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Paolo Ferrero: Rifondazione, nessuno usi la storia come una clava

Publie le domenica 11 gennaio 2009 par Open-Publishing
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Rifondazione, nessuno usi la storia come una clava

Caro Paolo, ho letto un articolo sul "Riformista" che sosteneva che la Rifondazione Comunista di questi anni non esiste più. Tu che hai proposto al Congresso un cambio di linea, che ne pensi? Sei d’accordo?
Claudio via mail

Caro Claudio, da una decina di giorni è cominciata una nuova campagna stampa: riguarda il fatto che la Rifondazione Comunista di oggi non avrebbe nulla a che fare con la storia di questi anni, sarebbe una "Rifondazione irriconoscibile da quello che abbiamo costruito insieme in questi anni". Io penso che questa campagna, che fa leva in particolare sulla scelta di cambiare il direttore di "Liberazione" - come dimostra il giornale di oggi - sia finalizzata a legittimare la scissione che alcuni compagni e compagne stanno preparando. In fondo la logica è semplice: Rifondazione non è più quella di una volta per cui si può, anzi si deve andare via, in nome di una coerenza con Rifondazione stessa. In qualche modo ci troviamo di fronte ad un classico: ogni scissione nella storia del movimento operaio è stata giustificata in nome dell’ortodossia; in altri anni si faceva in nome di Marx e della rivoluzione, oggi...

Il fatto che io pensi che vi è un intento del tutto strumentale e politico dietro a questa campagna mediatica sullo stravolgimento di Rifondazione Comunista, nulla toglie al fatto che questa tesi deve essere affrontata e discussa con attenzione. Proverò a farlo qui di seguito con tre riflessioni.
In primo luogo non è la prima volta che Rifondazione Comunista viene accusata di tradire se stessa. Ad esempio dopo la rottura con il primo governo Prodi venimmo inondati di insulti e ci venne imputato di essere usciti dalla tradizione del comunismo italiano. Si disse che Rifondazione era diventata un partitino estremista e gruppettaro.

Ci fu una polemica feroce sul fatto che la votazione che decise l’uscita dal governo avvenne rompendo la maggioranza congressuale e con il voto determinante del compianto Livio Maitan, che aveva con qualche altro compagno il torto storico di essere troskista. Venimmo accusati di fare un accrocco tra stalinisti, troskisti e gruppettari guidati dal "parolaio rosso". Fausto Bertinotti venne insultato in modi irripetibili - ricordo una tragica Perugia Assisi -, attaccato e bistrattato, descritto nei modi peggiori sia sul piano politico che personale. La mia stima per Bertinotti crebbe di molto in quel passaggio in cui lui sopportò tonnellate di insulti in nome di una prospettiva politica difficile.

Io da questo trarrei una prima considerazione: quando Rifondazione svolta a sinistra, rompendo gli elementi di comunanza di ceto politico e ripropone il tema della trasformazione sociale come elemento fondante il proprio agire e non solo i propri discorsi, il tentativo di distruggerla scatta immediatamente. Non attraverso la repressione ma attraverso la denigrazione: tanto più feroce quanto è alto il grado di vicinanza politica del denigratore.

In secondo luogo è bene chiedersi se la storia del Prc possa essere utilizzata come un tutt’uno da cui oggi staremo fuoriuscendo. Io penso che la storia di Rifondazione sia una storia assai varia a articolata, con cambiamenti, rotture, svolte a 180 gradi. Il Prc ha avuto - se ho contato bene - almeno 5 scissioni. Da destra sulla vicenda del governo Dini, poi sulla vicenda del governo Prodi; da sinistra, quella di Bacciardi e poi ancora con il secondo governo Prodi, Ferrando e - dopo l’espulsione di Turigliatto - i compagni di sinistra critica. Senza arrivare alle scissioni, abbiamo avuto la Rifondazione Comunista "cuore dell’opposizione" guidata dal compagno Garavini, fatto fuori da segretario in drammatici Cpn. L’elezione di Bertinotti nel Congresso successivo con la proposta di unità del fronte progressista.

Poi abbiamo visto la rottura di quella maggioranza congressuale sulla vicenda del governo Dini e l’ingresso in maggioranza di una parte delle minoranze congressuali. In seguito abbiamo avuto l’alleanza con Prodi nel 1996, poi la rottura, con la scissione di Cossutta, poi la teorizzazione delle due sinistre, la partecipazione al movimento di Genova con la teorizzazione che lo sbocco politico del movimento era il movimento stesso, salvo poi decidere di costruire l’Unione partecipando a pieno al secondo governo Prodi; da ultimo la Rifondazione Comunista che partecipa alla Sinistra Arcobaleno con Bertinotti che - pochi giorni prima delle elezioni - ci dice dover diventare il primo passo di un nuovo partito politico. Potrei continuare ma è chiaro che dipingere come un fenomeno unitario la storia di un partito che ha avuto queste traversie è una completa mistificazione.

