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Per Silvio Berlusconi 18 salvacondotti in 15 anni

Publie le lunedì 23 novembre 2009 par Open-Publishing

GIUSEPPE D’AVANZO (sunto)

Shakespeare fa dire al tiranno minacciato di denuncia dalla vittima: "E chi vuoi che ti creda? Il mio nome e il posto che occupo nello Stato avranno un peso maggiore di quello della tua accusa. Tutto quello che dirai saprà di calunnia. Di’ pure in giro tutto quello che credi. La mia menzogna avrà più peso della tua verità"
Così B si difende dalla magistratura: "La mia menzogna avrà più peso". E’ la forza del potere contro la verità. Questo ha sempre fatto.

Nel 94 B vince le sue prime elezioni. Ad Agrigento, i carabinieri inseguono il mafioso Salvatore Di Ganci, già direttore della Cassa Centrale di Risparmio…telefoni sotto controllo, tra gli altri, di Massimo Maria Berruti, 3 volte parlamentare di FI, che è quel capitano della GdF che controllava Edilnord, si accordò con B e chiuse i controlli fiscali, poi lasciò la GdF, e diventò avvocato di B e poi parlamentare.

Nel 94, Berruti sa che i PM di Milano investigano sui finanzieri corrotti a cui B ha dato 130 milioni di lire per chiudere gli occhi in una verifica fiscale alla Mondadori. Berruti contatta l’ufficiale corrotto per dirgli di tacere. La procura arresta il mediatore e il cerchio si stringe attorno a Berruti che telefona a B. L’intercettazione c’è ma per legge può essere usata solo in un processo.

Ecco in quella telefonata tutti gli argomenti che B userà per 15 anni, convinto che la menzogna del potere abbia più peso della "verità". Per lui, convincere non è altro che ingannare.

Berruti avverte B che lo vogliono interrogare. B gli dice cosa deve dire: “Vabbé, lei dice, ma voi siete pazzi... io non ho niente da nascondere. Voi fate una cosa di questo genere su un cittadino della Repubblica... poi lei si mette a urlare: siete dei pazzi, delle belve feroci, lei non può mettermi in galera, questo è sequestro di persona, ecc... Poi faccia dichiarazioni ai giornalisti: non se ne può più di questi matti. Dica che non si fa altro che andare contro l’interesse del Paese, perché il Paese ha bisogno di lavorare in fiducia, in tranquillità, bisogna ricostruirlo!.. Questi Pm sono dei nemici pubblici".

Ecco cosa si deve dire ai PM, che hanno in mano concrete prove di un sistema economico costruito grazie alla corruzione e la frode.

B non porta prove contrarie, non si scagiona, rifiuta alla radice che sia legittimo chiedergli conto del suo comportamento. Non riconosce fondatezza e costituzionalità alla magistratura. E’ l’unica via di fuga che può liberarlo da contestazioni che non può affrontare: “I PM sono dei pazzi".

Prima di sapere che cosa sanno o vogliono chiedere, bisogna subito urlargli contro; gridare allo scandalo, alla violenza; denunciarli come eversori che distruggono la "fiducia del Paese", "nemici pubblici" che bisogna allontanare e annichilire.

Da 15 anni B ha fatto sempre questo.

Si tiene lontano dalle aule. Arringa al "pubblico" la sua innocenza e le cattive intenzioni di quei "matti" in toga nera. Invoca il maglio dell’informazione (che controlla) per intimidirli, umiliarli, screditarli e la manipolazione dei media (che influenza) per distruggere il passato, oscurare i fatti, lasciar deperire - nell’opinione pubblica - la memoria.

E’ "la forza del potere contro la verità".

B rivendica il suo potere per eliminare ogni accusa, prova o testimonianza e, insieme, degradare ogni potere dello Stato che possa obbligarlo a fare i conti con la "verità".

La manovra è sfacciata. Si deve ripetere come Confalonieri: "Se B non fosse entrato in politica, se non avesse fondato FI, noi oggi saremmo sotto un ponte o in galera con l’accusa di mafia".

Delle 18 leggi ad personam che B si è scritto, 8 proteggono e rafforzano i suoi affari, 10 lo tutelano dalla legge. Si è riscritto le regole del processo (i tempi della prescrizione), dei codici, della procedura (il divieto di appello del pubblico ministero per le sentenze di proscioglimento). Ha legiferato per abolire reati (il falso in bilancio), rimuovere i giudici (legittimo sospetto), annullare fonti di prova (le rogatorie). Infine, per rendersi immune (le leggi "Schifani" e "Alfano").

All’inizio, ha travestito il suo conflitto di interessi con pose umili, ha finto di uscire dall’aula quando si discuteva dei suoi interessi. Oggi non finge nemmeno, pretende di essere "primus super pares".

Dal momento si ritiene "investito del suo ruolo dalla sovranità popolare" (come disse Ghedini alla Corte Costituzionale), pretende una sovranità indivisibile che oscura ogni divisione dei poteri istituzionali.

Chi ha il potere, se non trova un limite, ne abuserà.

Stupefacente è che ciò avvenga nel 2009, nell’Occidente liberale, in Italia. Dove con la leggenda di un "accanimento giudiziario" (16 processi non 106, come dice B), anche i cosiddetti liberali arrivano a sostenere che il rispetto delle regole sia più nefasto della loro violazione o che per salvare la Repubblica si debba immunizzare uno solo.

Sarà grave se B la spunterà e depenalizzerà addirittura il reato di corruzione in una scena pubblica dove è abolita ogni distinzione tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario e si calpesta anche la base del diritto di essere eguali davanti alla legge.

In nome di una sovranità di fatto elusa B invoca poteri assoluti e liquida così la democrazia.

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