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Novara: Assemblea Pubblica sulla DIFESA e il RILANCIO del Contratto Collettivo N
Publie le giovedì 11 dicembre 2008 par Open-PublishingContro la “riforma” voluta da Confindustria
ASSEMBLEA LAVORATORI AUTOCONVOCATI
ORGANIZZA ASSEMBLEA PUBBLICA per
"DIFENDERE E RILANCIARE IL CONTRATTO NAZIONALE DI LAVORO."
NOVARA VENERDI’ 19 DICEMBRE ORE 20,30
SEDE CONSIGLIO CIRCOSCR. VIA FARA 39
Con gli interventi di:
– LUIGI CASALI, SEGRETERIA RDB CUB PIEMONTE
– PIETRO PASSARINO, RETE 28 APRILE CGIL TORINO
– CIRO ARGENTINO, RSU FIOM-CGIL Thyssenkrupp (Torino)
Nel suo discorso di investitura, il nuovo presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha esposto le richieste del padronato italiano per la prossima fase in maniera inequivocabile: i profitti devono continuare a crescere a discapito dei salari; l’età pensionabile va ulteriormente innalzata; la spesa sociale va tagliata e il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro deve essere “riformato” e “alleggerito”.
Il governo Berlusconi ha risposto prontamente varando il DPEF (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria) per i prossimi tre anni: una manovra da 35 miliardi che prevede un ulteriore sviluppo delle privatizzazioni e tagli a trasporto pubblico locale, scuola, sanità pubblica. Nella scuola si annuncia il taglio di 100.000 insegnanti e nella sanità la reintroduzione del ticket sulla specialistica. Da parte loro i ministri del lavoro europei, tra cui quello italiano Sacconi, hanno annunciato la volontà di portare l’orario massimo di lavoro fino a 65 ore settimanali.
Nel frattempo Confindustria, Cisl e Uil hanno siglato assieme la condivisione di un documento che definisce “linee guida per la riforma della contrattazione collettiva”. Questo documento è un attacco alla contrattazione, ai diritti e al salario dei lavoratori.
L’obiettivo fondamentale che il padronato vuole raggiungere con la “riforma” del CCNL è quello di realizzare il controllo totale sulla forza lavoro, frantumare la solidarietà di classe, dividere e indebolire i lavoratori per costringerli conseguentemente a contrattare individualmente il loro salario.
Lo scopo è quello di subordinare sempre più strettamente il salario al profitto delle imprese: “salario in cambio di produttività” dicono i padroni, ma in Italia il tasso di produttività è già alto mentre il salario è basso. Infatti i dati pubblicati recentemente dall’OCSE (i 30 paesi industrialmente più sviluppati) dimostrano chiaramente che in Italia il numero di ore lavorate è tra i più alti dell’area OCSE, ma i salari sono tra i più bassi (circa 6000 dollari all’anno in meno della media).
Le affermazioni del padronato sono solo chiacchiere per incrementare lo sfruttamento dei lavoratori e per riempirsi sempre di più le tasche.
Mettere in discussione il CCNL significa, per cominciare, abbandonare a sé stessi i lavoratori delle imprese piccole e medie (e anche di tante imprese più grandi) che non hanno la contrattazione di secondo livello (in Italia solo il 20% dei lavoratori ce l’ha) o non hanno la forza di realizzare accordi accettabili (e oggi che è sempre più difficile strappare accordi decenti il CCNL rappresenta un minimo di tutela per il salario e i diritti). Significa dare il via libera alle “gabbie salariali” cioè al fatto che due operai che fanno lo stesso lavoro in due posti diversi hanno due salari e “diritti” diversi.
E quando si sarà consumata definitivamente la rottura della solidarietà tra lavoratori (italiani contro immigrati, vecchi contro giovani, sud contro nord, privato contro pubblico, garantiti contro precari…) chi avrà vinto? Ogni lavoratore sarà solo. Solo e debole di fronte al singolo padrone e alle sue associazioni ed allora la sua ulteriore costrizione al lavoro coatto sarà inevitabile. Così come sarà inevitabile la schiavizzazione dei propri figli. E che razza di uomo è quell’uomo che non lotta e preferisce fare la “cicala” con i diritti e la dignità dei propri figli?
