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Nonviolenza: Lilliput nella delegazione di pace in Libano dal 5 al 9 agosto
Publie le venerdì 4 agosto 2006 par Open-Publishingdi Riccardo Troisi Glt Nonviolenza Rete Lilliput
Carissimi/e, la situazione in Libano e in alcune zone della Palestina è veramente drammatica, le informazioni che ci arrivano direttamente dagli operatori delle organizzazioni che hanno progetti di solidarietà e di aiuto umanitario in quelle zone sono disperate. Le atrocità di questa guerra sono comuni alle atrocità di tutte le guerre e per questo occorre proseguire con ancora più decisione la mobilitazione prodotta in questi anni in Italia, che mette al centro il rifiuto della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti. Per questo abbiamo pensato di dare un segnale politico forte e significativo per attivare quello che spesso definiamo una azione di “diplomazia dal basso”.
Crediamo infatti che in una situazione come questa insieme ai documenti e a nuove forme di mobilitazione (non è più sufficiente scrivere documenti e mobilitarci come abbiamo fatto in questi anni ) contro la logica della “guerra permanente”, occorra sperimentare azioni della società civile, innovative e alternative, che mirino a realizzare la concretezza delle nostre proposte, e mi sembra che il dibattito che si sta avviando sull’efficacia o meno della categoria “movimento della pace “ abbia bisogno di risposte che vanno verso questa direzione.
Una realtà come quella lillipuziana deve continuare, sostenere e rafforzare al suo interno iniziative progressivamente radicate e radicali per fermare questa follia.
Pensiamo che il lavoro che abbiamo fatto in questi anni come Lilliput sul tema del disarmo e la prevenzione dei conflitti, sia all’interno della Rete Italiana Disarmo che in altri coordinamenti (campagne come Control Arms, Banche Armate, Disarmo Atomico e Riconversione industria bellica, Corpi civili di Pace, ed azioni di boicottaggio/disobbedienza contro la guerra), o ad esempio occasioni come quella della missione in Congo, promossa in questi giorni da alcune organizzazioni e persone della Rete, siano segnali importanti di questo lento e faticoso percorso.
Se questa è la strada occorre continuamente dar forza a questa strategia nonviolenta ed è per questo che pensiamo sia importante la proposta di andare in Libano con la delegazione della società civile italiana.
La solidarietà alle popolazioni colpite dalla guerra deve passare per il sostegno alle organizzazioni locali
Fin dai primissimi giorni dall’inizio dei bombardamenti alcune associazioni della società civile libanese e palestinese, di diverso orientamento, si sono riunite in coordinamento operativo ed hanno avviato immediati interventi di assistenza verso le migliaia di sfollati che, in particolare dal sud del paese, affluivano a Beirut nel tentativo di sfuggire alla guerra e hanno lanciato un appello alla comunità internazionale affinché si mobilitasse per fermare i bombardamenti e sostenesse economicamente il lavoro di assistenza.
La missione a cui stiamo lavorando è formata da associazioni e ong italiane impegnate verso il Libano a scopo di sostegno politico e umanitario alla società civile libanese e palestinese del Libano. E’ considerata preparatoria di una più ampia delegazione che comprenda anche enti locali ed altre organizzazioni da realizzarsi in settembre/ottobre, nell’auspicio che i combattimenti siano finiti e che si possa affrontare la ricostruzione. E’ dunque evidente che abbiamo scelto una strada più impegnativa, che non si ferma solo all’aiuto umanitario sicuramente indispensabile (ma per questo bastavano i contatti e le mail con le richieste di quello che serviva ed un finanziamento adeguato), ma prova ad andare oltre. La proposta che facciamo ci deve mettere maggiormente in gioco e per questo abbiamo accolto come glt nonviolenza, la richiesta di esser presenti, nonostante i rischi, con chi sta ogni giorno rischiando in nome della pace.
Inoltre si propone anche al Governo Italiano un cambio di rotta nella direzione di un impegno diretto alle attività di sostegno alla popolazione realizzate dalla società civile libanese, indicando questa come principale modalità di intervento nella emergenza della guerra e poi nella ricostruzione. Sarebbe un investimento sul futuro del paese, una indicazione che l’Italia volta pagina.
Chiediamo anche a tutti i nodi e alle associazioni che collaborano con la Rete di dare segnali precisi sulle iniziative che stanno avviando nei territori e su quali impegni concreti si sentono di poter assumere nei prossimi giorni, così da poter dare immediato seguito alle richieste che ci saranno presentate.