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OBAMA E VELTRONI

Publie le mercoledì 28 gennaio 2009 par Open-Publishing

Chi confessa una violenza deve restare in carcere, non andare agli arresti domiciliari. Così ha detto Walter Veltroni da Vespa e ha aggiunto: non è colpa dei magistrati se il responsabile dello stupro di Capodanno è a casa; la colpa è della legge che è troppo “buona”.

Va cambiata, va impedito che succeda quel che è successo.

No, segretario, non va cambiata la legge; l’uomo colpevole di violenza resterà certamente in carcere alla fine del processo, non ora; e questo è un principio sacrosanto. Anzi i principi sono due: che non è colpevole una persona che ha “solo” confessato e che il carcere cautelare (cioé prima della condanna di un giudice) va autorizzato solo in alcuni casi (se c’è il pericolo di fuga, se c’è il rischio che si ripeta quel reato, se può accadere che si inquinino le prove). E ancora, se proprio avesse voluto essere coraggioso, segretario, avrebbe potuto aggiungere che comunque, in generale, non è il carcere la panacea di tutti i mali.

Forse il segretario dovrebbe fare un altro viaggio in America e guardare da vicino quel che fa il suo modello Obama. Che ha giurato: non avremo più Guantanamo, perché la sicurezza non può passare sopra il rispetto dei diritti. Ecco, qui, nel nostro piccolo, bisognerebbe fare lo stesso: tenere separati i principi dal facile consenso.

Bisognerebbe imparare a spiegare, non a cavalcare l’opinione pubblica. Bisognerebbe avere più coraggio.

Perché, ad esempio, non si è sentita forte la voce del Pd sul caso di Eluana? Il suo Obama, segretario, il primo giorno dell’insediamento ha riammesso al finanziamento le ong che ammettono l’aborto (e il Vaticano si è molto risentito). Crede che avrebbe accettato in silenzio quello che è accaduto agli Englaro? Non crede che avrebbe messo un punto chiaro sul principio della laicità dello Stato e anche del rispetto delle sentenze (quelle sì, definitive)?

Cinzia Sasso

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28 Gennaio 2009