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PARTITO UNICO

Publie le lunedì 15 ottobre 2007 par Open-Publishing
10 commenti

Un mostro che nasce dai virus della storia

E’ l’ultimo atto burocratico di un’oligarchia suffragata stupidamente da un finto voto popolare, ma anche il primo atto di una consorteria politica che trascinerà il paese nelle moderne frontiere del totalitarismo.

Esagerazione?
No, il Partito Democratico è la cellula dell’autoritarismo, aggiornata al nuovo millennio, ma ugualmente assolutista. Il disegno dei processi politici futuri non potrebbe essere più chiaro.
Il paese rimarrà soffocato in una morsa unica che polarizzerà la politica, l’economia, i mass-media e la libertà individuale.

Il PD che sta prendendo forma sulla scena italiana si sta plasmando su due grandi filoni politici: i DS e la Margherita.

I Ds non sono un partito di sinistra da anni ormai (certo, qualcuno si salverà…), e il loro humus culturale è nutrito dal liberalismo, quindi economia di mercato, flessibilità e precariato. Inoltre, non solo hanno riabilitato Craxi e rinnegato il passato filo-marxista, ma hanno anche allacciato stretti rapporti di sudditanza con il potere vaticano; hanno stretto intricati quanto profondi rapporti col potere bancario; hanno sostenuto la strada di una giustizia flebile e garantista e si sono perfettamente integrati nel sistema di potere americano.

Dall’altra parte, la Margherita sostiene una politica di integralismo religioso e di totale asservimento alle direttive vaticane, avanzando azioni che contribuiscono a bloccare la ricerca medica e scientifica, rinchiudere il mondo della cultura in un ingiustificabile rispetto del dogma religioso, sostenere la politica del proibizionismo e della lesione dei diritti individuali e, proprio come i Ds, delegittimare la magistratura e quindi la giustizia, attaccando, come i loro amici di partito, i giudici e sostenendo la politica dell’indulto e della “giustizia creativa”.
Infine, entrambi sono legati all’Opus Dei e all’amministrazione americana, tanto che la guerra, per entrambi i partiti, è quasi un attributo imprescindibile dell’azione di governo, non importa che sia il Kosovo, l’Afghanistan o l’Iraq, basta che sia guerra, meglio se travestita da azione di pace o operazione internazionale, come se l’Onu o la Nato non fossero appendici dei militari e degli interessi americani.

Tutto questo costituisce il background culturale e politico del PD.

Per costruire il mostro servirà eliminare le zecche interne, quindi la sinistra eurocomunista (Rifondazione e Pdci), la sinistra legalista (Italia dei Valori) e la sinistra ambientalista (Verdi); insomma, servirà eliminare la sinistra.
I metodi utilizzati per eliminarli saranno due: o si integreranno progressivamente elementi di questi partiti fino a che il loro impoverimento non li esautorerà del tutto estinguendoli; oppure li si isolerà del tutto finché non scompariranno.

Prima di continuare, è bene tenere presente una condizione fondamentale: anche la destra vuole costruire il suo partito unico (e sarà presto realtà), con le stesse modalità, ma, cosa ancora più terrificante, molti suoi esponenti sarebbero favorevoli ad un futuro accorpamento al PD, per un grande partito di coalizione governativa.

Esponenti dei partiti più grossi, Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC. In un percorso analogo a destra che isoli e annienti i piccoli partiti estremi o semplicemente di alternativa.

Quale sia l’ambiente ideologico e culturale dei tre partiti sopra menzionati credo sia chiaro a tutti, tra xenofobia, capitalismo assassino, violenza politica, corruzione economica e massimalismo cattolico medievale.

Una prospettiva spaventosa.

Ecco quindi che l’oscena creatura politica si allarga e definisce: provate voi stessi ad elencare le attitudini e le componenti politiche, ideologiche e morali di essa alla luce di quanto abbiamo visto fino ad ora.

Un unico grande partito che raccoglie più dell’ottanta per cento del bacino elettorale, e che si configura come una compagine liberista, filo-americana, guerrafondaia, anti-giudiziaria, incostituzionale, reazionaria, cattolicamente fondamentalista, poco incline alla cultura e alla scienza e incentrata su un giro d’interessi economici inquantificabile.

Un partito unico che controllerà e soggiogherà l’intero potere politico italiano.
Il monopolio berlusconiano non risentirà di nessuna scossa, anzi ne uscirà potenziato e il sistema economico italiano si arenerà definitivamente sotto lo schiacciante peso dell’impero di Arcore.

