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Nuovo incidente a Romans-sur-Isère, 200 km dal confine italiano. Monta la protes
Publie le domenica 20 luglio 2008 par Open-Publishing1 commento
Nuovo incidente a Romans-sur-Isère, 200 km dal confine italiano. Monta la protesta
di Anna Maria Merlo
In dieci giorni, due incidenti su un sito nucleare francese, f iore all’occhiello del programma di esportazione di questa tecnologia da parte del presidente Sarkozy, che non perde occasione per propagandare «l’energia del futuro» nell’era del caro-petrolio. Un’analisi di Greenpeace rivela invece costi, rischi e bugie di una scelta priva di reale efficacia
Dopo Tricastin, Romans-sur-Isère. In dieci giorni, si è verificato un secondo incidente su un sito nucleare francese: in questo secondo caso, si tratta della rottura di una canalizzazione che collega un laboratorio di produzione del combustibile con la stazione di ritrattamento.
«Nessun impatto sull’ambiente» afferma l’Asn (Autorità di sicurezza nucleare), «le quantità di uranio sono molti deboli», si parla di «qualche centinaio di grammi». Anche il sito implicato nel nuovo incidente a Romans-sur-Isère è una filiale di Areva, l’ex Cogedim, il gigante francese del nucleare, alla punta del programma di esportazione di questa tecnologia nel mondo, voluto da Nicolas Sarkozy, che non perde occasione per propagandare «l’energia del futuro» nell’era del caro-petrolio.
Per Sarkozy, vendere centrali nucleari nel mondo è ormai un vero e proprio programma politico ed anche ideologico. Ne ha promesse alla Cina, ai paesi del Golfo, al Sudafrica, al Maghreb. In Tunisia, qualche mese fa, ha affermato: «la Francia è decisa a mettere la propria tecnologia, che è una delle più sicure al mondo, al servizio dello sviluppo delle vostre economie. Perché, senza energia, non conoscerete mai la crescita. Senza crescita, non avrete sviluppo, ma avrete la miseria, il sottosviluppo e la disoccupazione e, quindi, il terrorismo».
L’idea di stabilire un legame tra energia nucleare e democrazia prende una piega grottesca in questi giorni in Francia, alla luce del modo in cui l’autorità di controllo, Areva e il governo hanno affrontato l’incidente di Tricastin, in seguito al quale sono stati riversati in due affluenti del Rodano 74 chilogrammi di uranio nell’incidente dello scorso 7 luglio avvenuto nel sito di ritrattamento della Socatri, una filiale di Areva. Le organizzazioni ecologiste accusano l’Asn di mantenere il segreto sulle questioni nucleari. «L’informazione è stata tenuta sotto stretto controllo dall’Asn - denuncia France, Nature, Environnement - e i politici ridotti al ruolo di commentatori di questo tragico Tour de France».
Per questa associazione «oggi la politica ha perso il controllo del nucleare». Per l’ex ministro dell’ambiente, Corinne Lepage, c’è bisogno di una pausa di riflessione, attraverso studi condotti da organismi indipendenti, prima di «fare, come vuole il governo, una nuova scelta del tutto-nucleare, bisogna valutare e comparare con altre ipotesi». La rete Sortir du nucléaire ha chiesto ieri le dimissioni di Anne Lauvergeon, l’ex consigliera di Mitterrand oggi presidente del gruppo Areva. Il ministro dell’ambiente, Jean-Louis Borloo, è stato costretto a reagire, anche se a scoppio ritardato.
«Trasparenza, trasparenza, trasparenza» ha declamato ieri. Borloo è stato obbligato a chiedere un rapporto sulla situazione di tutte le falde freatiche sottostanti le 58 centrali nucleari francesi. Difatti, a Tricastin non c’è stato solo l’incidente del 7 luglio, di cui gli abitanti della zona sono stati informati solo 21 ore dopo i fatti. La Criirad (Commissione di ricerca e di informazione indipendente sulla radioattività) ha reso noto che in questo sito - dove c’è la maggior concentrazione chimica e nucleare di Francia, con ben otto impianti diversi, tra Areva e Edf - sono state stoccate più di 770 tonnellate di scorie radioattive di origine militare.
È uno stoccaggio completamente illegale, che dura da più di trent’anni e l’anno scorso la Socatri ha rigettato nell’atmosfera carbonio 14 quarantadue volte il massimo autorizzato e tritium cinque volte i limiti. A due chilometri di distanza dalla Socatri, la concentrazione di uranio è di 64 microgrammi per litro, mentre l’Organizzazione mondiale della sanità pone un limite massimo a 15. Qui, tra il ’64 e il ’96 sono state accumulate scorie, provenienti da un sito militare di ritrattamento dell’uranio: sono state sotterrate sotto cumuli di terra di 5-6 metri.
«La popolazione è inquieta e non crede più alle cifre ufficiali», afferma il sindaco di uno dei comuni limitrofi, dove è ancora proibito il consumo di acqua anche per l’irrigazione. Borloo ha ammesso che incidenti di livello 1 su una scala di 7 (come sono stati classificati quelli di Tricastin e di Romans-sur-Isère) ne sono avvenuti 114 nel 2006 e 86 nel 2007, senza che la popolazione venisse informata. L’Asn ha dovuto rivelare che a Tricastin si è verificata «una serie di negligenze inaccettabili», per mancanza di manutenzione adeguata degli impianti, e che «la gestione della crisi» è stata catastrofica, con tempi lentissimi.
su Il Manifesto del 19/07/2008
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1. Nuovo incidente a Romans-sur-Isère, 200 km dal confine italiano. Monta la protes, 20 luglio 2008, 20:37, di michele
meno male che erano "quelle sicure"!!!!!!!!