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Perché nel Río Atrato tornino i pesci e se ne vadano i guerrieri

Publie le venerdì 25 novembre 2005 par Open-Publishing

La crisi umanitaria che la Colombia attraversa è fatta di violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, di forme di violenza sociopolitica e di intolleranza sociale: uno dei dipartimenti più colpiti è il Chocó. E, all’interno della popolazione del Chocó, chi subisce maggiormente le violenze sono le donne.

Le donne della Ruta Pacífica de las Mujeres si sono messe in cammino verso il Pacifico, partendo da Antioquia, dalla regione del Putumayo, da Cartagena, da Cauca, da Santander, da Valle e da Bogotá, per denunciare e rendere visibile la crisi umanitaria in Colombia e nel Chocó, in particolare.

Nel Chocó la contesa territoriale è motivata dal commercio di droga e armi e dalla posizione geostrategica della regione. La popolazione civile, minacciata dalle diverse parti armate, chiede di vivere in pace e che cessi la sofferenza quotidiana di donne, uomini, bambine e bambini. Il 60% degli abitanti del Chocó vive in condizioni di estrema povertà, l’indice di analfabetismo è il più alto e la qualità dell’educazione è la più bassa del paese; solo il 23% della popolazione usufruisce di acqua potabile, il tasso di mortalità infantile è del 9,4%.

In un solo anno, il 2003, sono state espulse dal Chocó 2.232 famiglie. Il 47% dei deportati sono donne delle comunità afro-colombiane, oltre il 65% di queste donne sono separate, vedove o single. Secondo dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani in Colombia il "confino" delle comunità si è triplicato in un anno. Nella valle del Río Atrato sono state "confinate" 180.000 persone. Il "confino" è una "nuova modalità" di controllo del territorio e della vita quotidiana delle famiglie da parte delle diverse parti armate che accerchiano le comunità limitando il loro diritto alla mobilità, l’accesso al cibo e alle medicine. Il confino riduce le comunità a "scudi umani" negli scontri militari, approfondisce la povertà e la miseria delle famiglie; aumenta il livello di denutrizione soprattutto di bambine, bambini, donne e anziani.

Per molti giovani le armi e la guerra rappresentano una alternativa alla disperata condizione di vita quotidiana. Sono le donne che subiscono maggiormente le conseguenze della instabilità familiare, in molti casi rimaste senza figli e mariti, devono farsi carico da sole del peso economico di tutto il nucleo familiare. E la condizione delle donne afro-colombiane è ancora più difficile perché subiscono l’ulteriore violenza della società che continua a discriminarle per il colore della pelle, la loro “corporalidad”, le loro tradizioni culturali, le loro azioni.

Tuttavia la guerra, la fame, la paura non hanno distrutto la loro dignità. In Chocó ci sono molte comunità dove le donne guidano l’organizzazione della vita quotidiana e l’attività economica: pescano e coltivano la terra; hanno formato gruppi di "madri comunitarie" per garantire la cura dei bambini e delle bambine delle donne che vanno in campagna o al fiume; hanno formato gruppi di donne che ricamano e cuciono, sia come strategia economica per la comunità, sia per conservare la propria tradizione culturale.

Sono donne che con la loro forza e con la loro capacità di difesa del territorio resistono alla crudeltà di una guerra che non vogliono e che non giustificano sotto nessun punto di vista.