Il sistema bancario sarà chiuso tra Mediolanum e il colossale intreccio che fa capo a Prodi, a Bianchi e all’americana Goldman Sachs, e che ha nei vertici Ds il braccio operativo.

Ecco quindi il secondo atto: controllo del sistema economico, controllo del mercato delle pubblicità, controllo del sistema bancario. E ovviamente, pressoché totale controllo sui mezzi di comunicazione, sia essa televisiva o cartacea, radiofonica e commerciale.

Ricordate ancora il mastodontico conflitto d’interessi di Berlusconi, no?

Il disegno è quasi completo: gli italiani quindi avranno un sistema politico a partito unico (legittimato da elezioni fantoccio – che garantiscono comunque il consenso di massa -), un’economia asservita al potere, i mass media come strumenti di propaganda e imbonimento (che veicolano le coscienze verso la riproduzione del potere dominante e la sua conservazione).
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Quindi il terzo atto: le pubblicità guideranno i nostri desideri, formeranno le nostre pulsioni, mentre il potere religioso vaticano, in evidente concorso di vedute col mostro del PD, controllerà la nostra moralità, i nostri costumi, i nostri istinti, la nostra sessualità.

E le normative tese a regolarizzare e controllare le sfere della sessualità stanno aumentando fin da questi giorni.

Il quadro è completo, il totalitarismo ha raggiunto così tutti i suoi obiettivi, e gli italiani non saranno altro che dei mezzi individui privati di coscienza nelle mani di una masnada di gerarchi che mediante i loro intrecci in ogni filo dell’esistenza ne controlleranno la stessa..

Messaggi

  • Il quadro descritto è invero abbastanza apocalittico e richiama alla mente le tinte fosche di "Blade Runner", ma non è lontanissimo dalla realtà dei fatti !!! Indubbiamente il dato più preoccupante è la previsione di una sostanziale omogeneità politica e di modalità di gestione del potere tra i due poli, quello veltroniano e quello berluskoniano. Come pure appaiono simili gli obiettivi e cioè accettare come dato di fatto la piena sudditanza della politica ripetto agli interessi dei potentati economici in un rapporto simbiotico , in cui lo spazio della democrazia sarà sempre più ridotto a stanchi rituali di finta e formale partecipazione !!!

    MaxVinella

  • Non so se tu hai delle prove che possano darti tanta sicurezza in quello che dici. Io ti parlo da persona profondamente di sinistra, ma non solo di sinistra come concetto politico, io sono di sinistra anche a livello ideale e pratico. Io condivido il concetto di sinistra come creatività, cambiamento, innovazione, progresso, miglioramento, lotta alla povertà, giustizia, uguaglianza di diritti e democrazia (ma democrazia vera). Io penso che il quadro a cui hai dato vita con delle pennellate di esagerato allarmismo sia alquanto irreale e controverso. Il PD è una delle cose piu importanti create in Italia negli ultimi decenni. Anche se tu non condividi quelle che sono le idee del PD non puoi certo screditare ciò che stanno facendo. Stanno smuovendo la politica italiana, o cercando di farlo, ed è importantissimo in un paese in cui domina l’antipolitica, in un paese che è stato comandato per anni da una delle persone più corrotte e che ha compiuto piu crimini sulla terra. Il PD inoltre è un partito riformatore e in questo sta la vera essenza del concetto di sinistra. E, anzi, ha intuito la vera forma che può avere il comunismo in un paese come l’Italia, il riformismo. L’Italia non è piu il paese nel quale puoi far scoppiare la rivoluzione, perchè anche chi è di sinistra ha la pancia piena e non si scomoda a perdere il suo status di "pancia piena" per combattere una rivoluzione che alla fine potrebbe essere benissimo repressa (perchè ricordiamo che una buona metà degli italiani non ha alcun interesse nella rivoluzione e, amzi, la teme). In Italia il Comunismo ( e quando dico Comunismo non mi riferisco a quello sovietico, ma un’idea fondata da Carl Marx e che però si è adattata ai tempi moderni) deve presentare se stesso attraverso le riforme, lentamente in modo da essere compreso e apprezzato per quello che è, la forma migliore e più intelligente di convivenza fra esseri umani. Inoltre ricordiamo che un Comunismo puro non è possibile, è pura utopia, quindi, secondo me deve essere visto come un limite matematico al quale una funzione si avvicina all’infinito ma che non tocca mai. Si devono introdurre le proposte comuniste, socialiste, poco alla volta tendendo a quella grande idea che è il comunismo. Saltare le tappe e cambiare tutto e subito è inutile perchè non tutti ne comprenderebbero i vantaggi e anzi ne sarebbero impauriti e marcerebbero contro.
    Inoltre credo che un ’alleanza fra PD e CDL è impossibile perchè nessun cittadino di sinistra voterebbe per il partito di Berlusca. Probabilmente solo gli intelligentissimi elettori di forza italia voterebbero una colizione allargata centrodestra-centrosinistra, nonostante la propaganda. Del resto anche oggi siamo un paese semilibero e la propaganda c’è già (se c’è gente che vota Berlusconi!). Il PD come mostra divoratore ornato con i simboli della dittatura sinceramente mi sembra una prospettiva davvero fantasiosa e fiabesca. Il PD è un’esempio per l’Italia che deve rinnovarsi, che deve cominciare a produrre idee anziché riciclare quelle vecchie o prenderle a prestito da qualcun’altro. E questo non vale solo per la poilitica, ma per tutta la cultura italiana, e parlo da attore, e non attore che sa fingere e dice stronzate, ma come amante dell’arte e della creatività, e uniche doti che rendono l’uomo immortali e strettamente legate con l’idea di sinistra.

