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Per chi conosce Antonio Bellavita e/o MariCo’ Valente, e ‘gli’ vuol bene

Publie le domenica 3 dicembre 2006 par Open-Publishing
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.E’ veramente il caso di dire, non abbiamo parole. Da ieri ci sentiamo un pò più soli (soli... sole...) . Un altro addio, e un altro ancora.

Antonio Bellavita era stato - nella sua seconda vita... - il precursore, l’antesignano dal 74 di quella che sarà, negli anni 80 e nel seguito, l’onda, la fiumana [DIZ. : flot, multitude ] della “compagnerìa“ «fuoriuscita dal teatrodella lunga onda d’urto della ‘latenza insurrezionale subacuta e cronica’ prodottasi nel cuore e ai margini del « maggio rampante », del maggio ’68 lungo, in Italia.

MariCo’ si era aggiunta per scelta, per empatìa, per passione ; per una autenticità affettiva potremmo dire, stupefacente, disarmante, che inteneriva e talvolta poteva persino irritare : e che oggi a ragion veduta possiamo sentire e ridefinire - senza alcuna retorica da , struggente.

* * * * *
Ecco : brutale come un infarto, un ictus, uno schianto di auto contro un platano - Camus..., quant’altri...-, un aereo che non riesce ad alzarsi, o a discendere, e cade... ; un candelotto in petto, in faccia, una raffica, il sangue di un compagno accanto...

Ci sono morti a lungo annunciate, da vecchiezza, malattia..., forse per questo ben più atroci, com’è più atroce l’agonìa che l’attimo, l’attesa che la sorpresa, l’agonia di un ergastolo, il “braccio” più che la morte. Ci sono - col tempo che passa ne abbiamo cominciate a dover “digerire” troppe ogni anno, e il suono struggente, fragile possente di una fisarmonica peraltro incerta e strimpellata e di un fischio non basta a sormontarle, avendone elaborato nel rito fraterno, il lutto - ci sono morti diverse... Si somigliano tutte, e nessuna è uguale a nessun’altra, per nessuno (il più aberrante resta, cercare di oggettivizzare quella singolarità, cercare di affermare come universale, per qualità legittimità pregio, quel dolore, quel lutto singolarissimo, che è “giusto” che sia così a patto di saperlo, di non erigerlo a “più Uguale degli altri”, tutti gli altri compreso quello dei suoi per “il peggiore dei tuoi nemici” - è così semplice...

Divagazioni sulla morte, perché. Perché nel tempo di una pausa, oggi, in un tourbillon mirabolante di telefonate coincidenzi e malintesi, nel giro di mezz’ora a questo punto della ri-correzione della cosa appena detta per combattere l’effetto ipnotico dello schermo che intralcia il procedere, ci arriva notizia di una morte triste per noi e ancor più perché “annunciata”, fatta presagile dal nemico reale di tanti e tante, quel - la morte di Antonio Bellavita, il primo, l’antesignano della “rifugiaterìa italiana in Francia”, eppoi un po’, il “refugium”, l’uomo del faro del porto di arrivo in quei primi anni convulsi del richiamo da “dovunque” rappresentato dall’occasione di quel .

E nel volgere di una mezz’ora, notizia di un’altra morte tutt’altro che annunciata, di quelle che ti sembrano e sembrano a tutti assurde, a cui per lunghi istanti né tu né alcun altro credete... ...morta, sembra uno scherzo. E così tu, Lucia, eppoi Roberto, Claudio, Roberta, RossaLinda...così Oreste (un altr’Oreste), Andrea che te l’hanno detto ; così sarà, più tardi, con Francesca, Gianni, Claudine, Claudio, Cristina, Alain, Paco, Erri, Aïtor, Marina..., così sarà poi con Ugo, José, Armelle, Serge, Hermes, Luigi, Lola, Maurizio..., così con Maria, con Paolo..., ognuno ognuna che l’abbia conosciuta dirà, con aria inebetita, ... Ognuno dirà <’me ce so’ appiccecat’ mille volte..., era unica...>.

.L’avevamo salutata “l’altra sera” tardi, coi suoi fogli, collage, foto, da mandare a Paolo, le foto di noi, le foto di noi per lui, le foto della vita le foto di Fabio, le nuove foto di Fabio da mandare a Paolo...

