Home > "PACS vobis"

"PACS vobis"

Publie le domenica 10 dicembre 2006 par Open-Publishing
7 commenti

“PACS vobis”
a cura di Paolo De Gregorio – 10 dicembre 2006

Quando ci sono di mezzo i preti, qualunque materia venga trattata, è come stringere una anguilla, quando pensi di averla in pugno schizza da un’altra parte, il soggetto cambia, le distinzioni diventano surreali ed incomprensibili, insomma si è davanti alla millenaria ambiguità della Chiesa che ha fatto convivere l’amore universale con le torture dell’Inquisizione, la evangelizzazione a braccetto del colonialismo e dei genocidi, le secolari guerre di religione in Europa, le Crociate con il dovere di porgere l’altra guancia.
Premesso questo, veniamo alla nostra democrazia e al diritto che avrebbe di legiferare sui PACS, senza interferenze da parte vaticana, visto che si tratta di un provvedimento amministrativo che riguarda la possibilità per i conviventi, anche gay, di avere gli stessi diritti degli sposati rispetto alla successione, alla pensione di reversibilità, e altri diritti sociali.
Lo scagliarsi di Chiesa e destra contro questo provvedimento di legge svela una enorme sfiducia nella fermezza dei cattolici a seguire le direttive della Chiesa, perché, parliamoci chiaro, questi provvedimenti (Pacs) riguardano persone che già hanno fatto una scelta fuori dalla morale cattolica, e il pericolo che il fenomeno si ampli con la nuova legge riguarda immagino pecorelle smarrite dalla fede malferma.
Orbene, la Chiesa cattolica ha a disposizione il più capillare ed efficiente sistema di informazione, che sono le sue parrocchie, dove ogni giorno, in piena libertà, può mettere in guardia i propri seguaci circa il “pericolo Pacs”, ed invitare le persone a non aderirvi. Ad una organizzazione religiosa altro spazio non dovrebbe essere dato, perché nessuno vuole limitare la libertà religiosa, ma la religione, se non vuole essere considerata una organizzazione politica, deve rivolgersi alla spiritualità e nelle sedi sue proprie.
La bordata del “Pastore tedesco” che parla della laicità diventata laicismo (distinzione che capisce solo lui) che “mira a negare alla comunità cristiana il diritto di pronunciarsi sui problemi morali” è una enorme bugia che nasconde invece il desiderio di incidere sulla politica con l’obiettivo di rendere più difficile la vita a milioni di conviventi, divorziati, omosessuali.
Papa Ratzinger prosegue la sua filippica sui simboli religiosi: “la laicità ha assunto il significato di esclusione dei simboli religiosi dai luoghi pubblici destinati allo svolgimento delle funzioni proprie della comunità politica, da uffici, scuole, tribunali, ospedali, carceri, ecc.”
E qui siamo sempre all’eterna ambiguità: da una parte si accetta il date a Cesare quel che è di Cesare, con quel che segue, ammettendo il diritto dello Stato ad essere distinto dalla Chiesa, e poi si pretende che nei luoghi pubblici vi siano simboli religiosi, in una società che intanto è diventata multietnica, con molti Credi, e nemmeno tanto pacifici tra loro.
Caro Ratzinger, voi preti siete stati abituati male da cinquanta anni di potere della DC e dei suoi alleati, siete stati determinanti nel tenere in piedi per mezzo secolo la democrazia cristiana che ha restituito il favore in mille modi.
Se in Italia ci fosse una vera democrazia laica, nessun Patto sarebbe stato possibile tra Stato e Chiesa, nessuna scuola cattolica autorizzata (e nemmeno quella islamica), l’8per mille una chimera, e la Chiesa sarebbe stata invitata a mantenere i luoghi di culto solo con le offerte dei suoi fedeli.
E l’Osservatore Romano che parla di “spregevole volantinaggio durante il passaggio del PAPA verso piazza di Spagna” ad opera dei redattori del “Manifesto” che bonariamente chiedevano a Ratzinger “lasciaci in PACS” tradisce una forte intolleranza verso la democrazia e il suo diritto a contrastare l’ingerenza religiosa.
Per chiudere, inviterei a riflettere in modo più generale sul ruolo che nella Storia hanno avuto le religioni, tutte le religioni, osservando che fino ai giorni nostri alimentano odio e conflitti, fino all’attuale Chiesa evangelica americana che ha appoggiato la recente guerra in Iraq, definendo Bush e i marine “legionari di Dio”.
Forse sarebbe più giusto che in uno stato laico e democratico non si parlasse più di crocefissi e ora di religione, ma che vi fossero insegnanti qualificati che ci erudissero sulla “storia di tutte le religioni” e lasciassero poi alla nostra capacità critica e alla nostra volontà personale l’adesione a qualche credo o la scelta del razionale.
Paolo De Gregorio

Messaggi

  • Ciao,
    condivido il contenuto del testo, ma aggiungerei alla parte finale, dove dici:

    "... insegnanti qualificati che ci erudissero sulla “storia di tutte le religioni”... "

    e sul pensiero ateologico, razionale e materialista.