Invece di opporsi a questa situazione, i vertici CISL-UIL, considerano la proposta di riforma della controparte un buon punto di partenza per dare il via libera alla revisione dei già pessimi accordi del luglio 1993, che ridurrà il contratto nazionale di lavoro a pura formalità spostando tutto il peso della contrattazione sul secondo livello (decentrato), ovviamente per chi ce l’ha.
Cosa riceverebbe, il sindacato, in cambio della propria disponibilità ad andare incontro alle richieste del padronato? Una riforma della rappresentanza nei luoghi di lavoro che legherebbe ancora di più i delegati alle segreterie e impedirebbe loro di assumere posizioni diverse da quelle dei vertici, anche se approvate dai lavoratori. Un’ulteriore riduzione della già pochissima democrazia che c’è nei luoghi di lavoro.
20 ANNI DI ATTACCO AL SALARIO ED AI DIRITTI DEI LAVORATORI
Sono oltre 20 anni che i lavoratori sono sotto attacco: tutti i passaggi sono stati “concertati” dai padroni, dai vari governi e dalle burocrazie CGIL-CISL-UIL spesso con l’appoggio di tutti i partiti, di destra come di “sinistra”
Con l’indebolimento del Contratto Nazionale, ogni anno, una percentuale sempre più alta della ricchezza prodotta è stata tolta ai salari dei lavoratori e regalata ai profitti dei padroni.
Ma questo furto continuo non sazia la fame degli industriali e dei pescecani della finanza, che dopo aver derubato i lavoratori del TFR e delle pensioni, ora vogliono ridurre ulteriormente i salari, e con questo obiettivo tentano ogni giorno di aizzare i lavoratori contro i loro fratelli di classe immigrati per distoglierli dai loro veri nemici: padroni, sindacalisti di regime, partiti-casta. Ai padroni che vogliono dividere per meglio comandare va risposto con forza che tra i lavoratori non ci sono stranieri e che l’unico straniero è il capitalismo.
DIFENDERE E RILANCIARE IL CONTRATTO NAZIONALE DI LAVORO
Sulla difesa del CCNL sono in gioco il salario e i diritti per i prossimi venti anni. Tutto è nelle mani dei lavoratori. Dissentire non basta, è necessario mobilitarsi, informare tutti e tutte, prendere la parola nelle assemblee, contestare i sindacalisti venduti (come hanno fatto i lavoratori di Mirafiori, di Melfi, di Arese, di Pomigliano), costruire assieme la campagna per la difesa e il rilancio del Contratto Nazionale di Lavoro, costruire comitati di lotta unitari e indipendenti dei lavoratori nei posti di lavoro e nel territorio, per fare della difesa del CCNL una questione sociale, per una nuova stagione di lotte salariali e sociali.
Per difendere e soprattutto rilanciare i Contratti Collettivi di Lavoro occorre cominciare a delineare dei punti irrinunciabili che debbono essere contenuti in ogni piattaforma o che, meglio ancora, possano essere cardini di piattaforme intercategoriali.
Per fare ciò si deve partire da un orizzonte imprescindibile: questi punti devono essere uguali per tutti, in tutte le categorie, come condizione unificante delle lotte.
Proviamo ad individuarne alcuni:
- Orario di lavoro
Il Contratto Nazionale difende il salario, ma il salario non è che il compenso per la merce-lavoro venduta dall’operaio al capitalista. Perché il prezzo salga, oltre a riprendere la lotta di classe, bisogna intervenire sul mercato del lavoro diminuendo il più possibile l’offerta di manodopera, costringendo al contempo i padroni ad aumentare a più non posso la domanda. Già prima del crack finanziario la domanda di manodopera degli sfruttatori era un quarto dell’offerta degli sfruttati. Figuriamoci quanto può ancora aumentare il divario man mano che la crisi avanzerà.
Per questo crediamo che sia attuale la richiesta generalizzata della diminuzione dell’orario di lavoro a parità di salario.
Senza una drastica riduzione dell’orario di lavoro giornaliero, che riequilibri il rapporto di compravendita tra padroni e operai, nessun Contratto Nazionale del Lavoro resisterà sotto la pressione irresistibile dell’esercito industriale di riserva, disoccupato forzatamente per tenere bassi i salari.
