Home > Per Joy e contro i rimpatri forzati
Ieri, durante una delle presentazioni del volume La straniera, è stato proposto un testo da inviare all’Ambasciata nigeriana di Roma, coinvolta in questi giorni nelle pratiche di riconoscimento necessarie all’espulsione di donne e uomini migranti detenute/i nel Cie di Ponte Galeria a Roma. Il documento che vi copio-incollo di seguito, è stato firmato dalla quasi totalità delle/dei partecipanti all’incontro, la maggioranza delle/dei quali non era ancora a conoscenza di quanto avviene nei Centri di identificazione ed espulsione (le violenze, i soprusi, il tentativo di stupro denunciato da Joy e la sua compagna di cella) e durante (e dopo) i rimpatri coatti, che più di una volta hanno provocato la morte di migranti, come il recentissimo caso di un giovane nigeriano morto per un malore durante l’imbarco forzato all’aeroporto di Zurigo.
Con preoccupazione apprendiamo che giovedì 18 marzo, dall’aeroporto di Fiumicino è decollato l’ennesimo volo charter organizzato dall’Agenzia europea per le frontiere esterne Frontex. Su questo volo, diretto a Lagos, sono stati forzatamente imbarcate/i 51 donne e uomini di nazionalità nigeriana provenienti da diversi paesi, di cui 25 dall’Italia. Con sconcerto abbiamo appreso del ruolo che la Vostra ambasciata ha avuto in questo rimpatrio coatto, collaborando ad espletare le formalità burocratiche e di riconoscimento necessarie all’espulsione. Sappiamo che troppo spesso questi rimpatri forzati sono attuati in spregio a precise disposizioni internazionali (come la Convenzione di Ginevra del 1951) e con modalità poliziesche violente che in alcuni casi hanno provocato la morte dei/delle migranti coinvolti/e. Il giorno prima dell’espulsione forzata da Fiumicino, ad esempio, un giovane nigeriano di 29 anni, che aveva cominciato l’iter per la richiesta d’asilo, è morto durante la procedura di imbarco in seguito ad un malore causato dalle pratiche coercitive messe in atto all’aeroporto di Zurigo. Vi chiediamo dunque di non rendervi complici di pratiche illegali che vanno contro i diritti fondamentali della persona umana e di fare il possibile affinché le altre donne e uomini nigeriane/i ancora in attesa di espulsione nel Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria non siano espulse/i. In particolare vi segnaliamo il caso di Joy, che oltre ad aver intrapreso insieme ad altre donne il procedimento legale come vittima di tratta, aveva denunciato un tentativo di stupro da parte dell’ispettore capo del Centro di identificazione ed espulsione di Milano dove era in precedenza detenuta, stupro impedito solo dal provvidenziale intervento della sua compagna di cella, Helen.