    Buon lavoro, pippo

    • Roma, 15:11

      COPPIE DI FATTO: GRILLINI,TRUJILLO HA OLTREPASSATO LIMITI

      "Non ci meraviglia che Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Consiglio vaticano per la famiglia, nonche’ amico e sostenitore di ogni dittatura fascista sudamericana, quella di Pinochet compresa, non sia d’accordo sui pacs. Troviamo pero’ che persino per uno come Trujillo non si dovrebbero oltrepassare i limiti della decenza oltre che del buon gusto: definire capricci o peggio ancora, ’banale espressione del desiderio’, i diritti umani delle persone conviventi significa fare un’operazione moralmente orribile". E’ quanto afferma, in una nota, il diessino Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay. "La gerarchia ecclesiastica, in questa fase, con la sua isterica opposizione a qualunque provvedimento volto ad estendere ai conviventi omosessuali ed eterosessuali diritti fondamentali riconosciuti in buona parte nel mondo occidentale, e’ la principale responsabile - osserva Grillini - delle sofferenze di moltissime persone che con una legge giusta ed umana potrebbero porre rimedio ai momenti difficili della vita a due. L’atteggiamento delle gerarchie e’ non solo sbagliato nel merito, ma crudele perche’ sull’altare dell’etica e di principi metafisici e’ disposta a sacrificare gli affetti delle persone".

      www.repubblica.it 11.12.06

  • Secondo me chi si oppone ai pacs ha una notevole dose di ipocrisia perchè è impossibile non vedere(a meno di non voler vedere) che la famiglia tradizionale non esiste più!Come è possibile non vedere che l’80% delle coppie sposate in chiesa per l’eternità si separano dopo meno di 5 anni?Come non vedere che centinaia di migliaia di bambini hanno quattro genitori(nuove mogli di padri, nuovi mariti di madri)? Come non vedere che centinaia di migliaia di coppie decidono di non sposarsi per ragioni ideologiche, di denaro, di libertà interiore? Se siamo tutti uguali davanti alla legge come si fa a negare dei diritti ad una così larga parte della cittadinanza? Un caso su tutti: il mio amico Antonio è morto investito da un’auto e la sua vedova ha avuto un consistente risarcimento dall’assicurazione ma se fosse stata la sua convivente invece che la moglie non avrebbe avuto diritto a nulla. Mi spiegasse il Santo Padre che differenza c’è fra chi è sposato da 5 anni e chi è convivente da 5 anni!Un altro esempio: negli asili pubblici i figli di coppie sposate hanno la precedenza sulle coppie di fatto obbligando le madri a dichiarare il falso e cioè di essere nubili non conviventi per trovare posto ai propri figli. Assurdo no?BUONI PACS A TUTTI

    • Sui pacs mi interrogo da tempo e mi sorgono alcuni dubbi....
      Posso capire l’utilità dei pacs per una coppia omosessuale, che non può usufruire dell’isitituto del matrimonio: è sacrosanto riconoscere (tramite il pacs, appunto) alle coppie omo alcuni diritti (e doveri) fondamentali.
      Ma per quanto riguarda le coppie etero, francamente non capisco cosa ci sia di diverso tra un pacs e il matrimonio. Posso capire chi non si vuole sposare in chiesa, chi non vuole spendere in banchetti e cerimonie sfarzosa. Ma allora perché non sposarsi civilmente? Si va in comune con i testimoni ed è fatta.
      Va bene la questione della possibilità di recedere da un pacs in modo molto più veloce rispetto a quanto non avvenga per il matrimonio, ma non penso che due persone che decidono di "consacrare" la loro unione lo facciano pensando già (ancora prima di cominciare) a se e quando la loro unione finirà. A questo punto tanto vale lasciar perdere!
      Per esempio, potremmo parlare di come snellire le procedure per ottenere il divorzio. Ma a parte questo, non vedo francamente la ragione di un pacs tra due eterosessuali.

      gio

    • Molti legittimamente non intendono sposarsi o comunque vogliono aspettare di aver avuto molti anni di convivenza prima di farlo.

