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Pensioni : Roberto Pizzuti: "Lezione Usa: occhio a giocare con i fondi pensione"

Publie le lunedì 13 agosto 2007 par Open-Publishing
2 commenti

Roberto Pizzuti:
«Lezione Usa:
occhio a giocare
coi fondi pensione»

Il prof. di economia sul
crack dei mutui immobiliari

Felice Roberto Pizzuti è professore ordinario di economia pubblica all’Università La Spaienza di Roma. Liberazione lo ha intervistato in merito alle cause e alle possibili conseguenze del crollo del mercato dei mutui negli Stati Uniti. Le Borse mondiali stanno reggendo l’urto del fallimento di alcuni istituti specializzati, ma l’allarme non è cessato. Conviene comunque partire dall’inizio.

Professore, da dove parte il crac?

Beh, innanzitutto direi che parlare di crac è forse un’esagerazione. Sicuramente c’è un problema dei multi e in particolare dei subprime, cioè quei mutui rivolti a creditori non particolarmente sicuri e che quindi presentano un rischio di recupero. Ecco, questo è successo perché è stata data la possibilità di suddividere il rischio: i prestiti venivano rivenduti ad altre società finanziarie e ripartiti. E con loro il rischio, che così si moltiplica.

Perché adesso molte di queste società stanno fallendo?

Perché il problema del rischio è diventato reale nel momento in cui i tassi sono cresciuti e i valori delle case su cui i mutui sono stati accesi si sono ridotti. È venuta meno la base di sicurezza, che è la prioprietà immobiliare. La bolla negli Stati Uniti si sta in qualche modo sgonfiando e stanno venendo al pettine i nodi della finanziarizzazione troppo diffusa e affidata a studi rischiosi.

Per adesso il problema rimane finanziario. C’è la possibilità che intacchi anche l’economia "reale"?

Il problema diventerebbe tale se questa estensione a macchia d’olio di crediti non recuperati arrivasse alle banche ordinarie. Se fallisce un istituto finanziario specializzato è un conto, se fallisce una banca il fallimento si estende all’economia reale perché i creditori non avrebbero più nulla da riscuotere. Ma siamo molto lontani da uno scenario di questo genere.

L’economia pubblica statunitense corre qualche rischio? Sappiamo che gli Usa hanno un debito pubblico molto elevato...

Beh, certo se la cosa si estendesse ci sarebbe una crisi finanziaria enorme. Ma siamo lontani da una cosa del genere, perché fintanto che c’è fiducia nell’economia reale la crisi rimane circoscritta. Sì, è vero gli Usa hanno un debito verso l’estero, ma è un problema di natura reale connesso al tipo di sviluppo che hanno avuto.

E per quanto riguarda i possibili riflessi in Europa e in Italia? Quali scenari vedi?

In italia non credo che ci saranno riflessi, anche per quanto riguarda la bolla immobiliare, perché siamo più indietro. La crescita dei prezzi delle case si è arrestata, anche se nel frattempo i tassi sono cresciuti e la politica monetaria della banca centrale sembra assecondarne il rialzo. In Europa il problema si è mostrato in Germania, ma non ha avuto ancora dimensioni poi così rilevanti.

Quanto sono diffusi in Italia i subprime?

Molto meno che negli Stati Uniti. Certo, una considerazione si potrebbe fare: in questi mesi stiamo diffondendo i fondi pensione e c’è chi ritiene che dovrebbero investire in attività più redditizie e quindi più rischiose. Ecco, l’insegnamento che ci sta arrivando non dovrebbe portarci ad affidare in maniera eccessiva il risparmio in mano alla speculazione.Soprattutto il risparmio previdenziale che, avendo una natura ben diversa da quello finanziario, dovrebbe essere usato in maniera molto diversa.

Negli Stati Uniti anche i fondi pensione sono finiti nel calderone?

Sì, il meccanismo dei prestiti affidati e ripartiti su istituti finanziari trova negli Usa un riferimento proprio nei fondi pensione, a volte non molto sicuri. In Italia c’è maggior controllo, ma ciò non toglie che quando la Borsa perde anche il risparmio previdenziale rischia.

Intano le famiglie occidentali si indebitano. In Inghilterra ne hanno contate 8 milioni...

Negli Usa esiste già da tempo il fenomeno dei fallimenti delle famiglie, in Europa ancora non è così diffuso. Se negli Usa si avverte con maggiore pericolo il fenomeno è perché è già arrivato più avanti. C’è da stare attenti che anche in Europa si arrivi a questi livelli.

