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Notiziario delle lotte dei lavoratori 23-4 /2-5/ 2005
Publie le lunedì 2 maggio 2005 par Open-Publishing***************************************************************
* Notiziario del Centro di Documentazione e Lotta 23/04-02/05/05 *
* http:\it.geocities.com\verbano\archivi\lc04_05.htm *
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SOMMARIO: Autotrasporti pubblici, Telecom-Tim, Filatura Legnano, Whirlpool,
Precari del Pollino, Telemaco, Idealservice, Fiat e Sevel, Vipa, Sund,
Marangoni, Esaf, Inter team, Fulgor, Etruria, Ersu, Enel, Lagostina
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23 aprile 2005
AUTOTRASPORTI PUBBLICI: SCIOPERO http://www.ilmanifesto.it/
Grande successo, ieri, per lo sciopero degli autoferrotranvieri: i sindacati
parlano di un 90-100% di adesioni nelle principali città, quattro ore nelle
diverse fasce orarie. A Milano, per metro e ferrovie concesse, lo stop ha
riguardato il 100% degli addetti, l’80% per i mezzi di superficie. A Genova
si sono fermati 9 autisti su 10, a Napoli il 95%. Buona riuscita anche a
Roma, dove sono rimaste chiuse per tutta la durata delle proteste le linee A
e B della metropolitana, mentre gli autobus hanno circolato a singhiozzo
(75% di adesioni), con lunghe attese degli utenti alle fermate. Ma si sono
difesi con altrettanta combattività i lavoratori dell’Amt di Catania (100%),
quelli di Messina (70% del personale viaggiante su gomma e 100% dei
viaggianti su rotaie), della Sau di Trapani (95%) e dell’Amat di Palermo
(58%). Così a Bologna (100%), Modena (65%) e Cagliari (85%), mentre nel
pomeriggio è toccato ai tranvieri di Torino e Firenze. L’altissima adesione
allo sciopero dimostra che il tema della copertura economica del periodo di
malattia, al centro della protesta, è fortemente sentito da tutti i
lavoratori, in quanto costituisce uno dei pilastri sui quali poggia
l’attuale stato sociale.
26 aprile 2005
TELECOM: SCIOPERO 187 E 191 http://www.ilmanifesto.it
Stop al 187 Telecom e al servizio business 191: gli addetti ai call center
della compagnia telefonica incrociano le braccia per l’intero turno. Si
tratta del primo sciopero nazionale di 8 ore nel settore e riguarda circa 8
mila lavoratori distribuiti in decine di sedi in tutta Italia. L’agitazione
avviene all’indomani della fusione Telecom-Tim, i cui effetti presentano
ancora diverse incognite, secondo i sindacati. I più motivati sembrano
soprattutto gli operatori, che hanno spinto perché si arrivasse alla
giornata di sciopero: dopo l’unificazione di tutti i servizi in un call
center virtuale nazionale - la cosiddetta "Login unica" - i ritmi di lavoro
sono diventati in molti casi insostenibili, e si chiede dunque che l’azienda
si sieda al tavolo con i sindacati per stabilire insieme una nuova
organizzazione. Punto che d’altra parte era già contenuto nell’accordo del 6
dicembre 2004, ma al quale fino a oggi la Telecom non ha dato seguito. I
call center del 187 - il numero che gli utenti Telecom Italia chiamano per
segnalare dei guasti o ricevere informazioni su tariffe e bollette - fino
all’accordo del dicembre scorso erano divisi in otto bacini territoriali,
comprendenti due-tre regioni ciascuno, che offrivano il servizio solo ai
clienti locali. Il lavoro e la turnistica delle diverse sedi erano stabiliti
nei diversi bacini, e adattati alle esigenze del personale: essendo più
immediato il rapporto tra i dipendenti e i responsabili settoriali, turni,
orari e ferie erano distribuiti in modo più equo.
Da gennaio, però, la ripartizione delle telefonate è stata centralizzata
(Login unica), cosicché a un cliente di Milano può capitare che risponda un
operatore di Genova, di Bari o di Catania. Allo stesso modo, sono saltati
gli equilibri territoriali legati alla vecchia organizzazione, e tutti i
parametri per turni, orari e ferie vengono dettati dalla struttura centrale.
