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Noi, residenti della Galilea e delle Valli, non crediamo al governo d’Israele
Publie le venerdì 4 agosto 2006 par Open-PublishingMercoledì 26 luglio un gruppo di attivisti, militanti in varie associazioni
pacifiste ebraiche ed arabe, ed in particolare nei movimenti "Voce
Alternativa in Galilea" e "Coesistenza Partecipata Ebraica ed Araba", hanno
emesso e pubblicato il seguente appello
Noi, residenti della Galilea e delle Valli, non crediamo al governo d’Israele
ed ai suoi generali
Noi, residenti della Galilea e delle Valli, arabi ed ebrei, non crediamo al
governo d’Israele ed al suo esercito, secondo i quali la guerra è stata
intrapresa per auto-difesa e con l’obiettivo di liberare i soldati
catturati.
Non crediamo loro perché è ormai di dominio pubblico che i piani militari
erano pronti da molto tempo.
Sappiamo che più di un mese prima dell’attacco di Hezbollah contro la
pattuglia dell’esercito, si effettuavano esercitazioni di prova per un
attacco al Libano.
Così pure, il rapimento dei ministri e dei parlamentari dell’Autorità
Palestinese era stato pianificato diverse settimane prima della cattura del
soldato Gilad Shalit da parte di Hamas.
Non crediamo al governo d’Israele ed ai suoi generali, perché c’è un abisso
tra gli obiettivi militari dichiarati e le operazioni messe in atto
dall’esercito.
Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarati e la distruzione di Beirut?
Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarati ed il demolire una fabbrica
di alimenti per neonati?
Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarati e la distruzione della città
di Nabatiyeh?
Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarati ed il bombardare la centrale
elettrica di Gaza?
Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarato ed il distruggere le
infrastrutture civili in Libano e a Gaza?
Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarati ed il trasformare in
profughi più di mezzo milione di civili libanesi?
Non possiamo credere loro, perché non si può sostenere di difendere una
popolazione civile per mezzo di un attacco, crudele e deliberato, ad un’altra
popolazione civile.
Ci rifiutiamo di permettere al governo d’Israele ed ai suoi generali di
agire in nome nostro, che abitiamo in Galilea e nelle Valli, per distruggere
un intero stato confinante: il Libano.
Questa politica crudele ed assassina non sarà in nostro nome!
Non si difende così la popolazione della Galilea e delle Valli!
Abbiamo già appreso, dalle precedenti guerre in Libano, che la strategia
aggressiva, che conduce a crimini di guerra e contro l’umanità, alla totale
distruzione di uno stato, porta anche ad annientare qualsiasi prospettiva di
pace e di quiete.
La tragica situazione attuale non è altro che il prodotto di una simile
politica, quella portata avanti in Libano nel 1982 da Ariel Sharon.
Ogni azione militare intrapresa dall’esercito israeliano finisce con il
danneggiare le popolazioni civili da entrambi le parti, pur facendo pagare
innanzitutto, e principalmente, un intollerabile prezzo ai civili del lato
libanese.
Non crediamo al governo d’Israele ed ai suoi generali, perché siamo convinti
che questa guerra serva principalmente agli interessi della politica degli
Stati Uniti in Medio Oriente.
Il governo libanese ha chiesto un cessate di fuoco.
Hezbollah ha concordato con la richiesta.
La Comunità Europea ha chiesto il cessate di fuoco.
Solamente il governo d’Israele ha rifiutato di prenderlo in considerazione.
L’amministrazione Bush continua ad incoraggiare il governo d’Israele a non
interrompere le operazioni belliche.
Noi, residenti della Galilea e delle Valli, assieme a tutti i popoli della
regione, siamo vittime dei piani per ridisegnare il Medio Oriente, del
progetto di instaurare in Medio Oriente un nuovo ordine, che non serve agli
interessi di chi vi abita.
L’esercito americano non ha portato la pace in Iraq.
L’esercito israeliano non porterà la pace in Libano.
L’esercito americano non instaurerà la democrazia in Iraq.
L’esercito israeliano non porterà la democrazia in Libano.
Le politiche americane hanno portato all’Iraq caos e distruzione.
Che l’esercito israeliano implementi politiche simili in Libano da parte
dell’esercito israeliano porterà soltanto altro caos, altre distruzioni.
Non accettiamo che in nostro nome provochino disastri ad un’altra
popolazione civile.
Anche se il governo d’Israele ed i suoi generali potessero convincerci che
la loro politica è la via più breve per rimuovere dal confine nord la
minaccia posta da Hezbollah, non la accetteremmo per motivi etici.
Rifiutiamo di accettare una strategia che giustifica l’offesa deliberata ad
una qualunque popolazione - indipendentemente dal fatto che prenda di mira
i civili a Gaza, in Libano o in Galilea!
