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Nuove adesioni all’assemblea autoconvocata per sabato a Roma

Publie le giovedì 13 luglio 2006 par Open-Publishing

“Senza se e senza ma”: si riapre il confronto

di Checchino Antonini

Zanotelli, combattivo missionario comboniano, il filosofo francese Labica e Tariq Alì sono gli ultimi, in ordine di tempo, ad aver annunciato la propria adesione all’autoconvocazione di dopodomani a Roma. L’assemblea, indetta, dai parlamentari dissenzienti sul rifinanziamento della missione in Afghanistan, vuole rilanciare lo slogan - “senza se e senza ma” - che ha contraddistinto il movimento contro la guerra dal novembre 2001, quando si manifestò per la prima volta contro Enduring freedom, la spedizione anglo-americana contro l’Afghanistan, “madre di tutte le missioni”.

Le nuove adesioni, che si vanno ad aggiungere a quelle di scienziati, intellettuali, attivisti di varia provenienza (anche esponenti che si sono dimostrati sensibili alle ragioni di chi insegue una mediazione con posizioni meno radicali), sono il segnale che «si è riaperto un dibattito che sembrava chiuso - dice a Liberazione, Franco Turigliatto, uno dei senatori Prc in dissenso con la scelta di sostenere il decreto - quella parola d’ordine parla ancora, è ancora importante, per tutto il movimento».

Intanto, Tariq Alì, economista marxista sessantaduenne (nato in Pakistan ma vive a Londra dagli anni ’60 per sfuggire alla dittatura militare) ha scritto anche una lettera aperta a Fausto Bertinotti (pubblicata ieri da il manifesto esprimendo stupore per la decisione del Prc di votare il mantenimento della presenza militare a Kabul «per motivi umanitari». Trascurare «in nome dei diritti umani, la sovranità nazionale», sostiene la lettera ripresa da molti siti no-war, è uno dei «fattori chiave delle relazioni internazionali dell’“ordine globale neo-liberale”. Non c’è alcuna giustificazione per la presenza della Nato in quel paese se non quella di accontentare Washington. Nelle ultime settimane le uccisioni di civili sono decuplicate».

«Se Rifondazione voterà a favore del decreto sulle missioni militari non lo farà per un inesistente carattere umanitario della missione in Afghanistan, ma perchè si stabilisce il rientro in Italia delle nostre truppe dall’Iraq - gli risponde Alfio Nicotra, responsabile nazionale del dipartimento Pace del Prc - se lo facesse la Camera dei Comuni il movimento inglese scenderebbe in piazza per festeggiare, anche se l’obiettivo del ritiro dall’Afghanistan non fosse stato ancora conseguito.

Il nostro giudizio sulla missione della Nato in Afghanistan è ancora più severo di quello espresso da Tariq Ali. Infatti noi pensiamo che l’Onu sia stata defraudata. E’ una guerra di vendetta, un vicolo cieco dal quale bisogna al più presto uscire». Se poi si consentisse una maggioranza variabile, come suggerisce l’intellettuale anglo-pakistano, «sarebbe messa in discussione la stessa decisione del ritiro dall’Iraq per il quale si sono mobilitate in tutto il mondo decine di milioni di persone - ribatte il responsabile pace Prc - la storia non finisce con il voto sul decreto e la parola deve tornare al movimento per costruire nella società un senso comune di profondo ripudio a missioni come quella in Afghanistan».

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