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PENSIONI ... SE QUESTA è UNA TRATTATIVA .....
Publie le mercoledì 18 luglio 2007 par Open-Publishing1 commento
Pensioni: Per Cgil Cisl Uil non esiste una emergenza pensioni. I conti sono
a posto: Ma allora su cosa stanno trattando ? - Sulle dichiarazioni
sindacali di questi giorni c’è da rimanere a bocca aperta - Non sanno più
quel che dicono e cosa vogliono ... se questa è una trattativa !!!
Epifani ... da ww.rassegna.it - 16 luglio 2007
L’accordo sulle pensioni o si farà questa settimana, oppure se ne riparla
a settembre. I sindacati, Cgil in testa, hanno tracciato il "limes" oltre
il quale questa estenuante trattativa non potrà andare. Le confederazioni
non firmeranno intese con i lavoratori in ferie, né si faranno attirare in
una replica dell’accordo di luglio ’92, quando ben altri pericoli economici
costrinsero Cgil-Cisl-Uil a sottoscrivere col governo Amato un patto che
salvò l’Italia dal default bloccando la contrattazione e gli aumenti
salariali. Ma quelli, appunto, erano altri tempi. E altre erano le
emergenze. Oggi i conti sono sotto controllo, e l’allarme sulle pensioni
sembra molto più strumentale che sostanziale.
Ancora più esplicita la dichiarazione di Angeletti (che già avevamo
pubblicato sul sito qualche giorno fa .... leggi al link
http://www.coordinamentorsu.it/doc/altri2007/2007_0808_angeletti.htm )
A questo punto sorgono delle domande ovvie e banali da rivolgere ai nostri
segretari nazionali.
Se in materia previdenziale, i nostri segretari riconoscono non esistere
alcuna emergenza , che anzi i conti sono sotto controllo, che infine
l’allarme sulle pensioni sollevato dal Governo è più strumentale che
sostanziale, che addirittura (come dice Angeletti) sulle pensioni il
Governo vuole solo fare cassa ... ma su cosa stanno trattando allora col
Governo ????
Non certo per salvare le pensioni (visto che i nostri segretari riconoscono
non esserci nessun problema di equilibrio nella spesa previdenziale).
Il dubbio è che, come dice lo stesso Epifani, la questione sia pari pari a
quella del 1992 (abolizione della scala mobile) quando si ridussero i
salari e si abolirono le dinamiche che li salvaguardavano nonostante che i
salari Italiani fossero i più bassi d’Europa, e questo solo perchè
Confindustria piangeva miseria.
Epifani ricorda come nel 1992 una emergenza economica costrinse i sindacati
a firmare per l’abolizione della scala mobile e la dice giusta. Anche
quella volta i sindacati firmarono costretti dalle controparti, per salvare
il Governo Amato, e non certo dai lavoratori che non si degnarono neppure
di sentire.
Era per salvare l’Italia (ci dicevano allora ed ancora adesso ci ripetono)
ma abbiamo visto come è finita. Profitti e rendite alle stelle.
E l’Italia ?? L’occupazione (sopratutto nelle grandi fabbriche è stata
falcidiata ed abbiamo perso numerosi settori strategici), gli investimenti
sono diminuiti quantitativamente e qualitativamente (tanto che oggi
l’occupazione media è di 4 addetti per impresa e la nostra competitività
complessiva è al lumicino) ed è aumentata la precarietà, occupazionale,
salariale, contributiva, i salari sempre più bassi e le pensioni, private
di una rivalutazione periodica sono da fame.
I nostri segretari nazionali ci dovrebbero spiegare perchè, nonostante i
conti Inps dicano il contrario, hanno accettato ora di aprire una
trattativa sulla riduzione delle nostre pensioni senza chiedere alcun
mandato ai lavoratori. Si sono sentiti costretti come nel 1992 ?
Costretti da chi, visto che non hanno fatto una assemblea.
Hanno aperto sull’ipotesi degli scalini, sull’idea di rimettere mano ai
coefficienti, ed ora (in piena trattativa e solo perchè spazientiti dalla
lungaggine del Governo) ci vengono a dire che i conti Inps vanno benissimo
e che non c’è ragione alcuna per toccare le pensioni.... (grazie ... lo
sapevamo già .. e da un pezzo ...).
