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Paolo Ferrero: "difficile motivare una scissione in nome dell’unità a sinistra"

Publie le lunedì 26 gennaio 2009 par Open-Publishing

"difficile motivare una scissione in nome dell’unità a sinistra"

da La Gazzetta del Mezzogiorno, 26 gennaio 2009

Ferrero: da Nichi solo insulti ma i programmi?

“Dispiace davvero che Nichi Vendola anche oggi si sia prodotto nell’usuale sequela di insulti e falsità che mi riversa addosso ormai da diversi mesi”. Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc, non ci sta ad incassare il divorzio dai vendoliani tenendosi le accuse (”Il moderatismo del PD non si sente incalzato dal suo settarismo, ma si sente confermato”) e rilancia: sono loro che stanno voltando a destra e finiranno nel gran calderone di Veltroni.

“Capisco che per Vendola - sottolinea Ferrero a poche ore dallo strappo finale di Chianciano - sia difficile accettare quelle elementari regole della democrazia per cui quando capita di perdere si diviene minoranza. Capisco che sia difficile motivare una scissione in nome dell’unità a sinistra: capisco – sottolinea con ironia – che sia complicato scegliere il collateralismo al PD in nome dell’innovazione politica. Ritengo tuttavia che tutta la sinistra avrebbe da trarre guadagno se Vendola, anziché rivolgere insulti a Rifondazione Comunista, cominciasse ad avanzare qualche proposta in positivo.”

Una tegola ampiamente prevista quella sancita ieri a Chianciano, che il segretario affronta con apparente serenità mista ad un altrettanto evidente dispiacere: “Una scissione ennesima, questa volta nel nome dell’unità a sinistra è una contraddizione in termini, una scissione verso destra e verso il PD con un concreto rischio di subalternità sui contenuti”. E giù col fatto che “era stata fatta chiarezza sulle posizioni di maggioranza e minoranza ed è stata tracciata democraticamente una linea e noi abbiamo chiesto sin da subito una gestione unitaria”. Niente da fare, nessuna analisi di ciò che è accaduto – rincara la dose – ma solo i veleni. “Mi sembra che non sia stato colto l’errore del PRC – dice – di andare al governo senza realizzare nulla di quello che ci eravamo proposti. Errore fatto anche da me, sia chiaro, non mi tiro indietro ma se abbiamo perso oltre due milioni di voti è perché sul programma il centro sinistra ha fatto ben poco. Sono preoccupato che la gene, i nostri elettori, possano essere schifati”.

Ma i problemi non sono finiti qui. Alle Europee c’è l’ipotesi di uno sbarramento al 4% che potrebbe escludere Rifondazione anche dall’europarlamento. Ferrero è molto duro con il PD: “Veltroni vuol fare fuori la sinistra, c’è un bipartitismo fra simili con il Pdl. Il Partito Democratico è imballato su tutto, la sua opposizione, se c’è e quando c’è, è inefficace. Sono divisi su tutto. Non appoggiano nemmeno chiaramente la CGIL sul nuovo modello contrattuale”. E qui si innesta il nuovo paradosso: il 13 febbraio, giorno della manifestazione indetta dalla Fiom e dalla Fp-Cgil per denunciare la riforma contrattuale separata sottoscritta da Uil e Cisl con Confindustria, Paolo eNichi rischiano di trovarsi sulla stessa strada a “rubarsi la scena”. “Dobbiamo rimettere al centro il tema, la bandiera, del lavoro:i cococo, i precari, gli interinali – dice Ferrero – devono avere subito ammortizzatori sociali e poi bisogna opporsi alle politiche gravissime del centro destra”.

In Puglia gli scossoni di quanto accaduto si faranno sentire a breve: le dimissioni del segretario regionale vendoliano apriranno le porte ad un candidato della maggioranza che qui, nonostante conti su un consigliere regionale (Pietro Mita), un componente della Direzione nazionale (Imma Voza), consiglieri comunali e provinciali e due segretari provinciali, a Foggia e nella Bat, si sentiva ancora minoranza.