08/08/2007

www.rete28aprile.it

Messaggi

  • CRISI A WALL STREET: LA CHIUSURA DEL CERCHIO

    In questi giorni i giornali riportano con risalto le notizie delle perdite
    dei titoli in borsa. Tutto si fa risalire alla caduta di valore delle
    azioni sui mutui a rischio rilasciati negli USA. Comprendo che spiegare il
    problema è difficile. Io l’ho capito in questo modo. Le banche fanno
    prestiti (mutui) per comprare la casa o in genere per sopravvivere. I mutui
    vengono rilasciati a chiunque li chieda. Tanto le banche impacchettano i
    crediti sui mutui in azioni e li mettono in vendita. Sempre in questi giorni
    l’indebitamento di operai e lavoratori è tanto alto che essi non riescono
    più a pagare i mutui. Di conseguenza le azioni aperte dalle banche su questi
    mutui sono carta straccia. Ma chi ha comperato i mutui? I fondi
    d’investimento. Hanno comperato le azioni con i soldi delle pensioni. Così
    il cerchio si chiude. Le banche concedono mutui perchè siamo alla fame. Non
    paghiamo e le banche si riprendono i beni acquistati. Intanto le banche
    hanno impacchettato i crediti sui mutui in azioni. I fondi di pensione
    gestiti dalle banche acquistano le azioni sui mutui. Le banche intascano
    nuovamente denaro. Gli operai e i lavoratori indebitati con i mutui perdono
    anche le pensioni( e il tfr? pure).

    a riprova di cio’


    Crollo finanziario mondiale:
    Lacrime di coccodrillo

    Un milione di persone che in italia hanno il tfr nei fondi ora tremano...

    In un editoriale dal titolo significativo (“L’ombra del ’29 sui nostri
    risparmi”), il direttore de ‘La Repubblica’ ci avverte, bontà sua, che “il
    mercato non è mai stato e mai sarà il paese del Bengodi”. Ovviamente - egli
    precisa - lo è “per i pochi che possono manovrarlo a danno dei molti”;
    certamente - aggiungiamo noi - non lo è per il milione di lavoratori “che
    hanno versato i loro Tfr col metodo del silenzio-assenso”. Versato? Sarebbe
    più giusto dire: il cui Tfr è stato subdolamente sfilato col metodo del
    silenzio-assenso.

    Ora, accade che tra i fondi americani in qualche modo coinvolti nella crisi
    di insolvenza derivata dallo sgonfiamento della cosiddetta “bolla
    immobiliare” vi siano anche alcuni fondi-pensione. Commenta l’ineffabile
    Scalfari: “Auguriamoci che i gestori dei fondi-pensione non siano stati
    troppo aggressivi nella ricerca di rendimenti superiori alla media”. E’
    appunto quello che si augurano i pensionandi statunitensi. C’è il caso che a
    fare scongiuri debba aggiungersi il suddetto milione di pensionandi
    italiani. E forse – oltre a sperare – qualcun altro dovrebbe anche
    vergognarsi un po’.

    B.S.

  • Gli USA raschiano il fondo del barile con i prestiti Ninja

    Quasi una legge del contrappasso la crisi delle società che gestiscono i mutui «subprime» che rischia di destabilizzare l’intero sistema finanziario Usa. E i protagonisti di questa crisi sono loro malgrado i cittadini senza garanzie, quelli in fondo alla scala sociale.

    Il meccanismo è semplice: negli Usa si parla sempre più spesso di Ninja loans. Ninja è un acronimo che in italiano possiamo tradurre come prestiti a persone senza reddito, senza lavoro, senza patrimonio (N.I.N.J.A - No Income, No Job, No Assets) . Uno sfigato al quale in Italia le banche non sono disponibili a concedere neppure un centesimo di credito. E neppure un mutuo, anche se garantito da una ipoteca.

    Ma gli Usa non sono l’Italia. Decine di milioni di Ninja lottano per sopravvivere (senza assistenza medica e senza previdenza) e il capitalismo statunitense ha stabilito che anche a loro deve essere concessa la possibilità di avere una casa. Non si tratta di bontà, ma di raschiare il fondo del barile pur di fare affari.

    Ovviamente il tasso di interesse per loro è molto più alto, al pari del rischio che le rate di mutuo non vengano onorate. Poco male: gli sfratti per morosità negli Usa sono all’ordine del giorno e riappropriarsi della casa ipotecata non è difficile.

    E poi, chi concede questo genere di mutui non se li tiene in portafoglio, ma li gira a altre società a prezzi scontati che a loro volta si finanziano emettendo obbligazioni garantite dalle case coperte da mutuo. E i soldi finiscono per finanziare nuovi mutui di dubbia esigibilità che a loro volta vengono ceduti. Insomma, siamo in presenza di una leva finanziaria di dimensioni gigantesche che sfugge a ogni controllo.

    Il sistema ha funzionato grazie a una bolla immobiliare che sembrava inarrestabile e che portava i valori delle case a crescere continuamente. Poi un paio di anni fa la Fed ha iniziato a alzare i tassi, i mutui sono diventati più cari, la gente ha iniziato a non pagare più le rate e i valori si sono rapidamente ridotti. Seppure in maniera abbastanza controllata la bolla a incominciato a sgonfiarsi, anche perché l’economia Usa ha smesso di correre e trovare un lavoro è diventato sempre più difficile.

    Di qui la crisi dei mutui subprime che seppure non diffusamente ha iniziato a far tremare il sistema finanziario tradizionale, spingendo al ribasso anche le borse che negli ultimi anni, grazie alle forte ascesa delle quotazioni, aveva creato ricchezza e reddito per milioni si statunitensi. Che ora guardano con speranza le prossime mosse della Fed, fiduciosi che già oggi Bernanke e i suoi decidano un ribasso del costo del denaro per dare un po’ di ossigeno al sistema. Ma la Fed per ora sembra tenere duro e la crisi dei subprime sembra destinata a consumarsi ancora per mesi.

    http://www.chainworkers.org/?q=node/440