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PRC/ CENTINAIA DA BERTINOTTI SU NON VIOLENZA, MA NON SONO...

Publie le lunedì 8 novembre 2004 par Open-Publishing

"Potere non necessario per fare politica. Anzi, seleziona..."

"Se alziamo gli occhi al mondo - ha esordito Bertinotti - è difficile non tentare di fare i conti con la pratica della violenza. La guerra, teorizzata come preventiva, infinita e indefinita divora la politica, è uguale al suo avversario: il terrorismo". Il dictat è "sottrarsi, cercare un’altra strada", che è quella della "non violenza". Insiste il segretario del Prc su uno dei temi che lo hanno portato alla ’rottura’ con le realtà più radicali: i Disobbedienti, soprattutto quelli del nord-est, peraltro in piazza domani a Roma per il reddito sociale con la base del partito di Bertinotti (i giovani, che stasera non c’erano). Ma, d’altronde, continua, "un avanzamento culturale è necessario, porta a dolorose rotture, ma bisogna rompere le lenti che ci impediscono di vedere ciò che accade".

"Non bisogna prendere il potere per agire la politica", continua Bertinotti, partendo dalla storia del comunismo e del movimento operaio. E comunque "il potere devi sottoporlo a critica: non puoi pensare che se ce l’hai è buono e se non ce l’hai è cattivo". Perché "potere e violenza selezionano anche le forze che vogliono cambiare, mentre la non violenza produce la massima idea di uguaglianza tra le forze che vogliono cambiare il mondo" e non vuol dire "rinunciare alla rivoluzione, essere mansueti, non è elemento di garbo, ma esercizio di capacità critica". Insomma, "la liberazione non solo come conquista, ma come partecipazione". E poi "no a guerra e no alla lotta armata".

E gli Zapatisti, i palestinesi, Genova 2001? "Anche gli Zapatisti dicono che se indossi troppo il fucile finisci per diventare la sua protesi - dice Bertinotti - e in Palestina ci sono donne e uomini che si incontrano, non rinunciano ad un loro stato ma rifiutano il paradigma del terrore, non si lasciano assorbire dal potere". Quando a all’anti G8 2001, l’idea è sempre quella: "A Genova - dice Bertinotti, anche davanti ai radical chic - venne ordita la repressione preventiva, costruita nell’architettura, la città fu progressivamente ghettizzata e da quell’elemento nasce il conflitto politico. Negli anni ’70 ci sarebbe stata una strage, nel 2001 il movimento si è sottratto a questa logica: ha agito come un’onda evitando, in tutti i casi, che la spirale crescesse".

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