Ma siete impazziti? – dirà ogni burocrate interessato più alla poltrona che ai lavoratori – Proprio ora che c’è la crisi più spaventosa della Storia?
Nel 1929, per fronteggiare il mare dei disoccupati creati dal crollo di Wall Street, il Senato degli Stati Uniti approvò, con 53 voti a favore e 30 contro, la legge che riduceva l’orario di lavoro da 8 a 6 ore al giorno. Il New Deal di Roosevelt riportò l’orario di lavoro nel solco del solito vecchio corso. I lavoratori non permettano più, a nessun nuovo corso della solita Storia, di portargli ancora via quel che gli spetta da oltre 70 anni.
– Salario
Alzare la soglia minima di vivibilità diviene un imperativo a fronte della sperequazione tra profitti e salari cui accennavamo.
Il primo obiettivo diviene perciò l’innalzamento delle pensioni minime, unito all’innalzamento dei minimi salariali in ogni categoria che crediamo debbano situarsi ben oltre i 1000 Euro.
A questo deve unirsi il ripristino della scala mobile ridisegnando il paniere dei beni di prima necessità ivi contenuti. Detta scala mobile non deve seguire tassi programmati d’inflazione, ma il reale aumento dei generi in essa contenuti e deve ovviamente essere uguale per tutti.
– Salario indiretto
Diviene necessario riaprire le vertenze sui servizi sociali e sulla loro gratuità come sostegno reale alle famiglie meno abbienti.
Investimenti devono essere conquistati in questi settori e soprattutto sulla scuola che deve essere aperta a tutti e pubblica.
- PrecariatoOccorre il superamento immediato della Legge Treu e della Legge 30, la loro abrogazione a favore di un’assunzione immediata a tempo indeterminato di tutti i lavoratori precari che siano inseriti in luoghi dove continuo sia il ricambio sulle stesse figure professionali. E’ necessario costruire e sostenere vertenze specifiche nei luoghi dove queste pratiche sono la regola.
- Migranti
La competitività capitalistica mette in concorrenza tra loro, su scala sempre più larga, tutte le merci. Ma come abbiamo visto, anche il lavoratore non è che una merce. Così man mano che il mercato capitalistico si allarga, inglobando via via tutti i popoli della Terra, anche i lavoratori sono in concorrenza tra loro su scala mondiale. Solo unendosi a livello internazionale possono spezzare la concorrenza che si fanno tra loro.
La riunificazione dei lavoratori a livello internazionale parte però dalla riunificazione dei lavoratori comunitari e di quelli migranti nel nostro Paese su obiettivi chiari: la democrazia nei luoghi di lavoro, la lotta al precariato, usato spesso dai padroni per dividere i migranti dai comunitari ed infine la regolarizzazione per tutti con diritto di cittadinanza per battere lo sfruttamento di chi usa il ricatto dei documenti di soggiorno per mantenere questi lavoratori alla stregua di esercito di riserva, spesso in carovane, senza diritti.
Saldare i lavoratori comunitari ed i lavoratori migranti diviene quindi fondamentale perché qualunque difesa nazionale di contratti e diritti, passa necessariamente dal loro allargamento a livello internazionale. Nessuno pretende che si passi di colpo alla contrattazione mondiale. Si vada pure per gradi, e si cominci a lavorare per la contrattazione europea. Tanto più che oggi, i tre quarti degli scambi commerciali europei avvengono all’interno dell’Unione. Il capitale scappa, ma non così tanto ad oriente come la propaganda vorrebbe.
L’iniziativa sulla difesa e sul rilancio dei contratti è, in sintesi, un momento irrinunciabile della ripresa del conflitto nei luoghi di lavoro, forse il solo per ricostruire vera unità dal basso per questo chiamiamo lavoratrici, lavoratori e delegati a discuterne in una
ASSEMBLEA PUBBLICA
che si terrà con la partecipazione di esponenti del sindacato di base e della CGIL
VENERDI’ 19-12-08 alle ore 20.30
Presso la Sala Polivalente del Consiglio di Quartiere di via Fara, 39 a Novara