L’amaro è che non lo dicono per cambiare il senso della trattativa, ma
solo per minacciare il Governo ... o l’accordo lo facciamo subito o
altrimenti ... (apriti cielo) .. se ne riparla a settembre.
Se i nostri segretari dicono di voler trattare comunque col Governo
un’ulteriore taglio al sistema previdenziale, pur sapendo che non vi è
alcuna ragione oggettiva a giustificarlo, non è per caso che anche
stavolta i nostri segretari di Cgil Cisl Uil si sono messi in testa di
salvare l’Italia (o più probabilmente il Governo), senza dircelo prima e
mettendo sul tavolo ancora una volta le nostre retribuzioni e le nostre
pensioni ??.
Non faremo come nel 1992, ripete Epifani, ma nessuno ci crede ..... nemmeno
lui ... altrimenti perchè si ostina a voler fare un accordo che taglia le
pensioni anche quando non vi è alcuna ragione di tenuta del sistema
previdenziale per farlo.
C’è da sperare che abbiano almeno la dignità di sottoporre ad un vero
referendum nei luoghi di lavoro l’accordo che vogliono firmare.
La loro professionalità sindacale, sul come hanno condotto questa vicenda,
non ne esce bene di fronte ai lavoratori (roba da congresso straordinario e
da rifacimento di tutto il gruppo dirigente), la fiducia l’hanno già persa
(non si capisce più cosa dicono e cosa vogliono se non che vogliono
firmare ed alla svelta), ci manca solo che perdano anche la faccia evitando
di sottoporre a referendum il loro accordo.
Aspettiamo il Referendum, ma non di quelli finti.
Vogliamo comitati elettorali a tutti i livelli (dal singolo luogo di lavoro
e lega di pensionati fino al nazionale) parimenti formati dai favorevoli
all’accordo e dai contrari, vogliamo che il referendum sia organizzato su
un lasso di tempo necessario e sufficiente per farlo precedere da assemblee
in tutti i luoghi di lavoro e leghe dei pensionati, dove esercitare il
diritto a discutere dei lavoratori alla presenza di relatori distinti sulle
ragioni sia del SI che del NO all’accordo.
Vogliamo cioè una decisione democratica, che coinvolga tutti i lavoratori
e non solo gli iscritti ..... o è chiedere troppo ???
Epifani però non ci faccia lo sgarbo che ci ha fatto Trentin, di
dimettersi da segretario generale della Cgil subito dopo la firma per
l’abolizione della scala mobile perchè non sapeva come andarlo a spiegare
ai lavoratori (siamo sicuri che in Cisl e Uil questo non succederebbe mai).
I nostri segretari sono attesi nelle assemblee per venire a dire ai
lavoratori che i conti Inps sono a posto, ma abbiamo pensato comunque di
concordare un taglio alle vostre pensioni, non fosse altro per spiegare il
perchè !! .. Non certo perchè c’era una emergenza pensioni.
Non era più semplice usare questi mesi per una mobilitazione sindacale per
puntasse all’abrogazione dello scalone Maroni, partendo dalle stesse
argomentazioni con cui Cgil Cisl Uil lo avevano allora contestato, e cioè
che i conti Inps sono a posto e nulla giustifica un taglio sulla previdenza
???
Certo, ci volevano sindacalisti di spessore per fare questo ...
sindacalisti ... appunto !
17 .07. 2007 Coordinamento Rsu
http://www.coordinamentorsu.it/doc/altri2007/2007_0716_rassegna.htm
Messaggi
1. PENSIONI ... SE QUESTA è UNA TRATTATIVA ....., 18 luglio 2007, 14:34
La maledizione di luglio
In pochi giorni abbiamo assistito alla fine di fatto del lungo ciclo segnato dagli accordi del luglio 1993. I contratti nazionali del Pubblico Impiego (seguito dalla prima applicazione per i ministeriali), dei chimici, delle Poste e le ombre che da questi rinnovi si prioiettano su quello dei metalmeccanici ed altre categorie, segnano un superamento - in peggio - dei già pessimi e famigerati accordi di 14 anni fa, senza attendere quel de profundis ufficiale che da tempo Confindustria chiedeva.
