Home > Non si può andare avanti bruciando petrolio e fossili che uccidono tutti noi

Non si può andare avanti bruciando petrolio e fossili che uccidono tutti noi

Publie le giovedì 10 luglio 2008 par Open-Publishing

Non si può andare avanti bruciando petrolio e fossili che uccidono tutti noi

di Ivan Bonfanti

Non si può andare avanti bruciando petrolio e fossili che uccidono tutti noi.
E così la cena del G8 da 19 portate, in puro stile Maria Antonietta («che mangino brioches, diamine»), con cui i capi di Stato e di governo hanno saziato se stessi e consorti non è tanto il cuore dell’assoluta inefficacia di questi summit dove le promesse dei Grandi durano il tempo strettamente necessario al click della foto di gruppo. E’ però un simbolo, uno dei tanti.

Racconta la natura farsesca di conclavi che a leggere le dichiarazioni sembrano simposi in cui ogni voce si intona responsabilmente al coro delle necessità superiori, mentre le trattative degli sherpa che poi fanno il “core” dei negoziati sono in realtà un i salvi chi può. Dove si può dire tutto e l’assoluto contrario, basta confondere bene le idee.

Capolavori di ambiguità, come la dichiarazione finale del vertice di ieri. Dove testuale si scrive che «le capacità di produzione e di raffinazione del greggio dovrebbero essere aumentate nel breve periodo» e poi si promette di «tagliare fino al 50% le emissioni di gas responsabili dell’effetto serra entro il 2050». Cioè stiamo freschi. Nel 2050 la Terra sarà andata a farsi benedire se non si tagliano subito le emissioni e non si varano azioni vincolanti su energia e produzione. Un testo dove vengono ribaditi i cosiddetti Millennium Development Goals del 1992 con cui, tra gli altri impegni, i Grandi si impegnavano ad «azzerare la fame nel mondo entro il 2015». Ma certo.

Colpisce tuttavia l’assenza di quel minimo indispensabile di decenza con cui si presentano anche le balle, almeno quando sono ben tornite. E allora vai con lo show, al G8. Con i grandi che si fanno fotografare in fila mentre piantano uno striminzito alberello (no, non l’hanno piantato loro per davvero, ovviamente l’hanno interrato i giardinieri, i leader si sono solo fatti immortalare con la zappetta in mano), tranne che sono tutti giunti con mastodontici aerei privati e rigorosamente semi-vuoti, come se quelli di linea non sputassero già sufficienti gas serra nell’atmosfera.

L’alternativa energetica sono le rinnovabili? Il G8 scrive invece nel documento finale di «prendere atto del crescente interesse per l’energia nucleare» (e così anche Berlusconi non vuol essere da meno). Non l’energia dal sole, che non inquina ed è gratis. Non il vento, che non inquina ed è gratis. Meglio il nucleare, che costa un accidenti e rilascia scorie che nessuno può smaltire davvero. Soluzione obsoleta e ridicola.

Fa specie che i G8 abbiano il coraggio di «invitare i Paesi che hanno scorte alimentari a metterle a disposizione dei Paesi colpiti dalla carenza alimentare» mentre dietro le quinte i tecnici da loro inviati si battono per evitare qualunque accenno al ruolo nella crisi del Chicago Board of Trade , la borsa di quelli che speculano sui generi alimentari mandando al macero regolarmente migliaia di tonnellate di cibo.

Altro che riserve! E alla fine fa anche un po’ schifo, vederli mentre si ingozzano con 19 portate e trangugiano champagne pochi minuti dopo aver chiesto ai cittadini del mondo di «comprendere il momento di crisi che il pianeta sta vivendo» e «impegnarsi per non sprecare cibo». Già, impegniamoci. Che i nostri leader, imbonitori buoni per una fiera di Paese, brindano a suon di Château-Grillet del 2005.

“Liberazione”