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PAOLO FERRERO (PRC): FASSINO, LA SINISTRA, E NOI
Publie le martedì 6 gennaio 2009 par Open-PublishingFASSINO, LA SINISTRA, E NOI
Gennaio 3, 2009
(domani su Liberazione)
Caro Paolo, ho visto che in una intervista su “la stampa”, Fassino dice che il PD non farà più accordi con chi rifiuta l’alta velocità. Cosa ne pensi e che cosa accadrà in Val Susa?
Roberto (per mail)
Caro Roberto,
ti ringrazio per la lettera perché come sappiamo la questione della TAV non è questione locale della Valle di Susa, perché l’intervista di Fassino segnala bene qual è il disegno politico del PD e perché chiarisce un po’ di cose sul’attuale dibattito sulla sinistra.Innanzitutto la difesa a spada tratta della TAV da parte del PD sottolinea una volta ancora la piena subalternità del PD ai poteri forti e al modello di sviluppo che questi disegnano per l’Italia.
Che i Comitati locali e gli amministratori della Valle di Susa abbiano mostrato più volte che la nuova linea ferroviaria ad alta velocità oltre che dannosa era inutile per Fassino non conta. Che la linea ferroviaria attuale possa agevolmente soddisfare la domanda di trasporto e che il problema sia il suo miglioramento e non la sua sostituzione è un tema che non viene nemmeno preso in considerazione. Anzi , il fatto che lo spostamento dei camion dalla strada alla ferrovia oggi non funzioni perché i tempi di carico e scarico – e non i tempi di trasporto si badi – sono biblici, proprio non viene preso in considerazione.
Chi sostiene l’Alta Velocità non è interessato a spostare già oggi traffico dalla strada alla ferrovia ma è interessato a fare una nuova linea ferroviaria e un “nuovo tunnel di base”, cioè una galleria di una cinquantina di chilometri tra Italia e Francia. Si badi, nessuno vuole vietare il passaggio dei treni ad alta velocità sulla linea storica – cosa che già accade – e nessuno vuole impedire il miglioramento della linea attuale, anzi.
Tutti, a partire dai pendolari avrebbero solo vantaggi da un miglioramento della linea. Il problema è che proprio la nuova linea e il nuovo tunnel di base sono il punto di contatto tra politica e affari. Una grande opera di questo tipo significa una spesa di miliardi di euro. Significa appalti, guadagni, profitti. L’Alta Velocità italiana è stata maestra in questo: il costo per chilometro dell’alta velocità in Italia e di 2 o 3 volte superiore – in alcuni casi fino a 5 – di quanto è costata nel resto dell’Europa. Si capisce allora perché di questa nuova linea se ne parli da decenni, ben prima dell’invenzione del corridoio 5. All’inizio degli anni 90 si parlava di fare una linea ad alta velocità solo per passeggeri per collegare Torino a Parigi.
Poi si è parlato di alta capacità per le merci, poi è arrivato il corridoio 5 e in nome dell’Europa ci hanno riproposto l’alta velocità – alta capacità. Le motivazioni sono cambiate radicalmente ma una cosa è rimasta: l’affare, la grande opera. Parlo di subalternità del PD ai poteri forti perché è evidente che sulle privatizzazioni - da quelle nazionali a quelle che si vogliono fare a livello locale – e sugli appalti relativi all’Alta Velocità si è giocata una buona parte di quella legittimazione che il PDS, poi DS, poi PD ha costruito nei confronti del padronato nostrano.
Lo ribadiamo, l’Alta Velocità in val Susa, è utile solo per le imprese che la vogliono costruire utilizzando il denaro pubblico. Quest’opera parla della subalternità della politica alle imprese ma la dice lunga anche sul carattere miserabile del capitalismo italiano. Incapace di sviluppare la tecnologica del pendolino, treno veloce in grado di adattarsi agli itinerari tortuosi, senza bisogno di nuove linee; bravissima a costruire lobbies per fare profitti a spese del contribuente attraverso le grandi opere. Per questo a Fassino diciamo di No.