Che è? Non sta bene parlare di queste cose? Che è, troppo “privato”? “Aneddotico”? Settantasette, “Settantasette...+ trenta”, cioè « ...& domani” come tema, certo ; ma un tema, una rememorazione, ha senso se è ‘messo in prospettiva’, se lo si guarda con gli occhi di oggi - e per farlo senza rischiare di cadere nella retrospezione a pretesa di “retrodatazione”, di iri-scrittura retroattiva è necessario saperlo, enunciarlo. Una rememorazione ha un senso, per noi, se non è occasione di “museo”, o pretesa di fotografia “oggettiva”, ma un riattraversamento che si ‘mette in equazione’, a riscontro, in inter[re]azione con l’oggi e per il cosiddetto domani.

‘Comunque, ‘taglio’ qui, per tornare all’ oggetto, perché - come nel circo, “lo spettacolo continua!”.

Messaggi

  • Sono Francesco, il fratello di Maricò. Ho appena letto l’articolo di Scalzone su Maricò. Per me la sua morte è stata un colpo molto doloroso. Eravamo legati affettivamente. Ci capivamo. Presto andrò a Capri ad "annusare" il suo rifugio immerso nella natura. Organizzeremo il 19 aprile, giorno del suo compleanno, una festa a Napoli con le sue proiezioni. Maricò ricordava i compleanni e gli onomastici di tutti, amici e parenti. Noi ricorderemo il suo. Vorrei entrare in contatto con i suoi amici di Parigi che non conosco. La mia e-mail è FRANCESCO.VALENTE@universoservizi.com. Scrivetemi.

    Maricò è Maricò

    Grazie
    Francesco

    • Necrologi per Maricò ed Antonio

      http://orestescalzone.over-blog.com/

      Morena Campani

      NECROLOGIO PER MARICO’ VALENTE

      « Parlavi alla luna giocavi coi fiori

      avevi l’età che non porta dolori

      e il vento era un mago, la rugiada una dea,

      nel bosco incantato di ogni tua idea… »

      Fabrizio De Andrè, Leggenda di Natale

      Fra le tante fonti antiche che raccontano il mito di Arianna , celebre è il componimento LXIV del Liber di Catullo: l’arrivo di Teseo a Creta, la sconfitta del Minotauro, la fuga dell’eroe con Arianna e il suo abbandono a Nasso ( "Piantata in Nasso"!).

      La figura di Arianna risulta essere particolarmente complessa : le sue dissonanze e dicotomie, la feroce rabbia o il perdono quasi fatalistico, Arianna furiosa, Arianna clemente si espletano nella duplicità delle sue rappresentazioni figurative. Iconograficamente, infatti, la si puo’ individuare nella sua dualità : l’estasi e la malinconia, la frenesia della ninfa appartenente al corteo dionisiaco e la pensosa depressione della divinità semidistesa.

      Questa donna tanto vicina alle donne della mitologia, Arianna, con le sue dualità, Medea, con le sue magie, Aracne, con la sua rete di contatti, Diana, con le sue fughe nel bosco… Questa donna, tanta cara, ci ha lasciato ! Ha preferito andersene prima lei, per non essere abbandonata, ha raggiunto suo padre, per il quale aveva recentemente sofferto.

      Questa donna che tanto voleva vedere le cose a modo suo, che dava voce alla continua necessità di esserci, che offriva l’amore con la stessa generosità dell’acqua alla fonte, che interrogava con la facilità dei bambini fra i due e i tre anni, che godeva di piccole gioie, che si preparava all’ascolto dell’altro con interesse e armonia, che si ritirava quando era satura, che raggruppava un contorno meraviglioso che la faceva sentire vera…

      Marico’ aveva un modo di sentire vagamente magico, sensitivo. Sapeva riconoscere il bene dal male semplicemente trasformando il tutto in bene, attraverso la distribuzione di affetto, che consegnava con grande intelligenza. Sapeva dirigere il bene dove più ce n’era bisogno, aveva una parola dolce per tutti, una giustificazione per tutti, seppur ricevesse spesso pugni nello stomaco…

      Marico’ aveva un modo di vedere unico, davvero ! Sapeva esprimere emozioni che sono cosi’ profonde e segrete per tutti noi da non conoscerle nemmeno, da non accorgerci di averle. Sapeva dirigere i sensi verso la naturalità di essi, rendeva selvaggia la città, rendeva dolce il caffè, rendeva pallido Marte ; possedeva quel modo di vedere puro, come quello dei bambini…

      Ci mancherà, ma non solo, ogni volta che berremo la sentiremo vicino a noi come se quell’acqua fosse un’infinitesima parte di quella magica che suddivideva in giuste proporzioni esponenziali per far star bene tutto il mondo !