  • Scusate non ho scritto il mio nome nel commento precedente, mi chiamo Raffaele

  • Qualcuno è in grado di indicarmi un solo paese dell’occidente industrializzato in cui vi sia un governo di "sinistra" che non stia attuando quel tipo di politiche che venticinque anni fa sarebbero state state etichettate di "destra" da parte della sinistra di allora?

    Credete che la società civile di allora fosse più stupida di adesso, e che il suo lessico politico fosse più rozzo di quello attuale? Credete che la sinistra di allora, che aveva un’intensa vita intellettuale (coronata da una ricca editoria propria) e non si abbeverava alle fonti videocratiche della lottizazione Rai e del berlusconismo, avesse una cultura politica più scadente della "sinistra" di adesso? E se non credete questo a chi vorreste fare più credito, alla cultura politica di allora o a quella di adesso? Alla proprietà linguistica del discorso politico di sinistra di allora o a quello di adesso?

    E se accettate l’ipotesi di un degrado culturale intervenuto nel frattempo nella sinistra, come vi spiegate che in base alle più sofisticate categorie interpretative di una volta, ripeto, non esiste oggi un solo governo di "sinistra" nell’occidente industrializzato che non stia facendo politiche di "destra"?

    Questa analisi della dialettica interna all’Unione, tra il PD cattivo e il resto della sinistra buona (tra cui ci sarebbe anche Di Pietro) ignora completamente il dato sistemico del declino di ogni vera sfida politica organizzata, e tale da affiorare a livello delle politiche di governo, all’ordine del capitale industriale e finanziario.

    Solo in Germania l’ala sinistra della SPD e gli ex comunisti dell’ex del PDS si sono posti ostentatamente fuori da ogni logica di coalizione di governo perché sanno che o si ricreano uno spazio politico autonomo o si estinguono come forza politica che abbia un ruolo significativo. In Italia, la cosiddetta "sinistra", la vittima delle mire del PD, non è neanche capace di denunciare l’imbroglio del bipolarismo e di impegnarsi per un coerente ritorno al proporzionale, proprio per seguire l’esempio tedesco, a tal punto sono stati corrotti dal potere e non sono in grado di prescindere dalla logica delle coalizioni vincenti (costruite su un programma, subito rinnegato dalle componenti moderate della coalizione, che non vengono mai accusate per questo di esercitare un "potere di ricatto" che, per definizione, appartiene solo ai "massimalisti").

    Qualcuno ha pensato che il PD, in un momento in cui la destra è in testa nei sondaggi, è semplicemente finito se non fosse per l’alleanza con la sinistra radicale, dato che non vi sono prospettive di Grosse Coalition? Il bau bau veltroniano, che è stato descrito nell’articolo di apertura di questa discussione, sta mettendo le penne al riparo dei voti di Bertinotti e Diliberto. Perché invece di leggere questi fatti all’insegna di categorie come la rivalità o la difficile coesistenza, non si guarda alla maniera del tutto organica in cui una coalizione di centro-sinistra sta funzionando da incubatrice del PD e delle sue logiche peggiori?