Il rapporto tra il front end e il back office (ovvero tra il lavoro in
linea, per rispondere ai clienti, e quello amministrativo, con i microfoni
staccati) sarebbe notevolmente peggiorato, tanto che molti operatori
passerebbero la gran parte o la totalità del tempo al telefono, senza poter
prendere fiato.
27 aprile 2005
FILATURA LEGNANO: 600 A RISCHIO http://www.ecodelchisone.it/
Come prevedibile, vista l’attuale congiuntura del settore del tessile, la
crisi della Manifattura Legnano, proprietaria degli stabilimenti di Perosa,
continua. Venerdì scorso a Milano i dirigenti dell’azienda hanno annunciato
ai sindacati il taglio di 600 posti di lavoro, ovvero la metà dell’organico
di tutti gli stabilimenti.
Il dott. Neri della Filatura Legnano ha illustrato la situazione e la "cura"
necessaria per impedire il fallimento dell’azienda che è tra le più
importanti a livello europeo.
Per evitare il fallimento la società è stata costretta a vendere uno dei
gioielli di famiglia, ovvero la centrale idroelettrica di Perosa. A molti è
sembrato un controsenso, visto che l’impianto consentiva di abbattere
proprio i costi di produzione. Dunque la cura prevede il taglio di 600 posti
di lavoro e il mantenimento della sola produzione di più alto livello. I
tagli verranno spalmati su tutti gli stabilimenti oppure si deciderà di
chiuderne alcuni e manterne integri altri? Nella seconda ipotesi la
Manifattura di Perosa (254 dipendenti) potrebbe essere tra quelle
risparmiate.
Fino a settembre non ci saranno problemi grazie alla cassa integrazione
straordinaria.
Per il prossimo 13 maggio è stato indetto uno sciopero dei lavoratori della
Legnano con manifestazione davanti alla sede della società a Milano.
28 aprile 2005
COMPETITIVITA’
WHIRLPOOL: 1000 ESUBERI http://www.ilmanifesto.it/
Tutte le linee ferme, assemblee volanti, cortei e blocchi del traffico. Per
i 3 mila operai della Whirlpool di Cassinetta quella di ieri è stata
un’intensa giornata di sciopero. A Comerio, dove ha sede la direzione
generale di Whirlpool Europa, ha scioperato una bella fetta dei 500
impiegati. Il piano di ristrutturazione annunciato martedì dall’azienda
colpisce anche loro. Mille esuberi da diluire nell’arco di tre anni, ma già
domani potrebbero essere avviate le procedure per mettere in mobilità un
numero ancora imprecisato di addetti. Per l’area di Varese è una botta
terribile. La Whirlpool, erede della Ignis del comenda Giovanni Borghi,
passata nelle mani dell’olandese Philips prima dell’arrivo degli americani,
è l’ultima grande azienda metalmeccanica della zona. Ogni posto tagliato a
Cassinetta ne ammazza altri due nell’indotto. E il taglio di un terzo degli
addetti viene percepito dai lavoratori non come una cura dimagrante ma come
l’annuncio di una chiusura. Delocalizzare per inseguire il costo del lavoro
più basso è una routine consolidata. Tre anni fa Whirlpool ha trasferito da
Cassinetta in Polonia la produzione di frigoriferi di gamma bassa. L’anno
scorso hanno preso la stessa strada cucine e piani cottura obsoleti.
29 aprile 2005
PARCO DEL POLLINO: PRECARI IN AGITAZIONE http://www.ilquotidianocalabria.it/
I lavoratori ex Lsu del Parco del Pollino sono in stato di agitazione per la
mancata retribuzione delle ultime quattro mensilità. "Siamo a conoscenza
scrivono in una nota i lavoratori - del fatto che esiste la disponibilità di
fondi, ma che a causa di un cavillo burocratico, sono bloccati presso la
Regione Calabria. Continuiamo a lavorare nella precarietà più assoluta,
consapevoli del fatto che i tempi stringono e rimane ancora poco per
riformulare un progetto che sia produttivo e garantisca un futuro certo e
duraturo ai 338 lavoratori del Parco Nazionale del Pollino". "Non siamo
d’accordo con chi ritiene che 338 unità, tra Calabria e Basilicata, siano
troppe per la gestione di un territorio la cui estensione supera i 192 mila
ettari".