      MAGARICO’, una vita da strega buona.

      E’ risaputo che l’Italia è piena di buone streghe ; l’esempio più eclatante è la Befana, che vien di notte, poi in alcune Regioni la bruciano, ma per superstizione, non per altro ! ! !

      Bhè, Marico’ era una di queste… La sua vita italiana, rifugiata in Capri su quella Grotta Azzurra, al di là di Anacapri, nel profondo selvaggio dell’isola, sempre in compagnia delle sue caprette selvatiche, si svolgeva cosi’.

      Racconto l’episodio del mio viaggio a Capri, senza conoscere l’isola, senza conoscere la sua vita selvatica, in quanto la conobbi a Parigi.

      Arrivai nell’ora meravigliosa del giorno, l’ora fra il cane e il lupo, l’ora nella quale tutto si trasforma in fuoco… E lei, rappresentante pura del fuoco, stava sul porto. Capelli rossi, lasciati andare sulle spalle senza rigore, senza interesse, seppur interessanti ! Io ero accompagnata da Joséphine, della quale ne adorava la voce e quando poteva ci ’rubava’ quelle canzoni che cantiamo a due voci, quelle in griko, quelle in arbëreshe… Ci ricevette su di una 500 bianca. Eravamo cariche di bagagli, per non lasciarli parcheggiati nel cuore di Napoli sull’auto, e la 500 mi sembro’ ancor più piccola di quando ci salii l’ultima volta intorno agli anni ’80. Ma ci organizzammo !

      La sua proposta, visto che la giornata era stata intensa di attese, visto che c’eravamo sbagliate nave ed eravamo prima arrivate ad Ischia col battello/traghetto (avevo provato con Marico’ al telefono, di convincere il Comandante a tornare indietro, perchè con lei l’aveva fatto, una volta… Ma nulla !), cosi’ ci siam viste il bel castello e poi siam tornate a Napoli, abbiam parcheggiato l’auto e ripreso il viaggio con la destinazione preposta !… Quindi l’apprezzatissima proposta di Magarico’, fu di fermarsi immediatamente a mangiare una pizza nella nuova pizzeria di Anacapri, nella quale ancora non era stata, ma che ci fece un gran piacere… quella buona pizza coi pomodorini freschi !

      Quando arrivammo alla casetta di vetro, salendo molteplici scalini fra alberi e odori particolari, era buio e non vedemmo altro che il suo salotto/laboratorio. Ci mostro’ che stava preparando il rito del Mirto. Una vicina aveva raccolto le piante con i piccoli frutti e lei aspettava il momento giusto per cominciare il lungo lavoro di preparazione di un liquore del quale non sapeva bene caratteristiche e tempi, ma avrebbe ascoltato il suo fiuto e ne sarebbe venuto fuori qualcosa di buono ! ! !

      Nel laboratorio c’era un fornellino che bolliva qualcosa, c’era una bottiglia di acqua della quale ci ha spiegato i poteri magici e poi c’era un altro mare di robe l’una sopra l’altra che, per stanchezza, non ho individuato bene. Ci ha accompagnato nella camerina sotto la sua e ci siamo augurate una ’Buonanotte’, che in un luogo cosi’ non poteva che essere una buona notte.

      La mattina ci siam svegliate prima di lei ed abbiamo fatto una bella passeggiata a vedere l’alba su Procida, che si vedeva a pochi chilometri spuntare dall’aqua come la gobba di un cammello, a vedere quanto quella parte di isola è rimasta come alle origini (almeno ci resta questa illusione !) … Al risveglio di Marico’ il caffè ha preso il posto di quell’altra sostanza che bolliva sul fornellino e l’odore ci ha invaso i cuori. Era bello stare li’, in quella magica talmente magica ! E’ stato interessante scoprire l’isola coi suoi occhi, abbiamo girovagato a cercare i punti di vista più interessanti e a cercare i regalini che voleva farci come ricordo dell’isola. L’unico problema fu risalire sull’auto al momento della partenza, oltre ai bagagli c’erano tutti i regalini di Marico’ ed i regalini dell’isola che invadevano da tutte le parti. Anche perchè non è che fossero pacchettini – che ne so ! – Chanel o Fendi… Erano rami di rosmarino, melagrane, mandarini, 2 collane di peperoncini rossi, acqua magica ben suddivisa in un terzo di litro dentro una bottiglia da mezzo litro da dividere in due bottiglie da un litro ciascuna… Insomma, sempre più cariche…

