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Per l’obiettore di coscienza turco Mehmet Bal
Publie le mercoledì 25 giugno 2008 par Open-Publishing1 commento
Comunicato stampa
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Messaggio urgente: Mehmet Bal arrestato e torturato
L’obiettore di coscienza turco Mehmet Bal è stato arrestato l’8 giugno 2008. È stato detenuto nella prigione militare di Beşiktaş dove è stato picchiato dagli ufficiali di servizio e gli è stato negato accesso ad acqua e servizi igienici.
Il giorno dopo il Sig. Bal è stato trasferito alla prigione militare di Hasdal, dove gli sono stati tagliati a forza i capelli; gli ufficiali della prigione hanno incitato altri detenuti a “fare il necessario”; i detenuti lo hanno pestato con bastoni di mezzo metro e grossi
come il polso di un uomo. Quando è svenuto, lo hanno trascinato in una doccia fredda perché si riavesse in modo da poterlo picchiare di nuovo.
Dopo le aggressioni, il Sig. Bal è stato portato all’ospedale militare di Gümüssuyu. Benché non fosse in grado di muovere il collo, le gambe e le braccia, non è stato ricoverato ma è stato riportato in prigione in barella. Mehmet Bal si trova adesso nella prigione militare di Adana, a centinaia di chilometri da casa sua a Istanbul. Il suo “reato” – rifiutarsi di uccidere.
La Turchia ha una lunga storia di persecuzioni e torture in particolare dei prigionieri politici, compresi gli obiettori di coscienza. Anche dopo essere scarcerati, gli obiettori rimangono “disertori” e la loro persecuzione può anche non finire mai. Il diritto all’obiezione di coscienza non è legalmente riconosciuto.[1]
Osman Murat Ülke è stato incarcerato sette volte tra il 1996 e il 1999 per un totale di più di due anni.
Halil Savda, un obiettore curdo, è in prigione dal 27 marzo 2008, condannato a 11mesi e mezzo per il suo rifiuto. È stato inoltre condannato a sei mesi ai sensi dell’Articolo 318 del codice penale civile [2] per aver appoggiato pubblicamente due Israeliani che si sono rifiutati di prestare servizio durante la guerra contro il Libano del 2006.
Mehmet Tarhan, un obiettore di coscienza curdo gay, nel 2005-06 è stato incarcerato per 11 mesi, durante i quali venne torturato subendo un tentativo di linciaggio.
Nel gennaio 2006, nella causa intentata dal Sig. Ülke, una sentenza del Tribunale Europeo dei Diritti Umani ha dichiarato la Turchia colpevole per i ripetuti arresti degli obiettori e per la vita semi-clandestina a cui li costringe, equivalente a una “morte civile”; e il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha ripetutamente condannato la Turchia per la sua politica nel campo dei diritti umani.
In seguito alla pressione internazionale, il Sig. Ülke e il Sig. Tarhan sono ora fuori di prigione, ma potrebbero essere arrestati di nuovo in qualunque momento. La Turchia ha promesso di legalizzare l’obiezione di coscienza, ma ha fatto meno di niente.
Michael Kalmanovitz di Payday che ha condotto una campagna con il Sig. Ülke, il Sig. Tarhan e il Sig. Savda ha dichiarato:
“Gli obiettori di coscienza in Turchia sono la cima di un gigantesco iceberg antimilitarista, con forse mezzo milione di uomini che rifiutano la leva. L’esercito turco, sostenuto dagli Stati Uniti, non esita a usare la tortura per tentare di spezzare la loro resistenza; c’è bisogno di uomini per la guerra contro il popolo curdo che dura da decenni, una guerra che ora sta sconfinando in Iraq. Noi nel movimento internazionale contro la guerra dobbiamo appoggiare Mehmet Bal e gli altri obiettori. Il rifiuto dei soldati è vitale per far finire la guerra. ”
Payday vi chiede con urgenza di scrivere alle autorità turche e ai parlamentari europei (vedi modello di lettera) per esigere che:
o La tortura e i maltrattamenti del Sig. Bal, comprese le aggressioni e le intimidazioni da parte del personale della prigione e di altri detenuti, cessino subito adesso;
o Il Sig. Bal venga visitato da medici indipendenti e riceva immediatamente le cure necessarie;
o Ci siano un’indagine, una denuncia e una punizione immediate del personale della prigione e dei detenuti che hanno organizzato e perpetrato le aggressioni;
o Il suo rilascio immediato e incondizionato.
Esigiamo inoltre che l’Unione Europea imponga come pre-condizione di qualsiasi negoziato per l’entrata della Turchia nell’Unione la fine immediata della persecuzione degli obiettori di coscienza e il riconoscimento del diritto di rifiutarsi di uccidere.
