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Perché mi sono iscritto al Partito della Rifondazione Comunista
Publie le domenica 22 marzo 2009 par Open-Publishing5 commenti
Perché mi sono iscritto al Partito della Rifondazione Comunista
di José Luiz Del Roio
Una volta, in una sezione, mi hanno chiesto come una persona giunga a iscriversi a un partito comunista. Diedi una risposta classica dei tempi andati. Perché segue i cammini del cervello, del cuore o dello stomaco. Mi sembra chiaro, no? Con il cervello analizza i processi che la circondano, sente che l’impalcatura economica costruita consuma la vita, nel suo senso più ampio, e attraverso la teoria e la conoscenza cerca di trovare un sistema più giusto.
Quando le ingiustizie che ti circondano non sono più sopportabili, quando l’indignazione giunge al suo culmine, quando la pietà, nel suo più alto significato, ti coinvolge, il suo cuore è pronto a trovare uomini e donne che possano avere i suoi stessi sentimenti.
Se mancano i mezzi base di sussistenza, la salute, l’educazione e anche il cibo e l’acqua - mentre una minima parte della società è avvolta nel lusso estremo - la giusta ribellione prende piede nella persona. Se essa capisce che la sua posizione non la conduce a nulla se combatte da sola, cercherà un collettivo nel quale trovare solidarietà e risolvere i suoi problemi grazie ad una lotta collettiva.
È per questo che serve un partito rivoluzionario.
Sempre molti decenni fa, sono stato ad una riunione in una povera sede del Partito Comunista Peruviano. Era incredibile, ma io, con molto imbarazzo, ero andato fino là per chiedere solidarietà. Le compagne e i compagni presenti, con le loro facce indie, segnate dal duro lavoro e dalle privazioni, non esitarono un minuto. Tutto quello che avevano era da dividere con i compagni esiliati brasiliani. In quel locale vi era un piccolo ritratto di José Carlos Mariategui e una scritta sincera: "Non chiedere quello che il partito può fare per te, ma quello che tu puoi fare per il partito". Si può dire un po’ cinicamente "retorica stalinista". Ma quei militanti ci credevano veramente. La loro ambizione era totale, modificare il loro paese e il mondo in una direzione più egualitaria. Non cercavano cariche ed emolumenti, ma auspicavano qualcosa di molto più grande e collettivo. Per questo erano solidali e condividevano il poco che possedevano.
Continuando nei miei ricordi, devo dire che ho militato per 23 anni nel Partito Comunista Brasiliano, attraverso le sue scissioni e ricomposizioni. Sempre in clandestinità. Quei miei compagni e compagne avevano davanti a sé la quotidianità dell’esclusione, del reprimere i sentimenti, del carcere, della tortura e della morte. Così come è stato durante il fascismo in Italia. Che cosa potevano mai chiedere al partito? Niente. È per la causa nella quale credevano che davano la vita.
Erano tutti santi quei militanti? Assolutamente no. Avevavo su di sé i segni di una società elitista, violenta, corrotta, egoista e patriarcale. Ma tentavano di superarsi, alcuni riuscirono ad avanzare molto, altri poco e tanti difetti rimanevano.
L’inarrestabile flusso della storia ci porta ai nostri giorni. Sotto tanti aspetti molto meno drammatici, ma sotto altri segnati da un vero vortice di inferno. La crisi sistemica del capitalismo, secondo la mia analisi la più grave che questo modo di produzione abbia mai conosciuto, porta nel suo seno, in Italia e non solo, il massacro sociale dei lavoratori, l’assenza di speranza per i giovani, l’inacidirsi delle relazioni sociali, il razzismo, il rafforzamento del patriarcato, l’accaparramento dei beni comuni , il disprezzo ancora maggiore per l’ambiente.
Come non poteva non essere, esiste un’altra faccia della medaglia. Il nemico si è indebolito, il capitale finanziario boccheggia, l’imperialismo non trova risorse per proseguire le sue offensive. E la speranza di raggiungere concretamente il socialismo rifiorisce con impeto in America Latina. Vuol dire che, una volta di più, l’Italia ha bisogno dei comunisti.