    Gianluca

    http://achtungbanditen.splinder.com/

    • "Anche se tu non condividi quelle che sono le idee del PD ..."

      Sarei curioso di conoscerle queste idee ...

      Per adesso si vede un qualcosa di indistinto che non solo non ha assolutamente contenuti "di sinistra", nemmeno nel senso più smaccatamente "riformista" ( ed il rifiuto di aderirvi di tutti quelli che ancora si definiscono "socialisti" è cosa assai indicativa), ma addirittura mi sembra preludere a logiche di deriva autoritaria se non direttamente reazionaria ( e le campagne sui "lavavetri", le logiche questurine alla Kofferati appaiono altrettanto indicative).

      R.

  • La mancanza di prospettive rivoluzionarie concrete ed immediate non giustifica atteggiamenti remissivi di acritica e passiva accettazione di politiche finto-riformiste modellate sugli interessi della Confindustria, della Casa Bianca e del "Pastore Tedesco" !! Occorre viceversa impegnarsi per diffondere pensiero ed idee antagonistiche, capaci comunque di scavare nelle coscienze e creare le condizioni per modificare modelli che sono soprattutto culturali e poi politici, come diretta conseguenza di conformismo ed dell’inconsapevole accettazione di modi di comportamento imposti dai media di regime e dall’industria dell’entertainment.

    E’ chiaro che ottenere risultati nell’immediato è molto difficile, ma non credo che non si possa fare nulla, ma credo invece che si possa fare qualcosa, poco magari, ma qualcosa si può fare !! Anche i nostri padri ed i nostri nonni durante il fascismo riuscirono bene o male a mobilitarsi e a creare strutture più o meno di contrasto nei confronti del regime, ma ci volle una guerra e l’intervento degli angloamericani per ribaltare la situazione.

    Questo significa che ci sono condizioni al "contorno" che influenzano e determinano gli eventi e gli equilibri interni difficilmente scalfibili in tempi rapidi con l’impegno e l’azione individuale !! I filosofi della scuola di Francoforte : Adorno, Marcuse, Horkheimer erano molto scettici circa la possibilità di mettere in piedi una strategia capace di opporsi nell’immediato allo "status quo" e rimandavano il tutto ad un futuro molto lontano in cui l’umanità, presa coscienza della necessità di usare la ragione e la razionalità anche a scopi sociali e di superare la "voluptas" del dominio dell’uomo sull’uomo, avrebbe probabilmente mollato il capitalismo per un qualcosa di più accettabile per tutti !!

    Più recentemente Marcuse ha un pò attenuato questa impostazione lasciando intravedere la possibilità in tempi meno storici di riuscire ad operare positivamente in quella direzione, valorizzando il ruolo dei movimenti e la capacità di lotta del "sud" del mondo e delle fasce sociali più diseredate e ormai ridotte in schiavitù !! Non facciamoci comunque illusioni: i cambiamenti epocali li vedranno i nostri pronipoti !!

    MaxVinella

    • MaxVinella: I filosofi della scuola di Francoforte : Adorno, Marcuse, Horkheimer erano molto scettici circa la possibilità di mettere in piedi una strategia capace di opporsi nell’immediato allo "status quo" e rimandavano il tutto ad un futuro molto lontano in cui l’umanità, presa coscienza della necessità di usare la ragione e la razionalità anche a scopi sociali e di superare la "voluptas" del dominio dell’uomo sull’uomo, avrebbe probabilmente mollato il capitalismo per un qualcosa di più accettabile per tutti !!

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      Per non lasciare l’ultima parola a Adorno, Marcuse, e Horkheimer colgo l’occasione per portare avanti una mia piccola campagna personale di proselitismo invitando alla lettura di "Guardando indietro", romanzo utopistico di Edward Bellamy, pubblicato nel 1888 negli USA. L’autore, che non era né un marxista né un anarchico, ma aveva una formazione cristiano-evangelica, ebbe uno straordinario impatto sulla classe operaia americana a cavallo tra ottocento e novecento (roba vecchia, insomma...), superiore a quella di Marx e della Seconda Internazionale. Purtroppo sia il romanzo che l’autore, a quanto ne so, sono praticamente sconosciuti in Italia.