Triennalizzazione dei contratti, scomparsa degli arretrati nel computo degli aumenti, crescente e scambievole flessibilità salariale ed oraria, meritocrazia salariale individuale e di azienda, naturalizzazione della Legge 30, deroghe ai CCNL, decisionismo degli apparati dei sindacati di categeoria al di fuori ed in mancanza di una strategia contrattuale intercategoriale, hanno portato in poco tempo all’abbandono di quel sistema di riferimento che ormai funziona solo come modalità di calcolo al ribasso degli aumenti contrattuali per il dannato meccanismo dei tetti di inflazione programmata.
Poco male, dato che da tempo certa sinistra sindacale chiedeva il superamento della cosiddetta concertazione, per restituire autonomia alla vera contrattazione. In realtà, se la concertazione era già finita durante il governo di centro-destra, appare del tutto inutile oggi, dal momento che l’obiettivo degli apparati delle organizzazioni sindacali di vertice era ed è quello di svolgere un ruolo di vero e proprio partneriato con la classe politica di centro-sinistra e quella padronale, come in un grande consiglio di amministrazione d’azienda.
Se l’accelerazione di questi ultimi tempi era già annunciata dalla normalizzazione in casa CGIL (ai danni della FIOM e di delegati troppo ligi al ruolo di rappresentanti reali dei lavoratori e delle loro decisioni assembleari), il suo sfociare in accordi così condivisi da sorrisi e comune soddisfazione delle parti, è stato possibile grazie al diffondersi di un progetto e di un processo di aggregazione interclassista che sta attraversando le organizzazioni sindacali di vertice, i partiti del centro-sinistra, e che si candida a nuovo blocco di potere nel paese.
Non ha ancora un simbolo, né sedi e bandiere, non ha ancora un leader né organismi dirigenti, eppure ha già un nome che influenza, indirizza molti aspetti della vita economica e sociale, scompagina gli schieramenti e le alleanze di potere incrostatesi nel corso del decennio passato.
Senza risparmiare gli apparati sindacali, CGIL in primis.
Eccolo il Partito Democratico, il quale nonostante lo scetticismo analitico della sinistra rivoluzionaria oppure le accuse di tramare nell’ombra che salgono dalla sinistra radicale, aveva già scritto i contenuti di quei rinnovi contrattuali, se solo si vogliano leggere i memorandum, le pre-intese, il dpef, il manifesto dei sindacalisti, che da mesi parlano chiaro.
La stessa psico-trattativa sulle pensioni si sta avviando alla sua conclusione tra tenersi l’antidemocrratico scalone di Maroni o salire il democratico combinato di scalini e pianerottoli degli esponenti PDisti alla trattativa con claque in platea.
Messe le mani esplicitamente anche sull’ennesimo referendum elettorale, il PD punta al futuro, che il governo Prodi duri 3 o 5 anni.
Sta cambiando la scena, ma anche le quinte e - perché no - anche i camerini. Nuovi attori quali la Sinistra Democratica di Mussi, il Partito Comunista dei Lavoratori di Ferrando, il Partito dell’Alternativa Comunista, le ali sinistre del PRC quali Sinistra Critica e l’Ernesto, sembrano senza copione, e così pure grandissima parte del sindacalismo di base che guarda e si alimenta a queste aree.
E’ una situazione che potrebbe avere il suo culmine con l’accordo sulle pensioni e con i rinnovi contrattuali in corso, ma in piena estate, proprio come quel luglio del ’93.
Un grande peso grava ora sulla FIOM, rimasta praticamente sola su 2 fronti: le pensioni ed il contratto; ma un peso non meno grande grava sui sindacati di base che si accontentano di tante particine.
Eppure una conflittualità diffusa, una vertenzialità sempre avvertibile, un contenzioso sempre aperto sono riscontrabili nelle aziende.
Non mancano attivisti sindacali e militanti disorientati da un possibile esito catastrofico della trattativa sulle pensioni.
Occorre mettere a nudo il nuovo blocco di potere del PD e costruire le basi per le lotte di una nuova opposizione sociale, sindacale e culturale, senza opportunismi e verticismi, su basi libertarie e di classe.
Donato Romito
Bari, 16 luglio 2007
http://www.anarkismo.net/newswire.php?story_id=5985