione alle strumentalizzazioni seguite all’informativa di Amato, in Parlamento, la settimana scorsa. Riferendo sulle indagini della magistratura milanese, infatti, il ministro dell’Interno aveva affermato che il gruppo di ’Seconda posizione’ puntava ad infiltrarsi nelle lotte sociali in fabbrica o nelle proteste, come quelle degli operai a Melfi e contro la Tav. Il profilo del gruppo era emerso dalla visione dei numeri del bollettino ’Aurora’, pubblicato clandestinamente dal febbraio 2003. "Nel numero 3 del Bollettino - aveva raccontato Amato - sono illustrati alcuni esempi di mobilitazioni considerate positivamente dalla redazione: la protesta degli autoferrotranvieri, gli operai in lotta a Melfi, il rinnovo dei contratti dei metalmeccanici, la mobilitazione di Pomigliano d’Arco, le proteste in Val di Susa e più genericamente le banlieue francesi".
( www.rassegna.it 19 febbraio 2007 )
1. No al "terrorismo", ma attenti a non sbagliare obiettivo...., 20 febbraio 2007, 15:10
BR: RINALDINI, SI CHIEDA SCUSA PER NOTIZIE FALSE
“Se Raffaele Bonanni, leader della Cisl, esprime solidarietà a Epifani perché pezzi della Cgil, cioè la Fiom, sono vicini ai movimenti, io mi sento molto vicino a Epifani perché capisco, comprendo quanto sia difficile tenere rapporti con Bonanni”. Lo ha detto ieri, il giorno dopo la manifestazione di Vicenza, il leader della Fiom, Gianni Rinaldini, che ha aggiunto: “La manifestazione ha smentito tutti coloro che avevano paventato disordini ed incidenti, saranno certamente rimasti delusi”. Rinaldini ha spiegato che “se c’è qualcuno che deve chiedere scusa, sono quanti hanno in questi giorni diffuso notizie false, smentite dai magistrati e dai fatti stessi: bastava poco per accertarsi che non c’è nessun confronto per il rinnovo del contratto di lavoro invece di dire e scrivere di delegati indagati facenti parte della delegazione Fiom per il contratto”. Ha concluso il numero uno della Fiom: “Ecco, costoro, sì, dovrebbero chiedere scusa per aver diffuso notizie false: e’ chiaro il tentativo di usare strumentalmente le indagini per attaccare la Cgil, la Fiom e il sindacato”.
19/02/2007 15.53