      Anche perchè poi, al di là dei tempi di separazione e di divorzio, nemmeno particolarmente lunghi, queste "operazioni" giudiziarie hanno costi non indifferenti.

      Leggevo infatti che sono moltissime in Italia le coppie eterosessauli, già sposate, poi separate e poi di nuovo rimessesi insieme che si sono ben guardate dal tornare al tribunale civile a dire "noi non siamo più separati" perche’ anche questo avrebbe comportato, tra avvocato e carte bollate, un costo di qualche migliaia di euro.

      Ma c’è poi anche un altro fenomeno di coppie spesso anziane, formate da persone di sesso tra loro diverso o no, che semplicemente vivono insieme per scelta di reciproca assistenza, senza necessariamente alcun tipo di rapporto legato al sesso.

      Bisognerà quindi trovare, come in pressochè tutti i paesi del cosiddetto occidente civilizzato, forme per regolare, in termini di eredità, reversibilità di pensione, diritto a mantenere un eventuale contratto di affitto per l’abitazione in caso di premorienza di uno dei due ecc. ecc.

      E comunque, non è che possiamo far decidere alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana i diritti ed i doveri, oltre che i gusti sessuali, dei cittadini non credenti.

      Come è già stato per divorzio ed interruzione di gravidanza, come purtroppo non è stato per procreazione assistita e per la ricerca sulle stamilani.

      E lo stesso discorso vale per il caso Welby.

      Di eutanasia più o meno legale - anche se credo ne esista moltissima "illegale" che si pratica tutti i giorni, anche negli ospedali - si può discutere molto e lungamente ma la pretesa di sostenere la necessità di un accanimento terapeutico che non dà alcuan speranza di miglioramento ed invece assicura tanta ulteriore umana sofferenza, oltre a sembrarmi assai poco "caritatevole", mi sembra veramente ingiusta.

      E ancora di più se da Oltretevere si pretende, pure in questo caso, di dettare legge sulle scelte anche dei non credenti.

      Keoma

  • La cosa più ridicola di tutta il dibattito che si sta svolgendo sui cosidetti pacs è che i grandi difensori della santità del matrimonio e della fede sono Berlusconi, separato e risposato, Casini separato e convivente, Calderoli separato e convivente. Questo mi pare dice tutto sulla serietà delle loro motivazioni!

    • Coppie di fronte alla legge

      di Maria Cristina Bruno Voena e Daniela Del Boca

      I dati Istat mostrano una società in cui sempre meno famiglie sono formate da partner coniugati. In particolare, le coppie che hanno scelto la convivenza sono passate da 227mila nel 1993-1994 a 555mila nel 2003.

      Matrimoni e unioni nella Costituzione

      Mentre tra i paesi mediterranei, la Spagna sta diventando leader nel campo delle riforme sociali che riguardano la famiglia, l’Italia resta la sola, insieme alla Grecia, a non offrire alcun riconoscimento giuridico alle coppie di fatto etero o omosessuali. Ci troviamo di fronte a un vuoto normativo che non aderisce all’invito con cui il Parlamento europeo "sollecita gli Stati membri che non vi abbiano già provveduto ad adeguare le proprie legislazioni al fine di riconoscere legalmente la convivenza al di fuori del matrimonio indipendentemente dal sesso; rileva la necessità di compiere rapidi progressi nell’ambito del riconoscimento reciproco delle varie forme di convivenza legale a carattere non coniugale e dei matrimoni legali tra persone dello stesso sesso esistenti nell’Unione Europea". (1)

      L’articolo 29 della Costituzione, nel riconoscere i "diritti della famiglia come società fondata sul matrimonio", non nega dignità a forme diverse di rapporti di coppia. Tuttavia, la Corte costituzionale individua nella famiglia cosiddetta legittima "una dignità superiore, in ragione dei caratteri di stabilità e di certezza e della corrispettività dei diritti e dei doveri che nascono soltanto dal matrimonio". (2)

      Alla famiglia di fatto, la Corte attribuisce la natura di formazione sociale di cui all’articolo 2 della Costituzione in quanto: "un consolidato rapporto, ancorché di fatto, non appare costituzionalmente irrilevante quando si abbia riguardo al rilievo offerto al riconoscimento delle formazioni sociali e alle conseguenti intrinseche manifestazioni solidaristiche". (3)