La grande opera che serve in Italia non è la TAV ma un grande piano di ristrutturazione degli edifici pubblici a partire da quelli scolastici. Un piano che eviti al caduta dei soffitti sulle teste dei nostri figli e che permetta di coibentare gli edifici e di installare pannelli solari. Una grande piano di messa in sicurezza e di ristrutturazione energetica che migliorerebbe la funzionalità, permetterebbe risparmio energetico e lo sviluppo di una industria legata all’energia solare e al risparmio energetico a partire da un grande e duraturo intervento pubblico.
Ma questo PD preferisce Alta Velocità e rigassificatori e non un intervento pubblico orientato verso una riconversione ambientale e sociale dell’economia.Da questa posizione sbagliata ma non nuova Fassino oggi ci propone una evoluzione, dicendo che non farà più accordi elettorali con chi si oppone alla TAV. Su questa posizione è evidente che Fassino si stà preparando a rompere non solo con noi ma con tutta quella parte di amministratori e di popolazione della Val Susa che alla nuova linea e al tunnel di base si oppongono.
Infatti la cosa nuova che è accaduta in questi giorni è che è saltato per aria, con le dimissioni del suo presidente, l’organismo di concertazione messo in campo in questi anni per cercare di costruire il consenso delle comunità locali attorno alla scelta dell’Alta Velocità. La cosa nuova è quindi che il governo Berlusconi ha scelto di forzare la mano, di passare alla realizzazione dell’opera a prescindere dal consenso della popolazione della Valle e in questo contesto Fassino ha detto chiaramente da che parte si schiera il PD: con Confindustria e contro la popolazione della Valle. La nostra scelta principale per la Val di Susa è quindi l’allargamento del fronte del no e la ripresa della lotta, come fu nell’inverno del 2005 a Venaus.
La scelta di Fassino non è però una scelta locale: che in Val di Susa noi non facciamo accordi con chi è a favore della TAV lo sanno anche le pietre; non è questo il punto. Fassino propone di tradurre in generale sul piano amministrativo quella scelta politica del PD di costruzione di un bipolarismo tra simili già adottata da Veltroni a livello nazionale. Il punto è la costruzione in Italia, sia a livello nazionale che a livello di Enti Locali, di quell’alternanza tra simili che porta con se la morte della politica e dell’alternativa. Interessante a questo riguardo che il presidente PD della provincia di Torino – dove si voterà a primavera – si sbracci a dire che non rifarà l’accordo con Rifondazione perché contro la TAV.
Interessante che un consigliere e un assessore provinciale di Rifondazione Comunista, dopo il congresso, abbiano scelto di uscire dal partito per fondare un nuovo raggruppamento di sinistra, ovviamente garantendo la loro internità al centro sinistra. Rompere con Rifondazione ma nello stesso tempo costruirsi una copertura a sinistra, di una sinistra di governo, moderna, innovatrice, politicamente corretta e non comunista: questo è il disegno del PD per le prossime elezioni amministrative. La vicenda della TAV e la presa di posizione di Fassino sono quindi esemplificative dell’intera discussione oggi in corso nella sinistra: Costruire una sinistra interna al centro sinistra e genuflessa di fronte alla collaborazione tra PD e poteri forti o una sinistra autonoma dal PD, in grado – a livello nazionale come locale – di rappresentare gli interessi dei lavoratori e delle popolazioni locali?
Questa è la vera partita che giocheremo nei prossimi mesi e che la campagna stampa in corso cerca di occultare dietro stramberie varie e insinuazioni prive di fondamento. Per questo il passaggio delle prossime elezioni amministrative sarà decisivo e Rifondazione Comunista dovrà giocarlo evitando ogni elemento di subalternità al PD e costruendo attorno al progetto politico dell’alternativa il massimo di aggregazione possibile.
Paolo Ferrero