Crediamo che ci sia un’alternativa a questa politica aggressiva, che si basa
sul continuo violare le Convenzioni di Ginevra.
Chiediamo al governo d’Israele di dichiarare un immediato cessate il fuoco.
Ogni minuto di combattimento crea solo nuove vittime.
Riteniamo che un cessate il fuoco da parte di Israele possa portare ad un
cessate il fuoco su tutti gli altri fronti.
Chiediamo che il cessate il fuoco sia usato per l’immediata liberazione,
senza condizioni, di tutti i prigionieri politici, e per negoziare il
rilascio di tutti i prigionieri di guerra: palestinesi, libanesi ed
israeliani.
Il problema dei prigionieri politici e dei prigionieri di guerra è ora la
questione cruciale.
Solamente l’immediato rilascio, senza condizioni, di tutti i prigionieri
politici, e l’avvio di un negoziato per lo scambio dei prigionieri di
guerra, possono allontanare lo spettro di una guerra generalizzata, portando
la pace e la calma a cui agognano tutti i popoli della regione.
Noi, arabi ed ebrei che abitiamo in Galilea e nelle Valli e ci opponiamo a
questa guerra:
Rafik Bakri (B’eina)
054.2054999
Uri Davis (Skhnin) 054
.4523838
Bilha Golan (Beit She’arim) 050.7638568
Rémy Mendelwzeig (Manof - Misgav) 050.8851511
Nakad Nakad (Shfaramer) 050.5667928
per telefonare in Israele: + 972 (0)5.
vi invitiamo ad aderire a questo appello inviando il vostro nome
all’indirizzo e-mail
remymen@gmail.com
Si possono ottenere ulteriori informazioni firmando la petizione
Original Message -----
From: "Alfio Nicotra" <alfio.nicotra@tele2.it>
To:
Sent: Sunday, July 30, 2006 3:49 PM
Subject: [fori-sociali] ISRAELE/LIBANO- CANA, NICOTRA (PRC): "DAVANTI AD
ECCIDIO L’EUROPA NON PUO’ PIU’ BALBETTARE. SI STA CORONANDO IL PROGETTO
POLITICO DEGLI ASSASSINI DI RABIN"
ISRAELE/LIBANO- CANA, NICOTRA (PRC): "DAVANTI AD ECCIDIO L’EUROPA NON PUO’
PIU’ BALBETTARE. SI STA CORONANDO IL PROGETTO POLITICO DEGLI ASSASSINI DI
RABIN"
"Il massacro di Cana è l’ennesimo crimine di guerra di cui si sta macchiando
Israele. Quanto sangue innocente deve ancora scorrere prima che la comunità
internazionale smetta con il suo strabismo e capisca che è in corso una
punizione collettiva di un popolo sottoposto alla più feroce delle barbarie,
quella somministrata dalla tecnologia militare più moderna?" E’ quanto
afferma, in una dichiarazione, Alfio Nicotra, responsabile nazionale del
Dipartimento Pace del PRC.
Nicotra, che è rientrato stanotte dal Libano dove si era recato con una
delegazione del Partito della Sinistra Europea, si dice convinto "che si sta
completando il progetto fondamentalista degli assassini di Rabin. Un
progetto che punta tutto sulla guerra permanente contro il mondo arabo
affidando il destino di Israele esclusivamente alla superiorità militare e
alla complicità del governo neocon degli Stati Uniti d’America. Per il bene
d’Israele occorre fermare Olmert e il suo gabinetto di guerra. Davanti agli
eccidi come quello di Gana l’Europa non può più limitarsi a balbettare."
"Sono attacchi deliberati contro la popolazione inerme che hanno l’obiettivo
di far esplodere di nuovo la guerra civile in Libano - prosegue Nicotra-
ormai la strategia è chiarissima. Il Libano però sta reagendo con dignità ed
unità di fronte all’aggressione e questa coesione deve essere incoraggiata
dalla Ue e dal governo italiano."
"Il necessario disarmo di Hezbollah non potrà infatti avvenire
dall’esterno - conclude l’esponente del Prc- nè tanto meno realizzato da una
forza multinazionale che, in questo contesto, verrebbe avvertita dai
libanesi come la longa manus d’Israele. E’ necessario da una lato
incoraggiare il dialogo nazionale libanese e la formazione di un proprio
esercito regolare e multietnico, dall’altro è necessario che Israele
rientri nel diritto internazionale e rispetti l’autorità delle Nazioni
Unite. Prioritario resta il cessate il fuoco. Se Israele non lo ottempera
saranno necessarie sanzioni stringenti in grado di far capire che è stato
superato ogni limite."
Roma, 30 Luglio 2006