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Norma anti precari a rischio Costituzione
Publie le mercoledì 6 agosto 2008 par Open-Publishing1 commento
Norma anti precari a rischio Costituzione
di Sara Farolfi
Dopo avvocati e giuslavoristi, è l’ufficio studi della Camera a sollevare dubbi di costituzionalità sulla norma che preclude ai lavoratori con contratto a tempo determinato, giudicato «irregolare», la possibilità di essere reintegrati (dunque stabilizzati) da un magistrato. Ignorati i primi, il governo dà segno di non curarsi neppure dei rilievi dei tecnici del parlamento. In definitiva, e senza tanti giri di parole, dell’articolo 3 della nostra Costituzione, che sancisce il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Il sottosegretario all’economia, Giuseppe Vegas, la spiega così: «Il problema non è se la norma sia costituzionale o meno, ma se sia ammissibile o meno aprire le porte della spesa pubblica a precari che non hanno titolo per essere assunti».
In paese normale parole del genere (pur se in piena sintonia con quanto finora praticato dal governo) dovrebbero destare scompiglio e indignazione. Invece ieri a tenere banco sono stati i ’non-detti maligni’ del sottosegretario. «Sui precari la norma è stata fatta con l’accordo...», allude Vegas davanti a una platea di giornalisti. Accordo con chi, scusi? «Accordo significa con il consenso generale», suona la blanda rettifica. Apriti cielo: «Nessun consenso generale sulla norma anti precari, né durante la discussione, né nella famosa notte in commissione bilancio della camera, né dopo le modifiche del senato», tuona il capogruppo Pd in commissione bilancio, l’ex sindacalista Cisl Pierpaolo Baretta, «è arrivato il momento di chiudere una stucchevole quanto pretestuosa insinuazione polemica».
I dubbi di costituzionalità dell’odiosa norma erano stati sollevati in mattinata dai tecnici del servizio studi della camera, nella relazione di analisi sulle modifiche apportate dal senato alla manovra d’estate (che oggi sarà approvata dal governo con la fiducia). «Sembra opportuna un’attenta valutazione della distinzione introdotta dalla norma in esame, alla luce del principio di ragionevolezza di cui all’articolo 3 della Costituzione». La «distinzione» allude al differente trattamento, che l’emendamento introduce, tra i precari con contenzioso aperto (che sono moltissimi, non solo alle Poste) - che non potranno più essere stabilizzati da un magistrato, ma irrisoriamente ’liquidati’ dall’azienda con un indennizzo dalle 2,5 alle 6 mensilità - e coloro che invece siano già stati stabilizzati, con sentenza definitiva, o decidano in futuro di aprire un contenzioso (per costoro la possibilità di essere stabilizzati resta integra). L’articolo 3 della Costituzione è invece quello che sancisce l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Uguaglianza che, è il rilievo dei tecnici della camera, a «sanatoria» approvata, verrebbe meno.
Simbolicamente, la possibilità di essere stabilizzati da un giudice, qualora si dimostri che i contratti a tempo determinato siano stati stipulati «irregolarmente», equivale ad un ’articolo 18’ per i precari. Lo dimostra anche la mole consistente di cause in corso, non solo in Rai, Poste, Alitalia e via dicendo, ma anche nel settore privato (turismo e commercio per dirne due). Tra l’altro, i dati Istat dicono che è proprio il contratto a tempo determinato la forma più frequente di precarietà. Cosa che, spiegano diversi giuslavoristi, ha a che fare con una questione di potere e di ricattabilità del lavoratore, trattandosi di un contratto oneroso dal punto di vista economico quanto uno a tempo indeterminato.
Ma il governo tira dritto. In aperto spregio del dettato costituzionale. «Ci sono state innumerevoli volte norme del genere», argomenta Vegas. E sull’ipotesi (già annunciata dalla Cgil) di ricorsi alla Corte costituzionale: «Vedremo... L’importante per i conti pubblici è che non venga assunto chi non ha i requisiti».
«La distinzione tra i lavoratori che, alla data del decreto, avevano una causa aperta e tutti gli altri che l’apriranno in un altro momento è chiaramente discriminatoria e crea una nuova categoria di precari tra i precari», denunciano dal Pd Pierpaolo Baretta e Alberto Fluvi: «L’unica strada era e resta quella di togliere di mezzo l’emendamento». Secondo il neosegretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, «la norma lede il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione»: «I precari italiani hanno già abbastanza guai per conto loro, e le odiose norme di Sacconi e Tremonti non faranno che aggravarli».
su Il Manifesto del 05/08/2008
Messaggi
1. Norma anti precari a rischio Costituzione, 17 agosto 2008, 21:38
<< Tra le varie società private che hanno avuto problemi con i precari ci sono le Generali, a fine luglio in una società direttamente controllata, la Simgenia Sim (società che è stata addirittura oggetto di una interrogazione parlamentare al Senato nel luglio 2007 per la gestione del personale) dopo che dal 2005 più del 15% del personale aveva fatto causa richiedendo al magistrato del lavoro il reintegro a tempo indeterminato, hanno prima offerto alla prima ricorsista il reintegro a tempo indeterminato, concordando poi per volontà della ricorsista un discreto indennizzo economico.
Si fa notare che le Assicurazioni Generali obbligano i dipendenti a sottoscrivere un Codice Etico di Gruppo che tra le altre cose non tollera i contratti di lavoro irregolari.
Ci si chiede se le Assicurazioni Generali prenderanno dei provvedimenti seri verso i responsabili di questi contratti (come prevede il Codice Etico di Gruppo) o se preferiranno coprirsi con il silenzio o con questo decreto anti precari ?
Si fa presente che la voce della sconfitta del muro difensivo del Gruppo Assicurativo ha avuto diffusione tra i precari e i cocopro (si parla di centinaia di casi) e che il sindacato C.I.S.A.L. di Mestre artefice della vittoria non è mai sceso a patti con il Gruppo Bancario e Assicurativo, ci si prepara quindi alla resa dei conti visto che il decreto in essere si limita ai contenziosi in essere e non ai futuri (ad oggi nel Gruppo Assicurativo meno dell’uno % degli aventi diritto si è rivolto alla magistratura). >>