Da qui la mia decisione, tutta personale, sul filo della ragione e del cuore (lo riconosco: poco significativa) di iscrivermi al Partito della Rifondazione Comunista. I grandi motivi sono stati esposti, ma ve ne sono anche di minori. Nella difficoltà, è il momento di affiancare Rifondazione, che è stata generosa con tanti. Sono uno di quelli con cui il Partito è stato generoso, eleggendomi al Senato. Ho conosciuto il dolore, il coraggio e la ribellione di Haidi Giuliani, mia compagna sui banchi del Senato. So che i suoi passi sono molto meditati. Se ha deciso di fare un gesto così serio come chiedere la tessera di Rifondazione deve avere ragione: e così l’ho seguita.
Alcune parole per il "mio" circolo, il Perucchini di Milano. Già conoscevo gran parte dei suoi iscritti. Si trova in un piccolo locale, quasi uguale alla sezione peruviana che ho ricordato. Ne sono orgogliosi come se si trattasse di un palazzo. Pagare il piccolo affitto mensile è una difficoltà che fa pensare ad alcuni film di Totò. Il lavoro non manca, vi è sempre la preoccupazione per qualche cosa. Seguire i più miserabili degli immigrati, i perseguitati di guerre abbandonati nelle macerie di un ex caserma, organizzare i lavoratori dell’ortomercato, creare gruppi di consumo solidale, accompagnare la situazione degli anziani in difficoltà nei grandi caseggiati, appoggiare una cooperativa sociale della zona, mantenere contatti e creare reti con la sinistra del territorio, lottare contro l’abusivismo edilizio, organizzare corsi, distribuire volantini, formare gruppi informatici, partecipare alle manifestazioni nazionali ecc.
Il “mio” circolo non è unico, è solo un esempio di tanti altri, con i loro militanti che non chiedono nulla al partito e tutto danno. Ha difetti? Sicuramente, ma per adesso ne ho trovato solo uno: ci vuole una maggiore presenza femminile.
Messaggi
1. Perché mi sono iscritto al Partito della Rifondazione Comunista, 22 marzo 2009, 12:04, di luxemburg
In teoria, e di primo impatto, direi di condividere le ragioni fornite dall’autore dell’articolo. Ma è evidente che tali motivazioni valgono in quanto il contesto in cui l’autore si trova a riflettere ed agire, è molto diverso da quello in cui è costretto a muoversi il sottoscritto. Nel mio caso sono prevalenti le ragioni del no, ossia i motivi per cui non mi iscrivo al Prc...
Anzitutto perché nel mio paese non esiste un Circolo di Rifondazione. Quello che c’era prima s’è dissolto a causa della scissione che ha portato tutti i suoi dirigenti e quasi tutti i suoi iscritti e militanti, traghettandoli dalla parte dei vendoliani, o comunque condannandoli allo sbando.
Personalmente non sono più iscritto al Prc da anni, esattamente dal 2003. Preciso, però, che l’ex Circolo del Prc presente nel mio paese, è stato fondato nel 1995 grazie soprattutto all’iniziativa del sottoscritto, ma tale dato storico è stato completamente dimenticato o ignorato col e nel tempo: si sa che l’ingratitudine umana non ha limiti, come tante altre caratteristiche umane.
Insomma, il sottoscritto si è allontanato dal partito per varie e molteplici ragioni, sia politiche che personali, ma in questo caso è davvero difficile distinguere tra pubblico e privato, nel senso che anche le motivazioni che possono sembrare di ordine personale (anche i gesti, gli atteggiamenti e i comportamenti di natura umana, apparentemente più insignificanti ed irrilevanti) nascondono e comportano inevitabilmente implicazioni e significati di tipo politico. A riguardo potrei citare numerosi esempi pratici, ma preferisco tacere per non urtare la suscettibilità di nessuno. Lo so per esperienza diretta...