30 aprile 2005
TELEMACO: LICENZIATI DA TELECOM http://www.ilmanifesto.it/
E’ solo l’ennesimo pezzo di Telecom che se ne va, sotto forma questa volta
della Telemaco immobiliare srl. Cinquantadue persone, fino al 2000
dipendenti della compagnia telefonica, e successivamente passati di scatola
in scatola, sempre più lontani dalla casa madre. Telecom li ha ceduti a
un’altra impresa, mantenendo però un legame attraverso delle commesse, in
questo caso la gestione degli immobili aziendali. Finita la commessa, e con
essa gli introiti economici, la srl ha tutte le carte in regola per invocare
lo stato di crisi, nonostante la casa madre faccia profitti: e può avviare
così - come è avvenuto in questi giorni ai 52 della Telemaco - i
procedimenti di mobilità. Questo sembra il triste esito dei dipendenti di
Telemaco, passati negli ultimi 5 anni in una quantità di scatolette diverse:
da Telecom a ramo Grandi immobili, poi Im.Ser (ancora con una quota
Telecom); ma poi il trasferimento ad aziende esterne: Telemaco Immobiliare
Spa, Mirtus e finalmente Telemaco srl, controllata dalla multinazionale
Arcon group. L’unico fine di questa odissea è quello di poter mettere fuori
personale considerato in esubero senza attuare la via "violenta" dei
licenziamenti: e la legge 30, che ha cancellato l’obbligo di "autonomia
funzionale" per esternalizzare i rami di azienda, facilita il tutto. Il
timore che la storia si concluda come alla Telemaco ce l’hanno i dipendenti
Telecom dei Centri territoriali di sorveglianza, quelli che si occupano
della sicurezza e dei sistemi di allarme delle centrali. Centocinque persone
che l’11 marzo scorso hanno saputo che l’esternalizzazione tocca pure a
loro: confluiranno nella Tecnosis, azienda controllata al 70% dalla Elsag
Finmeccanica e al 30% dalla Atos. Pure in questo caso il dubbio è uno solo:
quanto dureranno le commesse?
D’altra parte, scotta anche il recente esempio della Tnt logistic (società
della multinazionale Tnt che ha rilevato un ramo di azienda da Telecom): 56
in mobilità. E stanno male pure alla Targafleet, newco che si è presa in
carico i dipendenti Telecom che si occupavano del parco macchine: dopo il
"periodo di garanzia" assicurato dalle prime commesse, c’è stato un calo
delle automobili e dunque l’ordine di trasferire in Nord Italia il personale
di Palermo e Napoli. Proprio nella capitale campana, qualche settimana fa, i
dipendenti Targafleet si sono arrampicati per protesta su un tetto.
Disperata fuga dal crudele destino che tocca agli esternalizzati.
IDEASERVICE: VITTORIA DELLE LAVORATRICI http://www.ilmanifesto.it/
Si è conclusa con una vittoria la vertenza che ha visto coinvolte le venti
lavoratrici della cooperativa Idealservice, rappresentate dall’associazione
difesa lavoratori. Sono riusciti a strappare cinque posti di lavoro a tempo
pieno e per altre quindici è stato ottenuto un reddito non previsto da alcun
ammortizzatore sociale. A giugno del 2004 la cooperativa (che si occupa di
riciclaggio di rifiuti) comunica a venti lavoratori (la maggior parte donne
e migranti) dello stabilimento di Rive d’Arcano (in provincia di Udine) di
voler trasformare il loro contratto da full time a part time. Per i
lavoratori significa vedersi decurtato lo stipendio in maniera drastica.
Trecento, trecentocinquanta euro è ciò che porterebbero a casa con il part
time. Una miseria. La Cgil (alla quale molte delle lavoratrici sono
iscritte) suggerisce di accettare il tempo parziale. Ma alle lavoratrici la
cosa non sembra giusta. Chiedono consiglio allo sportello degli invisibili e
decidono di spostarsi verso l’associazione difesa lavoratori, che apre una
vertenza con l’azienda per molti versi inconsueta. Quattro mesi di lotta che
hanno visto protagoniste le donne colpite dal provvedimento dell’impresa
(che un mese fa ha aperto le procedure di mobilità). Sono state le donne a
prendere la parola e a decidere le iniziative: ci sono stati scioperi,
manifestazioni, presidi. E, senza mai perdere di vista la loro condizione di
migrante (che le rende doppiamente ricattabili), hanno unito la loro lotta a
quella contro la costruzione del centro di permanenza di Gradisca, in
Friuli. Perché perdere il lavoro, grazie alla legge Bossi Fini, potrebbe
significare per molte il rimpatrio, visto che il permesso di soggiorno è
legato al contratto.
