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Paolo Ferrero: “Troppi i nostri no? Dovevamo dirne di più”
Publie le martedì 22 aprile 2008 par Open-Publishing2 commenti
Ferrero: “Troppi i nostri no? Dovevamo dirne di più”
di Gino Cavallo
ROMA. La due giorni di San Lorenzo ha sancito che la linea su cui Rifondazione comunista dovrà procedere verso il congresso di luglio è quella di Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà sociale. Che il governatore pugliese Nichi Vendola, leader dell’area più restia a chiudere con l’esperienza unitaria della Sinistra arcobaleno, il deposto Franco Giordano e, soprattutto, il sempre più lontano (ed assente) Fausto Bertinotti dovranno farsene una ragione: Rifondazione, almeno fino a luglio, torna alle origini. Solo che Ferrero contesta qualsiasi ricostruzione lo collochi nel ruolo di nuovo «uomo forte» di una sinistra da sempre radicale e ora anche extraparlamentare. «Troppi boatos, troppe falsità sul mio conto. Non è tempo di capi carismatici, di personalizzazioni. Se ci mettiamo su questa strada, poi ci ritroviamo tutti berlusconiani».
Resta il fatto che, dopo la sconfitta, ve ne siete dette di tutti i colori
«Altro che sconfitta, è stata una bomba atomica. Ma non ho mai puntato ad una resa dei conti. Pensavo a tre cose: rendere chiaro a tutti che Rifondazione comunista c’è e ci sarà. Che continua ad esistere all’interno di un processo di ricostruzione della sinistra dal basso e in forme democratiche. E, per ultimo, ribadire, che l’urgenza politica è la costruzione dell’opposizione sociale a Berlusconi».
Ma la sconfitta, anzi la bomba atomica come la chiama lei, ce l’avrà pure qualche responsabile.
«Certo che ce l’ha, siamo tutti responsabili, a partire da me che ho fatto il ministro. Abbiamo dato la percezione di non riuscire a fare le cose che la nostra gente si attendeva da noi. Sulla precarietà, sulla redistribuzione del reddito, sulla tassazione delle rendite. Non ho mai cercato di addossare ad altri le colpe, la differenza di giudizio tra me e Giordano è su come andare avanti, su come uscire da questa situazione».
E le differenze con Bertinotti?
«Fausto è il più grande dirigente che Rifondazione abbia mai avuto, dalle straordinarie intuizioni. Il dissenso con lui è recente e riguarda l’idea di un processo di unificazione della sinistra che passi per il superamento dei partiti. Credo che questo sia sbagliato, come del resto penso che sbagli Diliberto ad immaginare una costituente comunista».
Una sorta di terza via?
«Per Rifondazione comunista ho in mente qualcosa che per certi versi ricordi l’esperienza dell’unità sindacale ai tempi dell’Flm, un soggetto politico in cui possano ritrovarsi i partiti, i comitati, le associazioni, i movimenti. Insieme con i singoli. Uno spazio plurale in cui sia possibile ripensare la vecchia forma-partito, in cui ciascuno trovi cittadinanza con la propria identità».
E dove semmai dire qualche sì in più rispetto ai troppi no che avete pagato nelle urne?
«Il problema è che di no forse ne dovevamo dire di più. La gente ha imputato a noi più che agli altri le sconfitte subite in questi due anni. Le troppe cose che non siamo riusciti a fare perché gli alleati, quelli che poi hanno dato vita al Pd, hanno scelto di non fare perché troppo legati ai poteri forti»
Certo è che Veltroni con la storia del voto utile non vi ha dato esattamente una mano.
«Quella è stata la mazzata finale. Ma il disastroso risultato è il prodotto di entrambi i fattori. La nostra gente era delusa, disincantata, poi ci si è messo Veltroni e il suo voto utile, alla fine in tanti hanno finito per votare Pd. O sono rimasti in casa o, addirittura, hanno votato Lega».
IL MATTINO
Messaggi
1. Paolo Ferrero: “Troppi i nostri no? Dovevamo dirne di più”, 23 aprile 2008, 02:10
Il voto utile ha funzionato come richiamo verso il PD grazie ai compagni come Ferrero che passavano il tempo a sostenere le nefandezze del governo Prodi minacciando altrimenti il ritorno di Berlusconi. Per due anni i dirigenti del PRC hanno lavato il cervello della base con la stroria del pericolo berlusconiano. Alla fine, tanti militanti non si ricordavano più perchè la sinistra stava al governo, pensavano solo al rischio di un ritorno di Berlusconi. Per Veltroni è stato facile sfruttare questo riflesso condizionato a proprio vantaggio.
2. Paolo Ferrero: “Troppi i nostri no? Dovevamo dirne di più”, 23 aprile 2008, 18:51
non è (solo) questine di quanti NO si son detti... è anche questione di QUALI RISPOSTE di danno ai BISOGNI della gente. E di risposte credibili e spendibili se ne son sentite poche poche... altro che "no"... Non è un caso che qualcuno sia andato alla ricerca di risposte (demenziali) altrove...