Le ragioni dichiaratamente politiche sono ben note: la progressiva degenerazione interna in senso burocratico-verticista, la deriva autoritaria e antidemocratica del partito durante la gestione bertinottiana, la crescente subalternità e debolezza delle ragioni e delle istanze di classe, sia all’interno della piattaforma politico-programmatica del Prc, sia all’interno del programma "centrista", "neomoderato" e "neoconservatore", che ha guidato ed ispirato le decisioni del governo Prodi, in cui le rivendicazioni e le posizioni sostenute da Rifondazione e dall’intera "sinistra radicale" sono state assolutamente ignorate, calpestate o tradite, e via discorrendo.
Fino alla "svolta a sinistra" annunciata e sancita verbalmente in occasione dell’ultimo congresso nazionale del partito, svoltosi a Chianciano nel luglio scorso, ma che nei fatti è ben lungi dal realizzarsi. E lo stesso neo-segretario, Paolo Ferrero, ai miei occhi non ha mai riacquistato quella credibilità morale, personale e politica, persa in tanti anni in cui si è praticamente compromesso, per non dire "sputtanato", con la leadership bertinottiana e con le scelte governiste di mera passività rispetto ai poteri forti e dominanti nel paese.
Mi fermo qui per non tediare troppo chi mi legge...
Vorrei concludere con una richiesta e un’invocazione (anzi, un’implorazione) di aiuto e solidarietà: proponetemi le ragioni che possano davvero convincermi a cambiare giudizio sul Partito della Rifondazione Comunista, pur sapendo che solo i fatti concreti potranno indurmi a mutare il mio parere e le mie attuali convinzioni. Mi rivolgo a voi in quanto compagni, se ancora si può dare un significato autentico e riconoscibile a tale vocabolo. Grazie.
2. Perché mi sono iscritto al Partito della Rifondazione Comunista, 23 marzo 2009, 15:04, di KOrnilov
la mezza paginetta di demagogia dell’autore dell’articolo è pure troppa.... fa venire voglia di andare al bagno di corsa
1. Perché mi sono iscritto al Partito della Rifondazione Comunista, 23 marzo 2009, 15:37, di luxemburg
Scusa, ma a chi ti riferisci?
2. Perché mi sono iscritto al Partito della Rifondazione Comunista, 23 marzo 2009, 22:42
Spero che tu ci vada sul serio al gabinetto ma per un virus, così ti passa la voglia di dire stronzate
Alex
3. Perché mi sono iscritto al Partito della Rifondazione Comunista, 24 marzo 2009, 17:16, di walter castiglia
Carissimo Del Roio: la vita è strana ma bella, perchè il sottoscritto ha militato nel PC do B( Partito comunista del Brasile) dall’età di 12 anni fino ai circa 27, quando dopo qualche tempo ritornai nella mia terra natia, cioè l’Italia. Cosa ti posso dire? Ho un fratello morto in combattimento nella guerriglia dell’Araguaia e fino ad oggi non abbiamo avuto le spoglie... Nel paese ove risiedo non esiste più il circolo di Rifondazione, anche perche i dirigenti calabresi non hanno condiviso la svolta a sinistra. Formalmente sono di RC ma stanno in combutta con la giunta di centrosinistra(il signor Damiano Guagliardi è Assessore al Turismo) e gli altri sono ammanicati con lui. Salvo rare eccezioni... Cosa ti posso dire ancora? Le candidature alle amministrative sono state gestite da loro e solo da loro! Come è lontana la storia dei comunisti da questa gente... Il carrierismo è la loro fede politica e la poltrona ben pagata la loro meta. Possibile che la Segreteria Nazionale ancora permetta questa devastazione?! Da parte mia voterò solo alle Europee per il nostro simbolo. Per le amministrative probabilmente mi asterrò... Finchè ci saranno questo signori a gestire la cosa credo che tantissimi voti saranno perduti. Abito a Lungro, in provincia di Cosenza, paesino di etnia italo-albanese. Sarei felice di contattarti se vuoi. Il tuo compagno WALTER CASTIGLIA