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Pensioni donne: L’età non si tocca. Il problema è il welfare

Publie le giovedì 15 gennaio 2009 par Open-Publishing
1 commento

di Giuliano Pennacchio

ROMA - Il governo Berlusconi vuole innalzare l’età per la pensioni di vecchiaia per le donne. L’obiettivo che è quello di elevare la soglia minima da 60 anni a 62, prendendo a pretesto una richiesta della Corte di giustizia europea che intima di uniformare i requisiti anagrafici a quelli degli uomini e progressivamente ( nell’arco di poco tempo) arrivare a mandare in pensione a 65 anni le donne. La norma dovrebbe essere applicata gradualmente dapprima alle lavoratrici del pubblico impiego e non a quelle dei settori privati, almeno così afferma il ministro della funzione pubblica Renato Brunetta.

Questo eviterebbe all’Italia la procedura di infrazione comunitaria, secondo il ministro per le Politiche Comunitarie, Andrea Ronchi. Dura la reazione della CGIL sulla proposta del governo. Carlo Podda, segretario generale Fp Cgil Nazionale ha dichiarato: "Ricordiamo a Brunetta che mentre la riforma Dini ha eguagliato il trattamento pensionistico tra settore pubblico e privato, abolendo i trattamenti di maggior favore dei dipendenti della pubblica amministrazione, non e’ ancora stata applicata la parte della riforma riguardante le pensioni integrative, cosa che vede i dipendenti pubblici come sostanziali debitori.

Di fatto 2 milioni di lavoratori ne sono privi.Inoltre, per il segretario Cgil, "il 53% dei dipendenti pubblici che rientrano nel regime contributivo o misto contributivo/retributivo, dovranno obbligatoriamente maturare i 40 anni di anzianita’ per poter ottenere un trattamento che varra’ non oltre il 60% dell’ultima retribuzione. Su tutto questo, nessuno sembra aver intenzione di intervenire. In difesa anche delle donne e dei loro diritti, la Fp-Cgil scendera’ in piazza il 13 febbraio”.

Il movimento femminista e le donne dei partiti della sinistra, stanno costruendo percorsi e mobilitazioni per scongiurare questa odiosa manovra. In tal senso è stato promosso un appello (per adesioni donnescelgono La5 libero.itQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. ) con le prime significative adesioni dal mondo della politica, della cultura e del sindacato. Il testo, che sta raccogliendo centinaia di adesioni in tutto il paese, afferma tra l’altro: “L’Italia è penultima in Europa per occupazione femminile, la precarietà colpisce in maniera accentuata le donne, il differenziale retributivo medio rispetto agli uomini è del 23%.

Le conseguenze sono pesantissime. Il lavoro, il reddito, i percorsi contribuitivi delle donne restano accessori e supplementari. Il 20% delle donne lascia il lavoro alla nascita di un figlio, il 60% nella fascia di età tra i 35 e i 44 anni è costretta a ridursi l’orario di lavoro per prendersi cura dei figli minori. La volontà di aumentare l’età pensionabile per le donne, si legge ancora nell’appello delle donne, non è la conseguenza della sentenza della Corte di Giustizia, è parte integrante di un disegno sessista e classista, della volontà di fare regredire gravemente la qualità della vita e delle relazioni di donne e uomini, i livelli di civiltà guadagnati e ancora da guadagnare dalla soggettività politica e dalle lotte delle donne”.

Le dichiarazioni non sono comunque rassicuranti di Maurizio Sacconi, Ministro del Welfare, sul carattere flessibile e graduale dell’eventuale applicazione della norma; tanto che non ha sortito l’effetto di rasserenare gli animi. Roberta Fantozzi, della segreteria del PRC e Lidia Menapace ex senatrice del PRC, rincarano la dose contro le scelte del governo ed affermano: ”L’Italia è uno dei paesi con i più bassi livelli di diritti e servizi, con una spesa sociale complessiva significativamente inferiore alla media europea. L’attuale governo Berlusconi sta peggiorando la situazione con i propri provvedimenti di taglio ai comuni, alle regioni, alle politiche sociali, alla sanità. Per questo va costruita una risposta larga per i diritti e l’autodeterminazione delle donne, contro i tagli e la privatizzazione del welfare, per un diverso modello sociale e per respingere il tentativo di costringere le donne ad andare in pensione più tardi”.

Messaggi

  • grazie sono perfettamente d’accordo e da femminista storica son contenta che ci siano ancora delle persone che dicono la verita’ e non nascondono dietro pretestuose e tardive illusioni "di parita’ i reali problemi che da sempre accompagnano il mondo femminile. Alzando l’eta’pensionabile di vecchiaia delle donne si colpiscono soggetti deboli che da sempre hanno sopportato discriminazioni nel lavoro e maggiori oneri in famiglia, scaricando ancora una volta su di loro il peso della crisi....e creando ulteriori problemi occupazionali alle giovani generazioni ( in particolare di sesso femminile..ma forse questa e’un’illazione?)ciao Mariateresa