Inoltre, alle istituzioni il sindacato di base ha chiesto di garantire del
reddito, e non semplicemente di offrire solidarietà. In altre parole, la
richiesta alle istituzioni è stata quella di offrire alternative a queste
lavoratrici, da un posto di lavoro alla possibilità di accedere a corsi di
qualificazione che permettessero alle lavoratrici di imparare nuove mansioni
e quindi di essere più spendibili nel mercato del lavoro. Ma la vertenza ha
anche scoperchiato la realtà di molti lavoratori nel nord est (e non solo):
salari bassi (alla Idealservice un full time è di 750 euro al mese, un part
time di 350) e condizioni di lavoro insopportabili. Non a caso proprio
l’Idealservice (che è una cooperativa con sei stabilimenti e 620 dipendenti,
di cui un buon 20% è rappresentato da lavoratori migranti) era stata
protagonista di un’altra protesta. Nello stabilimento di Ballò di Mirano (in
provincia di Venezia), infatti, i lavoratori sono costretti a sostenere
ritmi di lavoro stressanti alla linea di separazione dei rifiuti e hanno
diritto a due pause di 15 minuti l’una.
La vertenza a Rive d’Arcano si è conclusa con il reinserimento di cinque
persone licenziate a tempo pieno e con le dimissioni volontarie di altre
quindici. A queste è stata pagata, alla fine di una trattativa, una
buonuscita ritenuta dignitosa. Questo esempio di lotta dal basso, che ha
avuto come protagoniste le lavoratrici, sostenute dalla vertenza di San
Precario (come la definiscono adl e sportelli degli invisibili) dimostra che
è possibile intavolare trattative e soprattutto raggiungere obiettivi anche
quando le premesse non sono delle più rosee (nel settore non sono previsti
ammortizzatori e si è comunque riuscito a strappare un reddito). L’auspicio
degli invisibili è che questa forma di lotta si espanda.
FIAT: CIG A TORINO
SEVEL: INTEGRATIVO http://www.ilmanifesto.it/
La Fiat ha concesso mezza giornata di permesso retribuito agli impiegati e
tecnici di Mirafiori che da lunedì andranno in cassa integrazione. Cioè,
come sottolinea la Fiom, hanno pagato gli impiegati perchè se ne andassero.
I delegati ieri hanno organizzato un presidio davanti alla porta 7 dello
stabilimento Fiat, per protestare contro il rifiuto dell’azienda di prendere
in considerazione la proposta partita dai lavoratori, e cioè quella di
effettuare la cassa integrazione a rotazione con un giorno di chiusura, in
modo da non gravare soltanto su alcuni dipendenti. La cassa, che interessa
milletrecento persone, durerà tre mesi.
Intanto, è stata raggiunta da Fim, Fiom, Uilm e Fismic un’ipotesi di accordo
alla Sevel Val di Sangro: assunzione a tempo pieno di 195 addetti, a tempo
determinato per 6 mesi di altri 300 lavoratori e aumento salariale di 550
euro in due tranche.
YALE: LAVORATORI OCCUPANO LA PROVINCIA http://www.iltempo.it/
Sguardi preoccupati e tanta rabbia, sfociata con la decisione di occupare l’
aula consiliare della Provincia di Latina, per sollecitare prese di
posizione forti contro una decisione che in verità non appare revocabile. E’
iniziata così, ieri, la protesta dei lavoratori Yale.
VIPA: SCIOPERO PER L’INTEGRATIVO http://www.iltempo.it
Dopo il rifiuto da parte della direzione aziendale di rinnovare ai
dipendenti il contratto di secondo livello, nella giornata di ieri i
lavoratori della Vipa di Ancarano (Teramo) sono entrati in stato di
agitazione proclamando due ore di sciopero.
SUND: ACCORDI SEPARATI http://www.iltempo.it
In attesa dell’incontro indetto dal prefetto di Pescara per fare chiarezza
sulla proprietà e sulla gestione della Residenza sanitaria per anziani Sund
di Montesilvano, continua la polemica tra le organizzazioni sindacali. La
Cgil contesta gli accordi separati stipulati da Uil e Cisl con la società
Cise del gruppo "Iri School" dell’imprenditore Di Nicola e punta sui ricorsi
presentati al giudice del lavoro dai dipendenti licenziati. La Cisl difende
la bontà degli accordi sostenendo che "la società Cise è l’attuale
conduttore e legittimo gestore della struttura ex Sund. Pertanto eventuali
altre società o fondazioni interessate all’acquisizione dovranno rivolgersi,
loro malgrado, all’attuale proprietario".
