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Paolo Ferrero: Un’alleanza anticapitalista per portare la sinistra nel Gue

Publie le domenica 15 febbraio 2009 par Open-Publishing

Un’alleanza anticapitalista per portare la sinistra nel Gue

Febbraio 15, 2009

dalla rubrica Ferrero Risponde, Liberazione di domenica 15 febbraio 2009

Lettera di Mirko Lombardi (responsabile dipartimento Rapporto con i Parlamenti e membro della Commissione Nazionale di Garanzia del Prc)

La boria di partito (come la bollerebbe Gramsci) ha mosso il Prc di Ferrero a scegliere la rottura a sinistra con la decisione di presentarsi da soli alle elezioni. L’esatto contrario delle culture comuniste che fanno dell’unità a sinistra non un dogma, ma l’obbiettivo da perseguire con tenacia e con pazienza nell’interesse dei più deboli, soprattutto nei momenti di crisi.

Ferrero si scinde dalla sinistra e si schiera contro l’accorato appello all’unità che viene dalla nostra gente e dai lavoratori. Una scissione, quella di Ferrero, che rischia di rendere inutile il voto al Prc e che lo caccia nell’angolo della residualità e del minoritarismo. Uno splendido regalo, involontario, a Berlusconi e a Veltroni che insieme hanno perseguito l’obbiettivo di alzare la soglia al 4% confidando nella incomponibilità della sinistra e dunque nella sua cancellazione. Dovrebbe essere logico, soprattutto per i comunisti come me di cultura e tradizione Pci e Cgil, proporre liste unitarie della sinistra per le elezioni amministrative e le europee, per tentare di dare una risposta e una speranza al popolo della sinistra che non si riconosce nel Pd.

Questa era l’idea della lista unitaria, non contro, ma con il Prc. Mentre il Prc ora si è messo contro tutti, anzi, temo contro se stesso. Il mio dissenso con la maggioranza di Ferrero è acutissimo perché con quella decisione sciagurata si gettano, come ho già detto, le culture comuniste nel vicolo cieco del minoritarismo e della residualtà, pratica non sconosciuta ad una parte dell’attuale gruppo dirigente che l’ha perseguita negli anni 80. Ma allora c’era il Pci che copriva a sinistra con il 30% dei consensi. Oggi il tema dell’unità a sinistra è appunto il tentare di costruire una efficacia, una massa critica e dunque una praticabilità concreta delle cose che si dicono. La radicalità non si misura a decibel ma con l’intelligenza politica del creare le condizioni perché le idee e le proposte diventino fatti concreti. Per questo ho parlato di quella che Gramsci definiva «boria di partito» che, diceva, è più pericolosa della «boria delle nazioni perché una nazione non può non esistere, mentre un partito può non esistere per forza propria».

Gramsci lucidamente parlando di boria di partito si poneva il problema oggettivo e non volontaristico per cui un partito può non essere necessario se è al di sotto di una soglia di rappresentanza o di relazione con popolo. Questo mi hanno insegnato. Per questo mi auguro che nel partito nei territori cresca un dissenso ampio a questa linea sbagliata e si alimenti una disobbedienza fondata sulla voglia di praticare liste unitarie di sinistra contro le destre e per contendere lo spazio ad un Pd non più di sinistra. Unitarie per davvero, non sotto la costrizione imposta del simbolo Prc, l’unico che non rinuncia mentre chiede però agli altri di rinunciare.
Mirko Lombardi

risposta di Paolo Ferrero

Mi sembra interessante, questa settimana, rispondere a questa presa di posizione di Mirko Lombardi. Trascurerò i toni delicati e i sinceri apprezzamenti per il «Prc di Ferrero» e la «maggioranza di Ferrero». Ciò su cui invece merita insistere è che la posizione politica contro cui Lombardi polemizza non esiste, se la è inventata lui. Lombardi afferma infatti: «La boria di partito (come la bollerebbe Gramsci) ha mosso il Prc di Ferrero a scegliere la rottura a sinistra con la decisione di presentarsi da soli alle elezioni».

