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PROPOSTA APERTA DI COSTRUZIONE DELLE RETI PER IL DIRITTO ALLA SALUTE

Publie le lunedì 10 ottobre 2005 par Open-Publishing

Il Cobas nasce come esperienza politico-sindacale e culturale, dove nessuno di questi tre elementi può essere indipendente dagli altri. E’ proprio partendo da questo semplice presupposto che come Cobas Sanità abbiamo cercato di avviare in questi anni un percorso che non fosse esclusivamente relegato alle tematiche strettamente sindacali degli operatori della salute, ma tenesse sempre presente le conseguenze sociali e politiche delle scelte sanitarie di questi ultimi anni.

I processi di aziendalizzazione in sanità, nati con il centro-sinistra e proseguiti con i governi di centro destra, hanno progressivamente prodotto un peggioramento delle condizioni di lavoro degli operatori sanitari (legato a crescenti processi di esternalizzazione e di precarizzazione) che è marciato parallelamente all’abbassamento della qualità dell’assistenza prestata e dei servizi pubblici erogati.

Le politiche neoliberiste tendenti alla commercializzazione dei servizi ( includendo in questo termine anche quelli legati alla salute), che culminano oggi con la Direttiva Bolkestein , dimostrano come questo non è solo un problema italiano, ma europeo e mondiale.

La Rete Europea per il diritto alla salute, della quale il Cobas è tra i fondatori, è nata a Firenze nel 2001 dalla presa d’atto di questa tragica situazione e dalla necessità di trovare strumenti reali per opporsi concretamente a questa devastazione.
Una delle prime riflessioni della rete ha riguardato appunto il terreno su cui muoversi. In primo luogo è importante prendere atto che la vertenza salute non può essere scaricata solo sulle spalle degli operatori sanitari. Non è una vertenza di carattere sindacale o meglio non solo di natura sindacale. E’ quella che si può definire a tutti gli effetti una vertenza di carattere sociale.

Se si chiude un ospedale o un servizio territoriale il problema non è solo quello dei lavoratori che rimangono senza lavoro e che dovranno spostarsi per cercarne un altro. Il danno è diretto anche e soprattutto ai cittadini, ed in particolare alle fasce deboli, che in nome di una razionalizzazione dei costi si trovano spesso costretti a rinunciare alla presenza di servizi nel loro territorio.

Ma il problema è anche quello di non pensare che la salute si può garantire solo con la difesa dei servizi, altra deformazione tipica del ragionamento sindacale.
E’ pensabile che la domanda di salute trovi risposta solo con la realizzazione di ospedali più attrezzati, in una società eternamente malata, inquinata, devastata e violentata in nome di uno sviluppo sostenibile?

E’ di fronte a questo quesito che è nata l’intuizione delle reti di salute.

La rete è un processo di natura orizzontale che mette in connessione soggetti di natura diversa e con esperienze differenti, con lo scopo di raggiungere un obiettivo ben definito. Non si tratta quindi di dare vita a una nuova organizzazione né tanto meno ad un nuovo partito, quanto invece di creare le condizioni perché un problema a forte caratterizzazione sociale - come quello del diritto alla salute - possa trovare un’attenzione diversa soprattutto da parte di chi ne subisce la negazione, a partire da quei movimenti sociali che con fortune alterne si muovono contro le politiche di privatizzazione dei servizi sociali. Una rete sociale quindi in grado di sancire una alleanza concreta tra tutti quei soggetti singoli o collettivi che hanno come obiettivo quello di vivere in salute, per porre localmente il tema del diritto alla salute.
Sembra l’uovo di Colombo e forse lo è. Ma in questo contesto crediamo che debbano essere superate le vecchie proposte di alleanza strategica lavoratori/utenti.

Quello che può avere significato è invece costruire le basi per un vero movimento di lotta per la salute a partire da una connessione con chi già lavora nei territori. E’ forse una domanda di salute differente quella di chi lotta contro inceneritori e discariche? Contro l’inquinamento da amianto o da benzene? O contro l’elettrosmog?

O contro l’inquinamento da traffico?

E perché allora concepire movimenti di lotta separati che si occupano solo di ospedali e servizi sanitari territoriali? Perché non comprendere che un movimento per il diritto alla salute deve stare con chi lotta contro la privatizzazione dell’acqua?

Bisogna sviluppare quell’attenzione da parte dei cittadini sulla gestione vergognosa dei servizi sanitari e sulle tematiche ambientali. Fare quella che una volta si chiamava controinformazione, ritornare a fare assemblee tematiche in mezzo alla gente, non avere paura di dire che a noi non basta buttare giù Berlusconi ma che vogliamo un altro modello socio-economico alternativo a quello che centrosinistra e centrodestra pur con sfumature diverse propongono.

Che senza questa svolta il diritto alla salute, inteso nel senso di diritto alla vita, non è condizione data, ma solo aria fritta, slogan vuoti. Che differenza c’è dalle privatizzazioni di Formigoni nel laboratorio di centrodestra della Lombardia da quelle di Martini nella “rossa” Toscana? Per quanto ci riguarda nessuna e se volessimo capire che non siamo in errore basterebbe guardare i primi 100 giorni delle regioni rosse dopo la recente smaccata vittoria del centrosinistra.

La nostra proposta è quella di iniziare a costruire concretamente le reti della salute. Proviamo a costruire in ogni quartiere una rete per il diritto alla salute, piccola o grande che sia, aperta a chi oggi vuole ragionare su questi temi, in grado di produrre una campagna itinerante che attraversi le città, con una piattaforma sociale semplice e spendibile ovunque. E se le cose funzioneranno avremo modo di raggiungere col nostro messaggio una platea molto più ampia di quella attuale degli addetti ai lavori.

ASSEMBLEA PRESSO I LOCALI DELLO SPAZIO SOCIALE EX 51 VIA BACCIARINI 12 (Valle Aurelia) MERCOLEDI 12 OTTOBRE ORE 20,30

COBAS POLICLINICO UMBERTO I
COBAS S. ANDREA

Aderenti alla Federazione Cobas
Sanità, Università e Ricerca
Roma 08 10 05