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Perchè Il Corriere si schiera pubblicamente col centrosinistra

Publie le mercoledì 8 marzo 2006 par Open-Publishing
4 commenti

La scelta del 9 aprileCentrosinistra e centrodestra al voto
di Paolo Mieli
A dispetto di quel che da tempo attestano, unanimi, i sondaggi, il risultato delle elezioni che si terranno il 9 e 10 aprile appare ancora quantomai incerto. È questo un buon motivo perché il direttore del Corriere della Sera spieghi ai lettori in modo chiaro e senza giri di parole perché il nostro giornale auspica un esito favorevole ad una delle due parti in competizione: il centrosinistra. Un auspicio, sia detto in modo altrettanto chiaro, che non impegna l’intero corpo di editorialisti e commentatori di questo quotidiano e che farà nel prossimo mese da cornice ad un modo di dare e approfondire le notizie politiche quanto più possibile obiettivo e imparziale, nel solco di una tradizione che compie proprio in questi giorni centotrent’anni di vita.
La nostra decisione di dichiarare pubblicamente una propensione di voto (cosa che abbiamo peraltro già fatto e da tempo in occasione delle elezioni politiche) è riconducibile a più di una motivazione. Innanzitutto il giudizio sull’esito deludente, anche se per colpe non tutte imputabili all’esecutivo, del quinquennio berlusconiano: il governo ha dato l’impressione di essersi dedicato più alla soluzione delle proprie controversie interne e di aver badato più alle sorti personali del presidente del Consiglio che non a quelle del Paese. In secondo luogo riterremmo nefasto, per ragioni che abbiamo già espresso più volte, che dalle urne uscisse un risultato di pareggio con il corollario di grandi coalizioni o di soluzioni consimili; e pensiamo altresì che l’alternanza a Palazzo Chigi - già sperimentata nel 1996 e nel 2001 - faccia bene al nostro sistema politico. Per terzo, siamo convinti che la coalizione costruita da Romano Prodi abbia i titoli atti a governare al meglio per i prossimi cinque anni anche per il modo con il quale in questa campagna elettorale Prodi stesso ha affrontato le numerose contraddizioni interne al proprio schieramento.
Merito, questo, oltreché di Romano Prodi, di altre quattro o cinque personalità del centrosinistra. Il leader della Margherita Francesco Rutelli, che ha saputo trasformare una formazione di ex dc e gruppi vari di provenienza laica e centrista in un moderno partito liberaldemocratico nel quale la presenza cattolica è tutelata in un contesto di scelte coraggiose nel campo della politica economica e internazionale. Piero Fassino, l’uomo che più si è speso per traghettare, mantenendo unito e forte il suo partito, la tradizione postcomunista nel campo dominato dai valori di cui sopra. I radicalsocialisti Marco Pannella e Enrico Boselli che con il loro mix di laicismo temperato e istanze liberali rappresentano la novità più rilevante di questa campagna elettorale. Fausto Bertinotti, il quale per tempo ha fatto approdare i suoi alle sponde della nonviolenza e ha impegnato la propria parte politica in una nitida scelta al tempo della battaglia sulle scalate bancarie (ed editoriali) del 2005.
Noi speriamo altresì che centrosinistra e centrodestra continuino ad esistere anche dopo il 10 aprile. E ci sembra che una crescita nel centrodestra dei partiti guidati da Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini possa aiutare quel campo e l’intero sistema ad evolversi in vista di un futuro nel quale gli elettori abbiano l’opportunità di deporre la scheda senza vivere il loro gesto come imposto da nessun’altra motivazione che non sia quella di scegliere chi è più adatto, in quel dato momento storico, a governare. Che è poi la cosa più propria di una democrazia davvero normale
08 marzo 2006

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2006/03_Marzo/08/scelte.shtml

Messaggi

  • Mieli con l’Unione. Dov’è lo scandalo?

    Il Corsera si schiera come tutti i grandi giornali. Vincerà con noi il 9 e 10 aprile, ma non è affatto detto che si realizzi il suo sogno per il dopo elezioni

    Il «fondo» di Paolo Mieli sul Corriere della Sera sta suscitando una serie di reazioni inviperite e del tutto fuori luogo da parte del centrodestra.

    Mieli si è comportato semplicemente da direttore di un grande e autorevole quotidiano di un paese democratico. Fa notizia perché in Italia, ahinoi!, non siamo abituati a giornali indipendenti che si schierano sulla base dei contenuti. Negli Stati Uniti, che molti di quelli che protestano indicano quale nazione-guida del cosiddetto «mondo libero», grandi testate come il New York Times e il Washington Post si sono pronunciate per Kerry e contro Bush. Lo stesso hanno fatto il Financial Times, l’Economist, e persino il New Yorker che prima di allora non aveva mai dato indicazione per alcun candidato.

    In Europa vale lo stesso, dalla Francia alla Gran Bretagna. Chi più, chi meno, ma tutti i grandi quotidiani si dichiarano prima del voto. E’ (anche) una forma di rispetto verso i propri lettori. E non impedisce, anzi amplifica e rende più credibili, eventuali critiche al candidato sostenuto. Il New York Times, alla vigilia del voto, demolì Kerry per la sua performance piuttosto scarsa in un confronto televisivo con Bush.

    Detto questo, Mieli ha un progetto politico (legittimo) che non nasconde. Quello di favorire in Italia la creazione del partito democratico e la conseguente cancellazione delle forze che si richiamano alla socialdemocrazia. Una «evoluzione», se così si può chiamare, che punta a concentrare il confronto politico tutto al centro.

    C’è chi la pensa in modo opposto, e la costruzione della Sinistra Europea è proprio il tentativo di creare, a sinistra, una soggettività in grado di sfidare i riformisti se non sul terreno dei numeri (almeno per ora), per lo meno su quello dei contenuti. L’orientamento riformatore del programma dell’Unione, di cui molti centristi si lamentano, è il segnale che in una battaglia delle idee la sinistra di alternativa ha più di una chance di prevalere.

    Paolo Mieli è l’ottimo direttore di un grande quotidiano ed una delle menti più lucide del giornalismo italiano.

    Uno dei pochi osservatori che abbia colto sino in fondo il tentativo di innovazione che Rifondazione sta portando avanti, a partire dalla rottura rappresentata dall’assunzione della nonviolenza tra i valori fondativi della sinistra di alternativa.

    Mieli vincerà con noi il 9 e 10 aprile, ma non è affatto detto che si realizzi il suo sogno per il dopo elezioni.

    www.rossodisera.info

  • "Il Corriere è il giornale dell’estabilshment italiano e si fa interprete della sua volontà di cambiare cavallo!! Silvio Berlusconi è ormai un limone spremuto e non serve più : avanti un altro !! Prodi è il nuovo cavallo, quello che dovrà dar vita al partito democratico "neocentrista" e "neoborghese" : l’obiettivo è quello di portare a compimento, in maniera più indololore e con qualche ammortizzatore sociale in più , il disegno Berlusconiano di "normalizzare" la società italiana secondo i modelli dello pseudo riformismo "blairiano" e dei democratici USA di matrice clintoniana. L’alternativa politica a questo punto si articolerà tra due poli di destra : quello moderato e con la faccia caritatevole di Prodi e quello con la mascella dura di Berlusconi e sodali."
    MaxVinella