MARANGONI TREAD http://www.iltempo.it/
Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Frosinone ha accertato gravi
violazioni nel comportamento tenuto dalla ditta Marangoni Tread di Alatri
nei confronti di un sindacalista della UGL. La Marangoni Tread è stata
condannata all’immediata reintegrazione dello Schietroma, con il giudice che
ha stabilito altresì il via ad un confronto tra la Rsu e la fabbrica stessa
sui livelli di produzione. Il sindacalista della Ugl venne licenziato nel
novembre scorso perché, secondo l’azienda, non aveva raggiunto gli standard
minimi di produzione. I contrasti tra lo Schietroma e la Marangoni Tread si
erano comunque deteriorati da tempo, da quando cioè l’uomo aveva denunciato
il mancato rispetto di alcune norme in fatto di sicurezza: a quel punto, i
dirigenti della fabbrica avevano iniziato a contestare allo Schietroma
livelli di produzione insufficienti.
01 maggio 2005
ESAF: IMPIANTI OCCUPATI http://www.unionesarda.it
Centoquarantaquattro lavoratori delle cinque ditte di appalto dell’Esaf
(ente Sardo Acque e Foreste) hanno paura di perdere il posto di lavoro.
Davanti all’atteggiamento delle ditte d’appalto, che non avrebbero
rispettato i patti: garanzie contrattuali e mantenimento dei livelli
occupazionali, è aumentata la preoccupazione. Ieri attendevano comunicazioni
ufficiali prima di interrompere l’occupazione degli impianti. Occupazione
con la garanzia dei servizi fino all’attuazione degli accordi stretti con la
Giunta. Nonostante la revoca dello sciopero del settore indetto per il 26
aprile, seguita all’accordo Giunta-sindacati raggiunto venerdì, molti operai
hanno ricevuto in questi giorni dalle aziende le lettere di licenziamento. A
chi resterà, verrà cambiato il contratto: da Fise (ex Ausitra) a Gasacque.
Una ventina di operai ha occupato la sede dell’Ente contro i tagli. Ma,
appena sciolto il sit in, i lavoratori hanno ricevuto notizie preoccupanti:
a Sestu, San Giovanni Suergiu e in alcuni centri del Sassarese è in corso
l’occupazione degli stabilimenti. La situazione è confusa: non si capisce se
tutto sia provocato da un ritardo dell’Esaf oppure se ci sia la volontà a
proseguire sulla strada dei licenziamenti.
INTER TEAM: TAGLI OCCUPAZIONALI http://www.unionesarda.it/
Il Consiglio di amministrazione della Inter Team, cooperativa che stipula
contratti di Customer care nell’intero territorio nazionale, intende ridurre
l’orario di lavoro dei 600 dipendenti, e i sindacati minacciano la
mobilitazione dei lavoratori qualora l’imprenditore Mauro Morello decida di
portare avanti il piano di ridimensionamento dell’azienda. Per i tre
sindacati, considerato che l’azienda ha potuto godere in questi anni di
notevoli benefici pubblici per la formazione del personale, non ci può
essere disponibilità ad accettare tagli.
FULGOR: LICENZIAMENTI ALLA BASE DI DECIMOMANNU http://www.unionesarda.it/
Trasferimento a Napoli o accettare una ulteriore riduzione dell’orario di
lavoro (e dello stipendio): dalle attuali cinque a sole quattro ore al
giorno. È questa la proposta contenuta nella lettera fatta recapitare ai
lavoratori dalla Fulgor, la società di servizi napoletana che ha in appalto
le pulizie della base militare di Decimomannu ma anche dell’aeroporto
militare di Elmas (Cagliari) e del deposito dell’Aeronautica di Monte Urpinu
a Cagliari. La società napoletana vuole così ridurre del venti per cento la
forza lavoro. La proposta della Fulgor interesserebbe il venti per cento dei
cento lavoratori complessivi a busta paga compresi gli 80 che operano a
Decimomannu.