      In Guardando Indietro, Bellamy, in forma romanzesca svolge alcune tesi interessanti. Una di queste — in totale conflitto con la Scuolo di Francoforte — è che nel capitalismo maturo una "svolta epocale", di tipo socialista e basata sulla socializzazione dei mezzi di produzione, non solo può aver luogo da un momento all’altro, ma l’implementazione delle trasformazioni necessarie per una società davvero a misura d’uomo, basata sui principi di solidarietà ed uguaglianza, può aver luogo rapidamente e con successo nell’arco di una o due generazioni.

      Non mi interessa al momento discutere da un punto di vista teorico se avesse ragione la Scuola di Francoforte o Bellamy sulla questione dei tempi; soprattutto non mi interessa stabilire quanto le tesi di Bellamy fossero "realiste" (cioè quanto si adattino ai nostri pregiudizi circa la realtà e le possibilità umane di cambiarla). Mi accontento di sottolineare la straordinaria capacità visionaria di Bellamy, e l’acume con cui lui trattava tutti i problemi connessi alle contraddizioni del capitalismo. Il valore del suo romanzo è soprattutto quello di costituire una fonte di profonda ispirazione e ottimismo per chi non si rassegna ad accettare passivamente lo stato di cose esistente.

      Gianluca — http://achtungbanditen.splinder.com/

    • Caro Gianluca, se riesco a trovarlo lo leggerò senz’altro !! Però confrontare le teorie della Scuola di Francoforte, che ha costituito uno dei capisaldi della filosofia del novecento, con quelle di Bellamy mi sembra un pò azzardato. Comunque anch’io non condivido appieno tale pessimistica visione e credo possibili eventi di cambiamento politico-sociale in tempi meno storici.

      MaxVinella

    • MaxVinella: Caro Gianluca, se riesco a trovarlo lo leggerò senz’altro !! Però confrontare le teorie della Scuola di Francoforte, che ha costituito uno dei capisaldi della filosofia del novecento, con quelle di Bellamy mi sembra un pò azzardato.

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      Caro Max, effettivamente io sono un tipo un po’ azzardoso. Comunque, mi pare che qui il punto di vista della Scuola di Francoforte, nella tua posizione, prenda forza solo in virtù di un argomento ad auctoritas, legato al prestigio di quegli autori.

      Sulla base dei riconoscimenti accademici goduti nel corso del novecento dovremmo allora fare i conti anche con il neopositivismo logico, contro cui il marxista che è in me si oppone con tutte le forze, anche perché costituisce la base filosofica di tutte le teorizzazioni in campo politico ed economico che giustificano le post-democrazie globalizzate in cui viviamo.

      Più sulla questione del merito, un grande libro di Umberto Eco degli anni 60, Apocalittici e Integrati — scritto al’epoca in cui Eco votava per il PSIUP e firmava appelli contro l’assassinio questurino di Pinelli, a differenza di ora che firma appelli a favore di Israele e fa la "grande firma" del gruppo Caracciolo-L’Espresso — conduce una critica semplicemente devastante verso Adorno e il suo pessimismo, che non riflette altro che l’elitismo della sua posizione aristocratica, incapace di mettersi in sintonia con quelle masse popolari i cui interessi lui pretenderebbe di esprimere con le sue pose accademico-rivoluzionarie (senza menzionare che nel periodo americano Adorno scriverà cose apertamente reazionarie). Non so se la demolizione di Adorno da parte di Eco sia veramente convincente e definitiva, ma è stata sufficiente a me per farmi perdere ogni timore revenziale verso il suo nome.

      Gianluca — http://achtungbanditen.splinder.com/

    • Caro Gianluca, ho conosciuto Eco nel 1967 quando insegnava alla Facoltà di Architettura di Firenze e ricordo che le sue teorie strutturaliste erano pochissimo apprezzate dal "movimento studentesco" e l’accusa più gentile che gli indirizzavano era quella di essere molto poco "apocalittico" e viceversa molto "integrato". Ed infatti la sua successiva trasformazione in scrittore di best sellers conmerciali, ha confermato quel giudizio !! Per tornare ad Adorno ed alla sua scuola è in parte vero quello che Tu affermi e molte di quelle sue posizioni reazionarie sono poi state riprese e portate avanti dal suo allievo Habermas, la cui attuale visione politico-filosofica si colloca lontano anni luce dalle originali posizioni francofortesi. Comunque secondo me la posizione più corretta rimane quella dell’ultimo Marcuse.

      MaxVinella