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"Non ho risposte semplici" Stanley Kubrick Recensione
Publie le martedì 28 agosto 2007 par Open-Publishing2 commenti
– STANLEY KUBRICK-
NON HO RISPOSTE SEMPLICI
IL GENIO DEL CINEMA SI RACCONTA
a cura di Gene D. Phillips
prefazione di Emiliano Morreale traduzioni di Anna Mioni
Edizioni minimum fax, 2007, 291 pagine
€ 14,50
RECENSIONE DI FRANCESCO D’IGNAZIO
“L’aspetto terribile dell’universo non è la sua ostilità, ma la sua indifferenza. Per quanto sia vasta l’oscurità, dobbiamo procurarci da soli la nostra luce”.
Stanley Kubrick attraverso queste poche parole evidenzia il valore dell’indipendenza e di quella forma d’individualismo che a volte è necessaria per portare avanti le proprie idee e i propri sogni.
Il grande regista, fin dalla giovane età, scopre se stesso attraverso questi valori, che gli saranno fondamentali nell’ariginare le innumerevoli difficoltà che gli si porranno davanti durante la realizzazione delle sue prime opere.
Gene D. Phillips riunisce, nell’arco di un trentennio, in un unico volume le interviste e gli articoli più significativi sul fenomeno Kubrick.
Dalla penna di giornalisti ed esperti del settore andrà a costituirsi un affresco sincero e diretto su una delle figure più significative del mondo dell’arte.
Kubrich naque nel Bronx nel 1928. Non fu uno studente particolarmente brillante così, iniziato alla fotografia dal padre medico, a diciassette anni venne assunto come fotografo dalla prestigiosa rivista Look. Da qui comincia il suo personalissimo studio sull’esperienza visiva che poi darà il via alla sua carriera di cineasta. Seguiranno i primi documentari prodotti con il sostegno economico dei familiari, le molteplici difficoltà della distribuzione e quasi sempre l’impossibilità di rientrare del denaro speso.
Impara il mestiere completamente da autodidatta pagando sulla sua pelle l’inesperienza e la mancanza di mezzi. Nelle sue produzioni il giovane regista si occupa personalmente di ogni piccolo dettaglio, dalla A alla Z:
fa l’operatore, si occupa della fotografia, del montaggio, fa il macchinista e insieme a tutto questo cura la regia della storia. Un’esigenza, ma anche la smania di avere il controllo assoluto su ogni aspetto della sua opera.
Una caratteristica che lo contrastinguerà, malgrado le enormi cifre investite, anche all’apice del successo. Come tutte le più grandi icone del novecento verrà criticato, censurato, rivalutato e infine riconosciuto come il più grande talento visionario della storia del cinema.
Il grande problema, agli occhi dei suoi dettrattori, sarà proprio quella posizione costantemente non antropocentrica da cui mai si discosterà nella rappresentazione delle sue idee.
Capace di scandagliare così affondo nell’animo dell’uomo, fino a scorgerne e rappresentarne anche il lato più bestiale (Arancia Meccanica). Nel Dottor Stranamore mette in rilievo, con una satira indimenticabile, l’assurdità del fatto che il destino di miliardi di persone sia nelle mani di un branco di manigoldi mascherati da militari.
Una buona parte del libro è dedicata a 2001 Odissea nello spazio, uno dei film più criticati e amati degli ultimi trent’anni.
Il film fu accolto trionfalmente dal pubblico tanto da far registrare incassi considerevoli al botteghino, ma venne anche aspramente criticato dalla parte più intellettuale del settore.
Il film costò una cifra esorbitante per l’epoca e ci vollero più di tre anni di lavorazione per portarlo a termine. L’opera mostrò un’innovativa struttura narrativa, completamente diversa
da quella classica che destabilizzò il mondo del cinema.
Kubrick disse: “ è un’esperienza visiva e non verbale. Lo spettatore deve accoglierla a livello inconscio e non razionale”. Il film è ancora motivo di studio.
Quello che esce da questo libro non è solo il professionista ossessionato dai piccoli dettagli, ma anche un bellissimo profilo su un uomo profondamente saggio e solitario.
Il Kubrick troppe volte rappresentato come un marziano per le sue fobie (quasi sempre invenzioni della stampa) è soltanto materiale per i tabloid scandalistici.
In sostanza cio che traspare da queste pagine è una figura consueta di un uomo legato alla propria compagna e alle sue tre figlie, affezionato al suo cane, amante degli scacchi e appassionato delle partite dei Giants.
Un uomo comune che ha cambiato la storia del cinema.
Messaggi
1. "Non ho risposte semplici" Stanley Kubrick Recensione, 28 agosto 2007, 23:29
si parla anche del suo (presunto?) antisemitismo?!
1. "Non ho risposte semplici" Stanley Kubrick Recensione, 29 agosto 2007, 22:30
No, nel libro il tema del suo presunto antisemitismo non viene minimamnente affrontato.
Se sei interessato all’argomento ti consiglio di leggere questo articolo:
http://www.archiviokubrick.it/testimonianze/persone/raphael.html