ETRURIA: I LAVORATORI ENTRANO IN AGITAZIONE
http://ilmessaggero.caltanet.it/
E mentre Etruria servizi ha iniziato la nuova avventura come gestore unico
della discarica di Fosso del Prete (Civitavecchia), i dipendenti della
municipalizzata aderenti a Cgil Funzione pubblica e Uil Trasporti, sono
entrati in stato di agitazione. La protesta è nata in seguito ad alcune
modifiche dell’organizzazione del lavoro ed all’istituzione di nuovi posti,
la cui necessità è ancora da verificare, presa unilateralmente dall’azienda.
Secondo Cgil e Uil lo stato di agitazione servirebbe a scongiurare che "in
mancanza di trasparenza nell’organizzazione del lavoro, possano ripetersi
episodi di assoluta ’padronanza’ a danno dei lavoratori, già accaduti in
passato".
Nei prossimi giorni si terrà un’assemblea tra le organizzazioni sindacali e
i dipendenti della Municipalizzata per definire ulteriori iniziative di
protesta.
ERSU: PERSONALE IN AGITAZIONE http://ilmessaggero.caltanet.it
Torna l’agitazione dei dipendenti all’Ersu di Urbino. Questa volta i
lavoratori dell’Ente regionale per il diritto allo studio protestano per la
carenza di personale, in particolare quello addetto al servizio
ristorazione, in relazione alla mole di lavoro cui sono chiamati a svolgere
ogni giorno. Da domani, fanno sapere i sindacati, "non effettueremo più
nemmeno un minuto di servizio straordinario, in attesa che l’Ente ci
convochi per impegnarsi sui tempi e i modi circa la risoluzione dei
problemi". Al problema sembra stia cercando di porre rimedio la dirigenza
dell’Ersu, attraverso assunzioni temporanee, per far fronte alle esigenze di
servizio almeno fino al 15 luglio. Per le assunzioni a tempo indeterminato
sembra che il problema sia rappresentato dalla Finanziaria.
02 maggio 2005
ENEL: SCIOPERO IN CALABRIA http://www.giornaledicalabria.it
Quattro ore di sciopero dei lavoratori dell’Enel sono state proclamate in
Calabria per il 29 aprile da Fnle-Cgil, Flaei-Cisl e Uilcem-Uil. I sindacati
lamentano pessimi standard della qualità del servizio, la drastica riduzione
degli investimenti, il progressivo abbandono del territorio da parte dell’
azienda, l’assenza di un adeguato turn-over del personale tecnico ed
operativo, l’assenza di manutenzione degli impianti di media e bassa
tensione, carichi di lavoro estenuanti per gli addetti rimasti, scarsità di
strutture e personale commerciale. La Calabria, sempre secondo i sindacati,
sopporta più del doppio dei minuti di interruzioni per cliente rispetto alle
altre regioni italiane.
LAGOSTINA http://www.larena.it
È un altro pezzo di industria italiana che se ne va: la storica azienda
piemontese di pentole passa alla multinazionale francese Seb, che detiene
già marchi come Tefal, Krups e Rowenta. Non ce l’ha fatta la Bialetti, l’
azienda italiana di casalinghi, che aveva presentato un’offerta.
I sindacati sono sul piede di guerra. Hanno già chiesto un incontro urgente
all’Unità di crisi della Presidenza del Consiglio e al Ministero delle
Attività Produttive, ma minacciano manifestazioni di protesta e blocchi
stradali. Sono già stati preannunciati 70 esuberi sui 230 addetti attuali.
Circa 60 milioni di euro di fatturato e un’esposizione finanziaria intorno
ai 35 milioni di euro, la Lagostina sarebbe stata ceduta per una cifra
intorno ai 14 milioni di euro. La storia dell’azienda comincia a inizio
secolo: è il 1901 quando Carlo Lagostina e suo figlio Emilio, ingegnere
elettromeccanico, rilevano la fabbrica del Molinetto di Crisinallo, poco
distante da Omegna, e avviano - primi in Italia - la produzione di posate in
alpacca, in alluminio e in ferro stagnato. È la prima rivoluzione. A quei
tempi le forchette e i cucchiai venivano usati solo nelle famiglie "bene" e
venivano quindi fabbricati in materiali preziosi come l’argento, mentre con
la Lagostina le posate entrano in tutte le case.
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| DELLA LOTTA DI CLASSE, STANDO AL SUO INTERNO |
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