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PERCHE’ SIAMO CONTRARI AL PDL di CGIL-CISL-UIL sulla NonAutosufficenza

Publie le martedì 14 marzo 2006 par Open-Publishing

LA PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE DEI SINDACATI PENSIONATI CGIL-CISL-UIL: INUTILE, CARENTE E SBAGLIATA.

Da diverse federazioni e compagni ci è stata sollecitata una presa di posizione in merito alla proposta di legge di iniziativa popolare per la non autosufficienza promossa dai sindacati pensionati CGIL-CISL-UIL.

Facciamo presente che come PRC abbiamo preso posizione e votato in modo contrario al testo di legge unificato approvato dai partiti del centro destra e centro sinistra nella commissione Affari sociali della Camera dei Deputati, peraltro mai passato in Aula per opposizione del Governo (il quale si è opposto ad istituire una nuova tassa).
La proposta sindacale è simile, se non peggiore, di quella parlamentare.
Facciamo inoltre presente che in Lombardia ed in altre regioni, successivamente a livello nazionale, abbiamo presentato una nostra proposta di legge che andava in tutt’altra direzione.

Pertanto la nostra posizione è quella di non firmare tale progetto.

In sintesi la nostra posizione come risulta dal “Compendio per il diritto alla Salute”, nel capitolo che riguarda la cronicità e non autosufficienza è riassumibile:
1. Il diritto alla salute è garantito dalla Costituzione. Le leggi, particolarmente quella di Riforma Sanitaria stabilisce che le cure sono dovute a tutti i cittadini, “qualunque sia la causa, le fenomenologia e la durata della malattia”. I circa 800.000 (150.000 in Lombardia) malati cronici non autosufficienti sono per la gran parte anziani (molto anziani) e molto malati (affetti in genere da più di una patologie). Si tratta pertanto di persone malate che hanno e devono avere diritto ad essere curate dal servizio sanitario nazionale.
2. Il PRC ha sostenuto e sostiene quelle associazioni e quelle persone e famiglie che rifiutano le dimissioni selvagge dagli ospedali (un preciso articolo della nostra proposta di legge lo affermava). All’Ospedale Sant’Anna di Como ad esempio una persona appoggiata dall’associazione lombarda “Senza Limiti” e dall’associazione ASVAP 5 di Como, per opposizione alle dimissioni è rimasta cinque anni ricoverata nel reparto di geriatria, dopo varie vicende, lettere, incontri e trattative, la persona (malato di Alzheimer) è stata trasferita in una RSA totalmente a carico dell’ente pubblico (A-USL e Comune di Como).
3. Il PRC inoltre sostiene che debba essere applicato il decreto legislativo 130/00 articolo 2 comma 6 (che prevede, in caso di partecipazione alla spesa per il ricovero residenziale, l’intervento esclusivo del cittadino che usufruisce del servizio e non dei famigliari).. Da tempo in Piemonte è stata deliberata la sua applicazione, recentemente anche nelle Marche per presa di posizione da parte dell’assessore ai servizi sociali, Marco Amagliani del PRC. Molti comuni lo hanno fatto proprio e lo stanno applicando, anche in Lombardia. Recentemente è stato fatto un accordo fra ASL di Milano 1 e comune di Garbagnate nel quale le parti si impegnano ad applicarlo nella RSA Sandro Pertini. Un’interrogazione in data 21 dicembre 2005 a firma di tutti i partiti dell’UNIONE è stata presentata alla Giunta regionale della Lombardia per chiedere di applicare il decreto legislativo citato, così come è avvenuto in Piemonte.

Una proposta di legge nazionale può essere utile se modifica quanto già definito dall’articolo 54 della legge finanziaria per il 2003 che riprende il DPCM del 29.11.01 (definizione dei livelli essenziali di assistenza) per la parte che riguarda gli anziani cronici, i tossicodipendenti, i malati di AIDS, i malati mentali, le persone con gravi disabilità, che stabilisce, anzitutto che tutti costoro hanno diritto alle cure, ma aggiunge una partecipazione alla spesa nella misura che eccede l’intervento dello servizio sanitario nazionale fissato per gli anziani cronici in almeno il 50% del costo. Il decreto, quindi la legge stabilisce che il resto della spesa deve essere coperto dall’utente (non dai famigliari) e, in caso di impossibilità, dal Comune. In altri termini la proposta di legge avrebbe dovuto sottolineare di nuovo il diritto alle cure delle persone croniche non autosufficienti, ridefinire, adeguare ed ampliare i servizi pubblici su tutto il territorio nazionale e sancirne la gratuità.
In particolare un’eventuale proposta di legge, (ad esempio come quella che abbiamo promosso in Lombardia, che regolarmente è stata bocciata dal Consiglio regionale) dovrebbe contenere la necessità di istituire un vero Servizio di Cure Domiciliari per evitare, dove è possibile, il ricovero in strutture residenziali. Per fare ciò è necessario, secondo la letteratura sull’argomento, che gli attuali servizi di cure domiciliari presenti in Italia, vengano ampliati di 9 volte.

L’istituzione del fondo per la non autosufficienza (meglio cronicità e non autosufficienza) avrebbe potuto essere accettato se fosse stato chiaro che questo doveva essere inserito in un capitolo del fondo sanitario nazionale e regionale per rispondere a tutte le necessità di natura preventiva, riabilitativa e curativa (domiciliare e residenziale) delle persone colpite.

La nostra critica fondamentale al Fondo stabilito nella proposta di legge dei sindacati è essenzialmente di due tipi:
a) Non afferma chiaramente che le persone affette da cronicità e non autosufficienza siano malate, quindi a totale e pieno carico della Sanità Pubblica (anche contraddicendosi quando all’articolo 1 comma 1 fa riferimento all’Organizzazione Mondiale della Sanità);
b) istituisce un fondo essenzialmente alimentato dagli attuali emolumenti obbligatori per le persone con invalidità, sordomutismo e cecità, che quindi vengono aboliti (il resto è aria fritta), per poi fornire “titoli di credito” (denari) ai non autosufficienti con modalità da definire
In pratica è un’assicurazione, gestita, in più, dal Ministero del Lavoro, che crea confusione e crea un precedente pesante in una situazione in cui vi sono molti che vogliono sostituire il sistema sanitario nazionale con forme di assicurazione privata.

Per fornire maggiori argomenti e dettagli alleghiamo le critiche che sono state fatte, in apposito articolo, dalla rivista “Prospettive Assistenziali” di Torino che riteniamo condivisibili.

Milano, dicembre 2005

PRC LOMBARDIA COMMISIONE SANITA’ E POLITICHE SOCIALI