      Al porto è stato immensamente emozionante. Abbiamo atteso insieme il battello e poi Marico’ ci ha accompagnate alla salita. E poi… Non se n’è andata, come di solito succede, con questa paura degli addii, da non restare nemmeno quando parte il treno ; lei no ! E’ rimasta ad aspettare che il battello si allontanasse, e poi ancora, col braccio alzato a salutare, salutare, salutare, fino a che non la si vedeva più… Nel nostro immaginario è restata là, cosi’ a sventolare quel braccio forse tutta la notte, forse è ancora là che ci guarda allontanare e saluta…

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      Jérôme Bourgeois

      DÉCÈS D’ANTONIO BELLAVITA

      Il ne disait pas « presse » mais « communication imprimée non commerciale, même si la fonction principale reste la vente ». Une nuance apportée consciemment par Antonio Bellavita à son métier de Directeur Artistique de presse qui relevait, dans son cas, de l’inconscient culturel et de la psychologie des masse-médias. Il était le meilleur.

      Si ce rédacteur en chef artistique de plusieurs titres — ponctuellement et successivement fonction des différents patrons de presse qui venaient se coucher sur le divan de son agence Totema —, avouait un passé italien de journaliste, de créateur architectural et de D.A. de pub, il se passionnait surtout pour son métier de D.A. de presse, « le plus beau métier du monde ».

      Les rapports passionnels entretenus avec le Libé d’avant 1981 ? Antonio en parlait rarement. Sous les tropiques il y a quelques mois, il avait quand même évoqué le sort de Libé et de la presse en général, dénonçant et regrettant « le pouvoir passé aux mains des informaticiens ». Fini le temps où l’on pouvait se projeter en avant, à la recherche de la « génialité de la création ».

      Visualiser des concepts d’éditeurs ? Pour lui, cela revenait « à bâtir une maison dans le désert, avec les moyens que l’on trouve dans le désert ». A la différence près qu’un journal c’est avant tout « un concept, une philosophie qui vend des idées et de l’info, fait appel à l’intelligence et est reçu directement par les cellules cérébrales ». Une simple question d’enveloppe.

      Outre un esprit assoiffé d’images, doublé d’un processus mental de suggestion et d’association d’idées, Antonio adoptait une démarche de psy quand il voulait approcher le concept.

      Quotidien, news, mensuel ? « C’est la même chose, se sont tous des produits de communication ».

      Socio-styles, études de marché, pré-tests ? « Les études marketing ne veulent pratiquement rien dire. Ce qui est important, ce n’est pas de savoir qui sont les lecteurs, mais ce qu’ils croient être ».

      Antonio Bellavita a passé son temps à imaginer l’imaginaire de nombreux périodiques de presse comme l’Action Automobile, L’Autre Journal, Dynasteurs, Les Echos, Le Figaro Economie, Le Journal du Dimanche, Info Matin, L’Idiot International, Le Méridional, N comme Nouvelles, Le Nouveau Journal, Les Nouvelles littéraires, Passages, Le Provençal, Que Choisir, Science et Vie, Le Soir... et, plus récemment, CARAIBES.

      « En plus, si c’est beau, tant mieux » aimait-il plaisanter. Avec lui, le hasard faisait toujours bien les choses.

      Curieux de tout, il aimait les gens « rigolos », la mer, les fruits de mer, les grandes théories et les petits bonheurs imprévisibles, comme celui de s’envoler pour les Antilles sans prévenir, histoire de fêter un passeport, trop longtemps attendu, avec sa famille d’adoption expatriée aux Caraïbes.

      Je raconterai un jour à sa filleule les aventures politico-médiatiques de son parrain : quelques compagnons de rédaction pourraient y trouver l’occasion d’écrire une page tragicomique des relations franco-italiennes. Je lui dirai aussi et surtout combien il nous manque.

      Antonio est décédé ce matin d’un cancer. Nos pensées vont à Fofo.