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Paolo Cacciari: "Le mie dimissioni? Sono affari della Camera"
Publie le domenica 23 luglio 2006 par Open-PublishingAl meeting no global anche Paolo Cacciari
Genova. Nell’ultimo giorno delle manifestazioni a cinque anni dal G8 di
Genova, il movimento noglobal lancia la sua ultima sfida: una campagna
nazionale in autunno per il ritiro delle truppe dall’Afghanistan con un
appello firmato da oltre 250 intellettuali, politici, attivisti e
sindacalisti di livello nazionale. Tra gli attivisti, anche il deputato di
Rifondazione Paolo Cacciari, che alla Camera ha abbandonato il suo
tesserino in segno di protesta contro il voto dell’Unione sul
proseguimento delle operazioni italiane in Afghanistan annunciando le sue
dimissioni.
Cacciari. «Le mie dimissioni sono un affare della Camera; se vengono
rifiutate vedremo - ha detto il "dissidente" -. Mi pare che il
provvedimento fosse inadeguato soprattutto dopo le vicende del Libano non
tanto per il merito (il numero dei proiettili o delle fregate) quanto per
il messaggio e la percezione che il parlamento stava dando al paese intero
con un voto bipartisan. Come se l’unica via per la stabilizzazione e la
pacificazione del mondo potessero essere le missioni militari».
L’appello. «Vogliamo costruire un percorso che faccia uscire l’Italia da
qualunque presenza militare in Afghanistan, dall’economia di guerra, dalla
politica intesa come partecipazione ad alleanze militari - si legge nel
documento - proponiamo una prima assemblea a settembre per aprire un
autunno di lotta contro la guerra e organizzare iniziative in ogni città e
una grande manifestazione nazionale in grado di coinvolgere tutto il
movimento pacifista».
Ma, se l’obiettivo è che «tra sei mesi l’Italia voti
il ritiro dall’Afghanistan e dal Kossovo», come ha detto il parlamentare
europeo Vittorio Agnoletto, il «come»è fonte di varie discussioni. C’è chi
come Marco Bersani (Attac) invita «a parlare anche di Medio Oriente per
lanciare una mobilitazione, far tacere le armi ma soprattutto lanciare una
battaglia drastica per la riduzione delle spese militari». Chi come
Raffaele Salinari (Terre des Hommes) caldeggia «il ripristino del concetto
di diritto internazionale invece dell’umanitarismo».
E Gianni Rinaldini (Fiom): «La nostra posizione rimane quella pacifista». C’è poi l’ala
radicale del Prc, con il senatore Fabio Turigliatto: «Vedremo se verrà
posta la fiducia, ma se il decreto verrà votato bipartisan passerà
largamente. Nessuno di noi vuole la crisi. Chiediamo ci sia una via
affinché la nostra posizione sia rappresentata e perciò ripresenteremo gli
emendamenti perché continui la discussione».
Gio. M.