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Nuove immagini raccontano la verità della Diaz

Publie le giovedì 13 novembre 2008 par Open-Publishing

Udienza G8: il processo alla conclusione. Nuove immagini raccontano la verità della Diaz

di Giovanni Mazzamati

GENOVA – Domani si apre l’ultima udienza del processo per i pestaggi avvenuti alla scuola Diaz durante il G8 di Genova 2001. Due brevi repliche della difesa ed i giudici si ritireranno in camera di consiglio per stilare la sentenza di un processo che ha contato oltre 200 udienze e che vede imputati 29 poliziotti, tra agenti e funzionari.

A movimentare la vigilia arriva un video della Bbc, depositato dalle parti civili il mese scorso, che mostra un agente mentre introduce nella scuola una bottiglia molotov, presa poi a pretesto per giustificare l’irruzione delle forze dell’ordine.

“All’improvviso ho sentito delle urla e sono uscita dall’aula per vedere che succedeva. Era la polizia che faceva irruzione. Ci siamo nascosti in una piccola dispensa al quarto piano e siamo rimasti con le mani alzate. Un poliziotto è venuto lì, mi ha preso per i capelli ed hanno iniziato a picchiarmi con i bastoni sulle spalle e sulla testa. Calci nella schiena, sulle gambe, bastonate sui fianchi: mentre mi picchiavano sentivo le costole rompersi. Poi la polizia mi buttato contro il muro e sono scivolata contro la parete. Quando ero per terra hanno continuato a colpirmi”. Questa è la testimonianza di Lena, una no global tedesca che ha perso il trenta percento delle sue funzionalità polmonari a causa dei pestaggi della polizia.

Fu un inferno quella notte tra il 21 ed il 22 luglio 2001, dopo un pomeriggio di scontri e la morte di Carlo Giuliani in piazza Alimonda. Ufficialmente entrati per una perquisizione, secondo il dettato dell’articolo 21 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, gli agenti arrestarono 93 persone e si lasciarono alle spalle 82 feriti, di cui 3 con prognosi riservate. I fermati, poi prosciolti, furono accusati di resistenza a pubblico ufficiale e associazione a delinquere finalizzata alla devastazione, al saccheggio e di detenzione di molotov. Più tardi durante le indagini, alcuni poliziotti riconobbero quelle bottiglie incendiarie come le stesse che avevano trovato in alcuni cespugli in Corso Italia, confermando il sospetto che nella scuola fossero state portate in un secondo momento.

Nel 2004, il giudice Daniela Faraggi, accogliendo le richieste degli inquirenti rinviò a giudizio 29 poliziotti, tra i quali spiccano nomi eccellenti: Franco Grattieri, per esempio, che nel 2001 era dirigente del Servizio centrale operativo ed oggi capo dell’Anticrimine, oppure Giovanni Luperi, ex vicedirettore dell’Ucigos ed attuale capo dell’Aisi, o Gilberto Calderozzi, nel 2001 ex direttore ed oggi capo del Servizio centrale operativo. È singolare notare che da allora tutti hanno avuto un avanzamento di grado, quasi fossero stati premiati per il buon lavoro svolto.

Il 20 giugno 2007 è stata aperta una indagine su Gianni De Gennaro, in quel momento capo della polizia e sostituito pochi giorni dopo dal suo vice Manganelli, per induzione e istigazione alla falsa testimonianza. Secondo l’accusa, infatti, De Gennaro avrebbe esercitato delle pressioni su un questore affinché fornisse agli inquirenti del processo Diaz una testimonianza concordata, scaricando la responsabilità su Armando La Barbera, ormai morto.

Domani il giudice Gabrio Barone dovrà fare chiarezza su una delle pagine più nere della storia della Repubblica.