Tutti noi dobbiamo avere il diritto di rifiutarci di uccidere, di vivere in un mondo libero da guerre e dittature, un mondo che investa nella cura della vita, non nella morte.
Rifiutarsi di uccidere non è reato e questa protezione della vita umana deve essere appoggiata, non punita.
NOTE
[1] La Turchia non riconosce il diritto all’obiezione di coscienza, violando l’articolo 9 della Convenzione Europea sui Diritti Umani, e l’articolo 18 del Patto Internazionale sui Diritti civili e Politici, di cui è firmataria.
[2] “Le persone che danno incentivi o fanno suggerimenti o diffondono propaganda che ha come effetto di scoraggiare la gente a prestare servizio militare, sono passibili di pene carcerarie per un periodo dai sei mesi ai due anni. Se l’azione viene commessa a mezzo stampa o attraverso media, la pena verrà aumentata della metà.”
Messaggi
1. Per l’obiettore di coscienza turco Mehmet Bal, 25 giugno 2008, 11:55
A: Autorità Turche, Parlamento Europeo, Consiglio d’Europa
Signora o Signore,
Oggetto: l’arresto e la tortura di Mehmet Bal
È scandaloso che l’obiettore di coscienza turco Sig. Mehmet Bal sia stato arrestato l’8 giugno 2008 e che sia stato detenuto nella prigione militare di Beşiktaş dove è stato picchiato dagli ufficiali di servizio e gli è stato negato accesso ad acqua e servizi igienici.
Il giorno dopo il Sig. Bal è stato trasferito alla prigione militare di Hasdal, dove gli sono stati tagliati a forza i capelli; gli ufficiali della prigione hanno incitato altri detenuti a “fare il necessario”; i detenuti lo hanno picchiato con bastoni di mezzo metro e grossi come il polso di un uomo. Quando è svenuto, lo hanno trascinato in una doccia fredda perché si riavesse e poterlo picchiare di nuovo.
Dopo le aggressioni, il Sig. Bal è stato portato all’ospedale militare di Gümüssuyu. Benché non fosse in grado di muovere il collo, le gambe e le braccia, non è stato ricoverato ma è stato riportato in prigione in barella. Mehmet Bal si trova adesso nella prigione militare di Adana, a centinaia di chilometri da casa sua a Istanbul. Il suo “reato” – rifiutarsi di uccidere.
Assieme a Mehmet Bal e a quanti lo appoggiano in Turchia e a livello internazionale, tra cui Amnesty International, esigiamo che:
– La tortura e i maltrattamenti del Sig. Bal, comprese le aggressioni e le intimidazioni da parte del personale della prigione e di altri detenuti, cessino adesso;
– Il Sig. Bal venga visitato da medici indipendenti e riceva immediatamente le cure necessarie;
– Ci siano un’indagine, una denuncia e una punizione immediate del personale della prigione e dei detenuti che hanno organizzato e perpetrato le aggressioni;
– Il suo rilascio immediato e incondizionato.
Esigiamo inoltre che l’Unione Europea imponga come pre-condizione di qualsiasi negoziato per l’entrata della Turchia nell’Unione la fine immediata della persecuzione degli obiettori di coscienza e il riconoscimento del diritto di rifiutarsi di uccidere.
Tutti noi dobbiamo avere il diritto di rifiutarci di uccidere, di vivere in un mondo libero da guerra e dittatura, un mondo che investa nella cura della vita, non nella morte.
Rifiutarsi di uccidere non è reato e questa protezione della vita umana deve essere appoggiata, non punita.
Firmato
AUTORITÀ TURCHE
Prigione Militare di Adana Fax: +90-322-322 81 36
Generale Yaşar Büyükanit, Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Turche
Abdullah Gül, Presidente della Turchia
Recep Tayyip Erdogan, Primo Ministro
Mehmet Ali Şahin, Ministro della Giustizia
Abdulkadir Aksu, Ministro dell’Interno
Vecdi Gönül, Ministro della Difesa Nazionale
Mehmet Zafer Üskül, Presidente della Commissione Parlamentare Turca sui Diritti Umani
Parlamento Europeo
On. Hélène Flautre, Presidente del Sottocomitato sui Diritti Umani del Parlamento Europeo
On. Giuseppe Gargani, Presidente del Comitato Affari Legali
On. Gerard Deprez, Presidente del Comitato per le Libertà Civili, la Giustizia e gli Affari Interni
On. Joost Lagendijk, Presidente della Delegazione al Comitato Parlamentare Unitario UE-Turchia
On. Olli Rehn, Commissario Europeo per l’Ampliamento
Heather Grabbe, Membro di Gabinetto di Olli Rehn, Responsabile per la Turchia
CONSIGLIO D’EUROPA
Thomas Hammarberg, Commissario per i Diritti Umani
Tribunale Europeo dei Diritti Umani Fax: +33 (0)3 88 41 27 30
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