La storia di Rifondazione è una storia travagliata con grandi crisi, rotture, discussioni, in cui le stesse persone - a partire dal sottoscritto - hanno giocato ruoli diversi nelle diverse fasi. Nella Rifondazione che abbiamo costruito insieme in questi anni vi è quella che vota con Maitan l’uscita dalla maggioranza di Prodi, vi è quella che espelle Turigliatto per stare dentro la maggioranza di Prodi. Vi è quella che partecipa alle giornate di Genova e ai Social Forum e quella che al Congresso di Venezia blinda la maggioranza e indica alla minoranza la porta. Storia travagliata con un punto che - nel bene e nel male - mi pare abbia caratterizzato tutta la storia del Prc: sostanzialmente ha sempre prevalso la democrazia rispetto ad una gestione oligarchica che prevale in altri partiti. Nel bene e nel male è stato così all’inizio, con la defenestrazione di Garavini che ha aperto la strada alla segreteria di Bertinotti; è stato così quando è stato messo in minoranza Cossutta, è stato così nel Congresso di Chianciano.

La vera essenza della Rifondazione Comunista, il filo rosso della nostra storia che oggi si vuole mettere in discussione è proprio questo: la possibilità per gli iscritti e le iscritte di decidere liberamente del destino della propria organizzazione politica, della propria comunità. Anche , ci si permetta, del direttore di "Liberazione". Il fatto che tutti noi abbiamo attraversato questa storia e queste contraddizioni, a volte in maggioranza a volte in minoranza, non autorizza nessuno a rivendicare una Rifondazione Comunista autentica da brandire contro qualcun altro come una clava. La pubblicazione della Storia del P.C.(b) dell’Urss da parte di Stalin aveva lo scopo di legittimare le sue aberranti pratiche politiche e il suo gruppo dirigente. Mi parrebbe opportuno evitare una operazione simile in cui la storia di Rifondazione viene riscritta ad uso e consumo di delegittimazione di un gruppo dirigente e di legittimazione di un altro.

Il punto su cui ragionare senza infingimenti - e questa è la mia terza considerazione - è una relazione critica con la nostra storia, quella vera, con i suoi travagli, le sue contraddizioni. Sinteticamente la mia idea è che occorre riprendere il filo della Rifondazione della rottura con Prodi, delle due sinistre e di Genova e occorre buttare la Rifondazione del Congresso di Venezia e delle segreterie di maggioranza. Per questo ripropongo anche oggi la gestione unitaria del partito. Il partito è di tutti, maggioranza e minoranza, lo si gestisca insieme, invece di produrci unicamente in delegittimazioni reciproche.

Messaggi

  • Bravo Paolo hai tracciato la tormentata storia di Rifondazione Comunista con serietà e correttezza. Tutti gli snodi da te menzionati li ricordo in quanto ho militato nel nostro partito fin da quando era Movimento per la Rifondazione Comunista e di altrettanti nel PCI. Diversi degli attuali "grandi" dirigenti che affermano di avere la verità in tasca in quegli anni stavano acquattati nel PDS di Occhetto. Ho maturato la convinzione,dopo diciotto anni di militanza, che tutte queste crisi sono state volute e provocate da alcuni sedicenti dirigenti, squallidi voltagabana, che hanno usato il corpo vivo di Rifondazione Comunista per sistemazione personale, il prototipo di questa genia è Famiano Crucianelli dal 1979 al 2008 (PDUP- PCI- PDS- Rifondazione Comunista - Comunista Unitario- PDS - DS). L’elenco sarebbe lunghissimo......Agli inizi Rifondazione Comunista procedeva insediandosi sempre più nella società, con la venuta di diverse teste d’uovo dal PDS(generali senza esercito), le lotte fratricide interne sono aumentate.
    Mettendo ordine tra le mie cose l’altro giorno mi è capitata tra le mani una cassetta con la registrazione di una trasmissione della Terza Rete TV condotta da Giuliano Ferrara. La registrazione, risalente ai primi mesi del 1991, riporta un dibattito tra Sergio Garavini, all’epoca coordinatore del Movimento per la Rifondazione Comunista e Bertinotti, all’epoca militante del PDS. Il signor Bertinotti, tra le altre cose, invitava il compagno Garavini a non perseguire nel tentativo di rifondare un nuovo Partito Comunista in quanto questo tentativo era velleitario e quindi un grande errore in quanto il PDS era un gran partito di sinistra dove i comunisti sarebbero potuti tranquillamente stare.
    Nel 1993 il signor Bertinotti, poichè Rifondazione Comunista, nel frattempo divenuta Partito, cresceva sempre più, divenne segretario di "quell’errore". La coerenza della casta della cosidetta "sinistra" non ha eguali!!!