Colgo quindi l’occasione per segnalare a Lombardi che la Direzione nazionale di Rifondazione, che è l’organismo democraticamente eletto dal nostro partito e non un accrocchio di sodali del «Prc di Ferrero», ha deciso di avanzare la proposta di costruire una lista unitaria della sinistra per le elezioni europee. Noi non ci vogliamo presentare da soli e non ci presenteremo da soli; abbiamo proposto una lista unitaria. Una lista che abbia un punto fermo, inequivoco: la scelta di avere nel gruppo unitario della sinistra il proprio riferimento al Parlamento Europeo. Proponiamo cioè una lista in cui tutti gli eletti vadano a far parte del Gue. Questo è il punto discriminante della proposta politica di Rifondazione, perché il Gue rappresenta a livello europeo il punto di riferimento di tutta la sinistra anticapitalista, comunista, ambientalista.

Il Gue, di cui siamo stati convinti soci fondatori, è l’unico gruppo che a livello europeo si oppone fermamente alle politiche liberiste costruite e gestite dal consociativismo tra popolari, socialisti e liberali e, in qualche occasione, sostenute dall’interclassismo dei verdi. Il Gue è a livello europeo il punto di riferimento della sinistra di alternativa, contro la grande coalizione che ha nei fatti gestito l’Europa dalla sua nascita producendo, da Maastricht in poi, l’Europa liberista governata dal monetarismo della Banca Centrale Europea. Il Gue ha messo in discussione i contenuti di quella Carta costituzionale europea che i Socialisti hanno glorificato e che i popoli europei, dove hanno potuto esprimersi, hanno bocciato.

La Linke, il Sinaspismos, Izquierda Unida, la Sinistra Verde Nordica, il Partito del Pomodoro Olandese, tutti i partiti comunisti europei stanno nel Gue e si battono in tutta Europa per avere abbastanza deputati per poter ricostituire il gruppo. Noi ci battiamo per lo stesso principalissmo obiettivo: avere un gruppo di sinistra vera, autonomo dal Partito socialista, a livello europeo.

Sottolineo la questione dell’appartenenza al Gue perché, nella proposta di costruire una lista genericamente di sinistra che Lombardi caldeggia, il punto centrale è che gli eventuali eletti sceglierebbero poi individualmente in quale gruppo andare: nei Verdi, nel gruppo socialista, nel Gue o da qualche altra parte. Quando si propone di fare una lista che unifichi tutta la sinistra, bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di chiarire questo punto per non prendere in giro la gente.

In tutta franchezza a me pare che questa proposta sia insostenibile.

Almeno chi votava Sinistra Arcobaleno sapeva che avrebbe votato qualcuno che andava a fare l’opposizione. Adesso invece si vorrebbe una lista in cui chi prende più preferenze va a sedere dove vuole, magari nel gruppo socialista, a fianco di Piero Fassino, per votare il 60 o il 70% delle volte con il gruppo popolare (di cui faranno parte Fini e Berlusconi) le direttive europee che produrranno ulteriori disagi sociali in Italia e in tutta Europa. Lascio perdere lo spettacolo della campagna elettorale con una guerra di preferenze tra candidati che non solo fanno parte di partiti diversi ma appartengono a diversi schieramenti a livello europeo. Ci troveremo a rimpiangere la Sinistra Arcobaleno.

Per questo motivo noi proponiamo una lista unitaria, costituita da movimenti, comitati, centri sociali, associazioni, partiti, compagni e compagne, ma che abbia un obiettivo chiaro: rafforzare la sinistra in Europa; rafforzare il Gue.

A tal fine mettiamo a disposizione il simbolo di Rifondazione Comunista che è, fino a prova contraria, il simbolo che dopo lo scioglimento del Pci ha caratterizzato la presenza di una sinistra degna di questo nome nel nostro Paese. Lo mettiamo a disposizione, non lo imponiamo; lo discuteremo, con due attenzioni: sapendo che, in primo luogo le improvvisazioni dei simboli in campagna elettorale si pagano care. In secondo luogo per noi la falce e martello, la parola comunismo, non è un peso; anzi pensiamo che, nella situazione disastrosa in cui è ridotta la sinistra in Italia, sia un risorsa. Proponiamo quindi per le europee una lista unitaria di sinistra che sappia dire a cosa serviranno i voti che chiediamo. Non è boria di partito, ma la volontà di ricostruire un minimo di chiarezza, di moralità nella politica; la volontà di stare a sinistra, anche in Europa.

15/02/2009