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Per il diritto di manifestare liberamente
di Roberto Fabio Cappellini
IL CONSIGLIO PROVINCIALE DI PISTOIA
Appreso che il Ministro Maroni si appresterebbe a inviare una direttiva ai prefetti che stabilisce un generale divieto di manifestare davanti ai luoghi di culto, e addirittura davanti a supermercati e centri commerciali, monumenti e siti di interesse pubblico;
Appreso inoltre che sarà possibile chiedere una cauzione agli organizzatori delle manifestazioni, che non verrebbe restituita in caso di danni commessi durante i cortei;
Considerato che la Costituzione Italiana all’art. 17 prevede che «I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica»;
Considerato che le manifestazioni sono riunioni in luogo pubblico che quindi non hanno bisogno di essere autorizzate ma soltanto comunicate (art.18 Tulps) e possono essere vietate solo per comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica;
Dato atto che l’esercizio privo di regole di una libertà può rappresentare una violazione di altre libertà e che quindi occorre certamente che «l’attività di un individuo rivolta al perseguimento dei propri fini si concili con il perseguimento dei fini degli altri» (sent.1/56 della Corte Costituzionale);
Riconosciuto anche che i limiti alla libertà furono tassativamente previsti dallo stesso Costituente sempre nel succitato articolo 17 della Costituzione: «Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica» e che quindi il diritto della persona all’incolumità fisica è l’unico diritto considerato superiore rispetto alla libertà politica di manifestare;
Considerato che la “preghiera collettiva” pronunciata da fedeli islamici lo scorso 3 gennaio in Piazza Duomo a Milano per protestare contro i fatti di Gaza possa essere stata inopportuna, ma riconosciuto anche che questa non ha di fatto posto in pericolo l’incolumità di alcuno;
Ritenuto che il provvedimento annunciato dal ministro Maroni introduca un rovesciamento
di prospettiva, in quanto il diritto della cittadinanza da tutelare non è più l’incolumità bensì il “fastidio” che si prova a vedere manifestata un’idea o una fede diversa dalla propria e che quindi il fastidio per la diversità riceve riconoscimento e tutela giuridica;
Ritenuto inoltre profondamente antidemocratico l’obbligo di versare una cauzione da parte degli organizzatori di una manifestazione in quanto consentirebbe di manifestare solo a chi ha le risorse economiche per versarla, cosa che comporta una evidente compressione della libertà costituzionale.
Ritenuto che sia compito delle forze dell’ordine e non degli organizzatori di una manifestazione quello di tutelare i manifestanti pacifici da atti violenti, e fare in modo che chi li compie ne risponda civilmente e penalmente, se ve ne sono gli estremi, essendo la responsabilità penale e civile conseguente agli atti vandalici personale. Ciò perché è purtroppo prassi comune che alle manifestazioni partecipino gruppi non invitati, spesso proprio con la funzione di provocatori, che a questo punto avrebbero ancor più interesse ad agire, sapendo che, oltre al danno politico, si aggiunge un danno economico.
Ritenuto infine che rappresenti un ulteriore elemento di illegittimità la circostanza che «non si tratta di regole ferree» e che si valuterà caso per caso, in quanto le regole democratiche, condivisibili o meno, devono necessariamente essere universali e non “a disposizione” del governo in carica.
CHIEDE
Al Governo di non introdurre nell’ordinamento regole lesive della libertà di manifestazione prevista tutelata dall’articolo 17 della Costituzione.
Al Presidente della Repubblica di farsi garante del rispetto della suddetta libertà.