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Paolo Ferrero: "Il PRC non sosterrà la maggioranza di Campobasso"
Publie le lunedì 1 settembre 2008 par Open-PublishingPaolo Ferrero: "Il PRC non sosterrà la maggioranza di Campobasso"
di Emanuele Costanti
«Rifondazione Comunista non sosterrà la nuova maggioranza trasformista che si sta formando in Provincia di Campobasso». La mette giù dura, il segretario del Prc Paolo Ferrero, e ne ha ben donde. Il trasformismo, infatti, virtù italica da generazioni, raggiunge in Molise - la più piccola e modesta regione (ordinaria) d’Italia - vette impensate. E impensabili. Per capirci, lo stesso Tonino Di Pietro, che in Abruzzo reclama, giustamente, liste e candidature "pulite", in vista delle prossime elezioni anticipate di novembre, tuonando in particolare contro il Pd (locale e nazionale), a casa sua pensa e agisce diversamente.
Che accade, in Molise? In una regione saldamente governata dal centro-destra e in particolare dal padre-padrone Michele Iorio - governatore locale-globale (ottimo amico del premier) che vince elezioni su elezioni contro tutti(alleati centristi compresi), anche a costo di dover cambiare(spesso) casacca (dal Ppi a Forza Italia) - sia in regione che nelle principali cittadine interne (Isernia, Venafro, Larino, etc),resistono (si fa per dire) solo due, piccole, eccezioni.
La città, nonché capoluogo di regione, di Campobasso e la Provincia medesima. Solo che la prima traballa, presto tornerà a votare e probabilmente finirà - per la prima volta, dopo anni - nelle mani del centrodestra, mentre la seconda, in teoria, è guidata dall’Unione. O da ciò che ne resta. Ma qui entrano inscena due protagonisti, uno locale - l’attuale presidente Nicola D’Ascanio, politico di lungo corso e di quaranta cotte, piddino ex diessino che ha saputo prima isolare e poi esautorare i due ras locali, l’ex senatore ed ex presidente della Provincia medesima, Augusto Massa, e l’ex deputato e candidato (sonoramente sconfitto daIorio) alle ultime regionali, Roberto Ruta - e il medesimo Di Pietro.
D’Ascanio voleva liberarsi dell’ultimo orpello di democrazia che regna in casa del Pd, quella delle primarie. Le quali primarie avevano eletto in qualità di segretaria regionale del partitodi Veltroni una donna (horibile dictu, in Molise), Annamaria Macchiarola, una tipa tosta che aveva immaginato di fare a meno dipotenti e potentati locali vecchi di decenni. Pia illusione. Dopo una serie di riunioni, assemblee fiume e incontri-scontri (con tanto di fans dei due contendenti, che sono arrivati - letteralmente - alle mani) e i vani ma ripetuti tentativi di mediazione messi in campo dal loft nazionale (dove capiscono di Molise quanto di Sardegna: zero),D’Ascanio ha pensato bene di risolvere la questione nel modo più"molisano" che sapeva. Con un "ribaltone".
E così, in pieno agosto, D’Ascanio ha sfidato la Macchiarola alla prova di forza, ma giocando in casa, e cioè sugli scranni di palazzo Magno, sede della Provincia. Il risultato della mozione di sfiducia presentata dai fedelissimi della suddetta nei confronti del presidente avrebbe dovuto vedere in teoria, D’Ascanio soccombere, se non fosse arrivato, sotto forma di voto di non sfiducia, il "soccorso bianco" di Remo Grande. Il Remo chi? della situazione. Eletto con l’Udc, transitatonel solito partitino esistente solo sulla carta (Progetto Molise), il Grande è approdato alla corte di D’Ascanio in quantogratificato della poltrona di presidente del Consiglio. Tutto un "gommero", tanto per dirla alla Gadda (che era mezzo abruzzese e mezzo molisano) interno al Pd? No, affatto, Perché il transito- armi e bagagli - di Grande alla corte di D’Ascanio è frutto dell’opera persuasiva dell’amico Tonino.
Il quale, trovandosi nella sua Montenero per le tanto sospirate vacanze (quelle ormai rese celebri perché si svolgono a bordo di regolare e collaudato trattore), ha pensato bene di rendere un favore all’amico D’Ascanio,convincendo Grande. Dicono, infatti, le "malelingue" locali, che l’exploit dell’Idv alle ultime politiche (due deputati e un senatore, zero meno zero per il Pd) si spiega, più che con il fascino del conterraneo Di Pietro agli occhi dei molisani, con la messe divoti che D’Ascanio gli avrebbe fornito per far fuori i suoiantagonisti storici, Massa e Ruta,
Tutto bene, dunque? Nient’affatto, anche perché in caudam stat velenum, e cioè il diavolo fa le pentole e non i coperchi, come direbbero dalleparti di Montenero. Persino un ex dc (ma parte buona e pulita) comel’ex medico isernino Giuseppe - detto Peppino - D’Astore, oggisenatore dell’Idv, non ha mandato giù il gommero, rassegnando, allo stesso Tonino, le dimissioni da coordinatore locale dell’Idv.
Ecco perché il segretario del Prc, date le ultime notizie provenienti da Campobasso, non poteva che dire: «Le modalità dell’allargamento della giunta D’Ascanio sono state caratterizzate dal peggior mercanteggiamento politico. Il trasformismo e il mercanteggiamento sulla collocazione personale degli eletti è l’altra faccia della questione morale nel nostro Paese. Per questo Rifondazione Comunista non sosterrà la nuova giunta e invita tutte le forze di sinistra a fare altrettanto; siamo anche molto stupiti che Di Pietro, che si dice molto attento alla questione morale, non si accorga - e proprio in Molise - di questo fatto elementare». Già un fatto elementare. Peccato che la questione morale non abiti, dalle parti di Montenero. quelle di un ras global e local, Tonino Di Pietro. Che del Molise, si dice, vuol fare (sic) "la sua Ceppaloni".