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No alle missioni di guerra, no alle guerre del petrolio e dell’oppio!
Publie le martedì 19 febbraio 2008 par Open-Publishing2 commenti
Avrà inizio domani alla Camera l’esame del decreto-legge sul rifinanziamento di tutte le missioni militari all’estero, ultimo grazioso regalo del governo Prodi dimissionario.
E’ facile prevedere che, questa volta, in clima elettorale e senza vincoli di coalizione, le forze della sinistra istituzionale ritroveranno la loro “purezza” e cercheranno di prendere le distanze da questo provvedimento, che sarà comunque approvato con l’appoggio della destra.
Si effettueranno cioè le prime prove di quella “grande coalizione” Veltroni-Berlusconi che ci delizierà dopo le elezioni.
Ma, a prescindere dalle alchimie parlamentari, che poco interessano ai lavoratori e ai comunisti, occorre rilanciare una massiccia mobilitazione popolare per il ritiro di tutte le truppe italiane all’estero e contro tutte le missioni di guerra. Un primo appuntamento è fissato per MERCOLEDI’ 20 FEBBRAIO, ORE 16, con un sit-in sotto Montecitorio.
Il governo Prodi, asservito alla politica imperialista degli USA, in questi due ultimi anni, con le leggi finanziarie per il 2007 e il 2008, ha fatto crescere enormemente la spesa militare (+24%), promuovendo l’intervento in Libano con la missione “Leonte”, che schiera oltre 2500 mercenari e che, di fatto, garantisce la sicurezza delle frontiere con Israele, cui l’Italia è legata anche da accordi di cooperazione militare.
Sono stati inoltre finanziati faraonici progetti per armamenti ultrasofisticati come l’ipertecnologica portaerei Conte di Cavour (di cui si è molto parlato in questi giorni: da sola costa oltre un miliardo di euro!), dieci nuove fregate, 121 caccia Eurofighter F-35, il tutto per una spesa di molti miliardi di euro.
In questi giorni il Kosovo ha dichiarato -illegalmente ma fortemente appoggiato dall’Italia, come sempre accodata all’Unione europea e agli USA, che lo hanno subito riconosciuto come stato indipendente - la propria secessione dalla Serbia.
Quello che nessuno dice è che questo pseudo-stato, oltre ad essere il punto di approdo di gran parte dei traffici illeciti provenienti dall’Est verso l’Europa, E’ NECESSARIO PER GLI INTERESSI ENERGETICI DELL’UNIONE EUROPEA E DEGLI USA. Qui, infatti, giungeranno gas e petrolio provenienti dal Mar Nero e dal Mar Caspio, attraverso il cosiddetto “corridoio 8”: altro che sostegno alla libertà e all’autodeterminazione dei popoli!
Nel nuovo stato fantoccio stanno già arrivando, con un’altra missione “civile” europea, circa 2000 tra poliziotti e magistrati (tra cui 200 italiani), che si vanno ad aggiungere alle forze Nato già presenti, tra cui oltre 2000 militari italiani.
Quanto all’Afghanistan, occupato ormai da 7 anni, i soldati italiani sono sempre piu’ spesso impegnati in vere e proprie operazioni di guerra e non si sa piu’ neanche a quale scopo.
Basti pensare che uno degli obiettivi strombazzati per giustificare l’invasione militare del 2001, a parte l’eliminazione del regime talebano e dei “santuari del terrorismo”, era quello di abbattere la produzione di oppio.
Ebbene, l’Afghanistan, sotto tutela dell’Occidente, E’ OGGI IL NARCO-STATO PIU’ POTENTE DELLA TERRA!
Secondo il rapporto 2007 dell’UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime) la produzione di oppio afgano è cresciuta incessantemente fino a raggiungere , lo scorso anno, le 8.200 tonnellate, con 193 mila ettari di terreno coltivati e copre ormai il 92% del mercato mondiale dell’eroina.
E’ noto che, in termini di profitto a livello mondiale, il narcotraffico rappresenta la terza risorsa dopo il petrolio e le armi.
Secondo uno studio di Global Research, “le forze di occupazione in Afghanistan sostengono il traffico di droga con un guadagno - per il crimine organizzato, le agenzie di intelligence e le istituzioni finanziarie - che va dai 120 ai 194 miliardi di dollari…
Il traffico di droga Golden Crescent, iniziato dalla Cia agli inizi degli anni ‘80, continua ad essere protetto dall’intelligence americana, con la complicità delle forze di occupazione della Nato”.
