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Patriarcato e paternalismo universitario: Boeri non c’azzecca
Publie le mercoledì 8 ottobre 2008 par Open-Publishing1 commento
Tito Boeri dalla Repubblica di un paio di giorni fa’ titola "L’ateneo al voto tra i parenti". Riporta un’analisi affrettata ed inconlcusiva sul nepotismo universitario e nell’articolo dedica uno spazio per la pubblicita’ ad un libro che a parer suo affronta le tematiche legate alla piaga universitaria: il patriarcato.
Boeri sbaglia di molto il bersaglio.Volendo colpire il patriarcato universitario identifica come unica fonte del male universitario italiano, il legame di parentela tra i vari docenti, assistenti, professori e rettori, indicando la strada da perseguire per poter sbarazzarsi del nepotismouna volta per tutte. Boeri sbaglia poiche’ non ha allargato la sua ricerca, e farebbe bene anche Roberto Perotti con il suo libro, ad indagare oltre il limite consentito dalla propria esperienza per affacciarsi a nuove realta’. Mi pare grottesco che un giornalista ed un autore diano consigli su come affrontare tale problematiche senza dover prima consultarsi con chi e’ stato a sua volta lo svantaggiato dei sistemi che loro propongono di dover essere una panacea.
In breve. Il nepotismo ed il patriarcato non si manifestano solo con il legame paretelare, ma in un rapporto esclusivo di procreazione e sopravvivenza di una certa specie, idea, cultura, regola e cosi’ via. Il patriarcato universitario, non e’ presente solo nelle universita’ in cui docenti e rettori hanno in comune il cognome o sono legati perche’ in un modo o nell’altro qualcuno nel ramo di famiglia ha sposato qualcun’altro.
Il patriarcato e il nepotismo si manifestano anche nel rapporto tra professori e studenti, o tra rettori e docenti anche se essi non hanno nessun legame parentelare. Mi spiego. Per poter capire il patriarcato, si deve prima di tutto allontanare la parola patriarcato da una sola possibile interpretazione ossia che alla base dei rapporti occorrenti tra vari individui ci sia solo un legame di sangue. Infatti non e’ cosi’ che si affronta la tematica patriarcato, ma solo capendo e facendo capire che il nepotismo ed il patriarcato sono rappresentati nei comportamenti, regole, abitudini e costumi di una organizzazione o varie organizzazzioni legate e comunicanti fra di loro. Il legame di sangue non e’ azzecato, poiche’ e’ il modello patriarcale che e’ reiterpretato nelle sue svariate forme. Tale modello viene reiterpretato con la nascita, sviluppo e regolazione, solo ed esclusivamente, di quei processi che si auto-referenziano e si riproducono mantenendo inalterata la validita’ di tale modello. Si tratta piu’ di una reiterpretazione piu’ che di validita’ epistemologica. E’ un errore dover ricercare l’origine dei problemi dell’universita’ nei vari legami parentalari. E’ molto piu’ produttivo e forse piu’ efficace capire che l’uomo e’ soggetto a relazioni condizionate e che tali relazioni sono sottoposte ad una validita’ oggettiva o soggettiva. Quale sia il terreno o l’estensione in cui tali relazioni hanno validita’ e’ anche un’altro errore che il Boeri fa’, poiche’ presenta l’universita’ come istituzione che ha una validita’ oggettiva e costante con contorni e perimetri ben definiti. Infatti, l’universita’ e’ piu’ un’astrazione che una realta’ oggettiva: l’universita’ non e’ constituita dai palazzi, biblioteche, rettorati e aule.
Questi sono solo spazi in cui il patriarcato manifesta se stesso e che il patriarcato utilizza per materializzare quell’ idea di uomo che tanto sfugge all’essere umano. Allo stesso modo, la validita’ scientifica e la reputazione internazionale, che il Boeri indica come possibilta’ per una oggettiva verifica delle capacita’ individuali dell’uomo che interagisce nell’organizzazione chiamata’ universita’ non e’ sufficiente per poter spiegare oggettivamente il fenomeno patriarcato e poter sfuggire a tale modello. Non e’ sufficiente poiche’ ignora i vari meccanismi che le varie comunita’ internazionali utilizzano per poter validare la conoscenza scientifica. Infatti tali meccanismi sono regolati da varie associazioni inter-universitarie internazionali che mascherano interessi personali, corporativi di natura economica con l’oggettivita’ scientifica e razionale. Ossia, non mi pare che ci possa essere nulla di molto scientifico in quelle pubblicazioni, articoli, convegni, congressi, libri e in qualsiasi altra risorsa della conoscenza, che maschera un interesse soggettivo con finalita’ di lucro e di accumulo di capitali dietro una oggettivita’ apparente, instabile e costriuta ad hoc.
La costruzione della conoscenza al servizio del capitale e’ oggetto di discussioni e confronto proprio perche’ maschera il nepotismo ed il paternalismo del modello patriarcale dietro definizioni di "professionalita’", "managerialismo", "qualita’", "leadership" che dilagano nell’universita’ moderna. Molto e’ stato scritto a tal riguardo, ma vedo che Boeri e La Repubblica trascurano e tralasciano tale discussione poiche’ vi e’ un ostacolo che la sinistra deve superare. Il problema a parer mio e’ che tale rifiuto a dover discutere
sull’oggettivita’ della conoscenza nasce solo da una apparente impossibilita’ del superamento del marxismo poiche l’oggettivita’ marxista e’ condizione fondamentale della coscienza dei popoli.
Un’analisi approfondita di tali problemi puo’ aprire nuovi orizzonti per non cadere nella trappola capitalista del "commodity fetishism" o dell’oblio spirituale per la conservazione di ordini universali.
combattente dall’isola dei lati b
PS: per superamento del marxismo non intendo l’annullamento del marxismo ma solo una espansione e la creazione di un nuovo framework o modello di reference per classi subalterne
Messaggi
1. Patriarcato e paternalismo universitario: Boeri non c’azzecca, 8 ottobre 2008, 23:45
ma guarda un po’: su rai tre mandano Tito Boeri sullo schemo e publicizzano il suo sito su cui vado a scoprire che Ichino collabora con lui.
Ragazzi meno porcellum e piu’ sostanza.
Ferrero, Ferrando piu’ radicalita’ e dateci un po’ piu’ di spazio e dateci un po piu’ di fiducia.
Ma Ichino e’ ancora vivo?