      In ogni caso, posto che "la convivenza more uxorio rappresenta l’espressione di una scelta di libertà dalle regole che il legislatore ha sancito in dipendenza dal matrimonio", "l’estensione automatica di queste regole alla famiglia di fatto potrebbe", ad avviso della Corte, "costituire una violazione dei principi di libera determinazione delle parti". (4)

      La Corte costituzionale, quindi, ha sempre legittimato la scelta operata dal Parlamento di adottare soluzioni diversificate per la famiglia legittima, in quanto fondata sul matrimonio, e per la famiglia di fatto. Questo orientamento consente, comunque, di affermare che non vi è alcun ostacolo alla promulgazione di una legge che adegui il nostro paese alle richieste dell’ Unione europea, già ascoltate dalla maggior parte degli Stati che la compongono. Non si deve necessariamente, o per lo meno non subito, giungere a una equiparazione assoluta, sotto il profilo degli effetti, dell’unione di fatto al matrimonio, neppure voluta dalle parti che scelgono questa forma di convivenza. Sarebbe già sufficiente, e auspicabile, l’adozione della formula francese dei Pacs, che dà un riconoscimento giuridico alle coppie etero e omosessuali.

      Sul modello dei Pacs francesi

      Muove in questa direzione la proposta di legge presentata da Franco Grillini, sottoscritta da 161 parlamentari del centrosinistra, giunta sul tavolo della commissione Giustizia della Camera insieme con altre dodici proposte di schieramenti politici diversi.

      Secondo la proposta, con la sottoscrizione del Pacs, i conviventi more uxorio si obbligano a collaborare nella vita di coppia e a contribuire economicamente in proporzione alle proprie sostanze e alla propria capacità lavorativa. Inoltre, essi possono godere dell’assistenza sanitaria e penitenziaria prevista per i coniugi, nonché subentrare nel contratto di locazione stipulato da uno dei due partner, sono tenuti all’obbligo degli alimenti, e rientrano tra i soggetti legittimati a chiedere l’interdizione o l’inabilitazione del compagno nei casi previsti dalla legge. I partner possono optare per il regime patrimoniale della separazione dei beni, ovvero per quello della comunione legale, godono dello stesso regime fiscale e previdenziale previsto per i coniugi - detrazioni, assegni, eccetera. Come il coniuge, entrano nella successione legittima. Vengono equiparati al coniuge nel caso in cui tale posizione sia titolo di preferenza nello svolgimento di pubblico concorso o per l’inserimento in graduatorie occupazionali.

      Nel caso di scioglimento del Pacs, le parti possono rivolgersi al giudice per ottenere l’affidamento dei figli minori e la determinazione di un assegno quale contributo per il loro mantenimento, oltre all’assegnazione della casa. Su quest’ultimo punto però non è chiaro se la posizione del legislatore sia mutata rispetto al presente a favore di un’effettiva parificazione. Già oggi, infatti, la giurisprudenza ha esteso alle coppie di fatto le regole vigenti per i coniugi in materia di affidamento dei figli, con un’unica differenza. Se per le coppie sposate è il giudice ordinario a pronunciare la separazione, a determinare l’assegnazione della casa e la misura del contributo al mantenimento per i figli, le coppie di fatto possono ottenere una decisione sui primi due punti da parte del Tribunale per i minorenni e devono, poi, rivolgersi al giudice ordinario per la determinazione dell’assegno. Una duplicazione di azioni sicuramente discriminante, sia per i costi - le procedure da seguire, infatti, sono due - sia per i tempi processuali.

      Gli effetti sulla fertilità

      Nei paesi dove la proporzione delle unioni di fatto è aumentata di più, come per esempio in Svezia e Norvegia, anche la fertilità è cresciuta di più. È salito il peso dei figli nati fuori dal matrimonio in percentuale delle nascite. Dove le unioni di fatto sono riconosciute e sostanzialmente trattate alla pari delle famiglie coniugate, il declino dei matrimoni non implica dunque la diminuzione della fertilità (un fenomeno che invece interessa Italia o Grecia).

      Si aggiunge così un importante elemento a sostegno dell’urgenza di far approvare una legge a protezione e difesa dello status giuridico dei partner e dei minori nati al di fuori del matrimonio.

      (1) Vedi la risoluzione dell’ Unione europea 16 marzo 2000 sul rispetto dei diritti umani.

      (2) C. Cost., sent. 310/1989.

      (3) C. Cost., sent. 237/1986 e 404/1988.

      (4) C. Cost., sent. 352/2000.

      www.lavoce.info