Lo stesso governo Karzai è direttamente coinvolto in questo losco traffico anche se ufficialmente sostiene di combatterlo (il fratello del presidente è il maggior trafficante di oppio della regione di Kandahar) ed enormi piantagioni si estendono nella pianura di Jalalabad, alle porte di Kabul, zona sotto controllo delle forze governative e della Nato.
Appare pertanto evidente che i motivi della politica militare italiana non sono affatto nobili come si vorrebbe dare ad intendere e sono strettamente legati agli interessi economici degli Usa e dell’Occidente.
Dobbiamo dire fermamente “NO” a questa politica avventurista e scellerata e batterci per il ritiro di tutte le truppe italiane all’estero, contro tutte le guerre e le basi militari Usa e Nato presenti in Italia e per l’abbattimento della spesa militare e la sua destinazione a fini sociali.
Messaggi
1. L’eroina afgana, 19 febbraio 2008, 22:36
L’enorme produzione di eroina afgana ha messo in crisi il mercato illegale della droga basato, come tutti i mercati, sulla domanda e sull’offerta.
L’eroina viene oggi offerta in Occidente a prezzi stracciati, spesso in omaggio a chi acquista altre droghe.
Si è così determinata una notevole ripresa del consumo di questa droga ( con relative morti ad esso collegate) che era stato quasi abbandonato a favore di quello della cocaina.
Basterebbero queste considerazioni (ma ce ne sono molte altre) per condannare fermamente la presenza delle nostre truppe in Afghanistan!
Antonella
1. Contro la guerra : sciopero del voto!, 20 febbraio 2008, 15:47
Contro la guerra : sciopero del voto
Numerosi lavoratori e attivisti del movimento contro la guerra di varie località del Veneto hanno deciso che non andranno a votare il 13 aprile 2008, invitando tutti ad esprimersi, a mettersi in rete nelle mailing lists, nei siti, nelle radio, al fine di costruire un altro percorso, non di sottomissione, ma di dignità e di resistenza, fondato sull’autorganizzazione e l’autodeterminazione.
E’ ormai evidente come le elezioni sono una farsa di riconsacrazione della casta dirigente, senza più alcuna reale valenza o significato democratico.
Si tratta di delegare una schiera di paracadutati dalle segreterie dei partiti, spesso mai visti nel territorio e di mantenere intatta, anzi di potenziare la ragnatela del potere e del privilegio.
Anche in questo ha deluso completamente il governo di centro sinistra che non ha annullato la legge con cui fu depenalizzato il falso in bilancio né attuato alcun provvedimento contro il monopolio berlusconiano della comunicazione; ma soprattutto non ha attuato alcuna inversione di tendenza sulle dinamiche belliciste, aumentando anzi in due anni ben del 37% le spese militari.
Un governo, sotto cui è continuata la strage delle morti sul lavoro al ritmo straziante di 4 vittime al giorno, puntualmente commemorate dai sindacati concertativi.
Un governo che, riconfermando le logiche discriminanti della legge Bossi-Fini sull’immigrazione, non ha smantellato neppure un CPT.
Un governo che, completamente suddito della Chiesa, non ha offerto alcun diritto civile in più e che anzi si è reso complice delle aggressioni clerico-fasciste contro le libertà individuali e i diritti conquistati dalle donne.
PD e PDL praticamente hanno gli stessi orizzonti: Alleanza Atlantica, liberismo, politiche economiche pagate dai lavoratori e dai senza reddito, come dimostrano le finanziarie di guerra e le reiterate missioni "di pace" in Afghanistan. Libano, Balcani, Irak, peraltro approvate anche coi voti dei partiti e dei parlamentari che ora hanno dato vita alla Sinistra Arcobaleno.
Non è più nascondersi sotto la sabbia, illudersi che esista un governo amico o meno peggio, riconsegnando il futuro a una classe dirigente che asseconda la marcia dei signori della guerra, dei capitalisti, degli speculatori, dei devastatori dell’ambiente, dell’umanità in definitiva. O, peggio, affidare la nostra protesta al populismo di Grillo o a quello razzista della Lega.
Togliamogli l’applauso, roviniamogli la festa, organizziamo ed estendiamo lo SCIOPERO DEL VOTO, quale scelta di opposizione e primo passo per riprendere a pensare con la nostra testa. Operiamo invece perchè si formino sempre più comitati indipendenti di lavoratori e di cittadini che si colleghino tra loro e con tutti gli altri comitati del nostro e degli altri paesi e lottino contro le basi della guerra, i licenziamenti, le nocività, le disuguaglianze.