Home > Perugia: 100 giorni in catene
Il 31 gennaio saranno 100 giorni di prigione e isolamento per Michele e Andrea.
Manifestiamo per la loro libertà (e per quella di Dario e Damiano agli arresti domiciliari), contro quegli ambienti politici,militari e giudiziari che li vogliono ostaggi di un teorema accusatorio, a sostegno del quale in questi tre mesi sono state messe
in piedi azioni spettacolari, presenze inquietanti come quella dell’inquisito dalla Procura di Milano Generale Ganzer, accuse prive di ogni fondamento e dichiarazioni politiche impegnative come quelle della Lorenzetti che hanno inquinato e condizionato le scelte dei magistrati.
Michele e Andrea presunti colpevoli, secondo un teorema che li vuole responsabili, dell’invio di
una lettera di minacce con due proiettili dentro, alla Presidente della Regione Maria Rita Lorenzetti, sono al 100° giorno di carcerazione, una prigionia che si sostanzia con la mancanza di qualsiasi prova di una loro colpevolezza per questo fatto.
E’ questa situazione che mura Michele e Andrea in isolamento nel carcere di Capanne, non altro.
E sono i fatti a dircelo.
L’accusa di terrorismo internazionale (270bis), farneticante e totalmente inventata, ce l’hanno addosso tutti i 5 ragazzi di Spoleto, ma solo Michele e Andrea rimangono a Capanne. Non è questo quindi che li tiene dentro.
Michele e Andrea perciò da 100 giorni sono dietro le sbarre del carcere perché sono accusati di aver inviato le minacce alla Lorenzetti, e solo perché di questo fatto non c’è prova ne indizio. Se avessero barattato qualche confessione di comodo con la libertà, sarebbero fuori da tempo.
I proiettili alla Lorenzetti sono la madre
di tutte le accuse. Attraverso essa passa anche l’ "associazione terrorista" perché la lettera era firmata coop-fai,sigla considerata dell’anarcoinsurrezionalismo.
Non arrivare al risultato sperato dai giudici e pregiudizialmente plaudito dalla Presidente della Regione significa per gli inquisitori accettare il fallimento del loro teorema accusatorio.
La carcerazione di Michele e Andrea perciò si prolunga al solo scopo di uscire con qualcosa in mano o per lo meno con i riflettori spenti.
Tanto si è parlato di presunzione di innocenza in
questi giorni, dopo che uomini e donne importanti e potenti come la signora Mastella sono state arrestate nel corso della lotta senza esclusione di colpi tra poteri dello stato in atto da tempo. Quella
presunzione di innocenza invocata dallo stesso dimissionario Presidente del ConsiglioProdi, a Michele e Andrea è stata sempre negata come fosse un fatto normale.
Chi li accusa, chi li ha condannati prima del processo, chi li vuole e li sta a questo punto condannando comunque, alla Lorenzetti che ha
parlato troppo presto e con la lingua dell’accusa, diciamo oggi che le garanzie della presunzione di innocenza valgono per tutti, e per quello che ci riguarda prima di altri, per coloro che si battono per la difesa dell’ambiente, dei poveri, degli sfruttati, dei diritti dei lavoratori, della libertà.
In ogni angolo d’Italia in questi giorni si susseguono lotte contro la devastazione ambientale; in Umbria sono sorti numerosi Comitati che si battono contro gli inceneritori e le Centrali a carbone, per difendere le risorse idriche e il territorio dalla cementificazione. Queste battaglie che hanno visto pratagonisti anche i ragazzi di Spoleto devono continuare, la repressione contro chi si è battuto per salvaguardare l’ambiente, senza altro scopo che avere un mondo migliore, difendendolo dai satrapi che gestiscono gli affari del potere, non fermerà questi movimenti che delle loro lotte hanno fatto bandiera di libertà e difesa della natura.
Michele e Andrea, Dario e Damiano devono tornare liberi
subito, chi li accusa, Lorenzetti e Magistrati devono fare un passo
indietro.
PRESIDIO PERMANENTE SOTTO I PALAZZI DEL POTERE,
REGIONE, PREFETTURA, PROVINCIA, TRIBUNALE
DAL 31 GENNAIO AL 7 FEBBRAIO PIAZZA ITALIA -PERUGIA
PER CHIEDERE LA LIBERTA’
DI MICHELE, ANDREA, DARIO E DAMIANO.
Comitato 23 Ottobre
Messaggi
1. Perugia: 100 giorni in catene, 27 gennaio 2008, 09:10, di vittoria oliva
Subdolo, come un male incurabile, si avverte un pericolo che si chiama assuefazione.
E’ incontrovertibile che dopo Genova 2001, si è visto un accanimento generalizzato, una accelerazione esponenziale della repressione non solo verso chi aveva espresso la sua ribellione per le vie di Genova allo stato di cose presenti, alle DEVASTAZIONI effettive, reali in campo economico, sociale, politico, morale causate dagli interessi dei potenti della terra: questo non bastava, non bastava soffocare quella giusta rivolta nel sangue e non bastava trascinarla nelle aule dei tribunali.
Per il potere era questione vitale fermare, sul nascere, ogni forma di protesta e contestazione
alle devastazioni che subiamo, alle devastazioni a cui voglio piegare le vite non solo dei militanti ma di tutti i "sottoposti".
Quindi è partita una caccia alle streghe generalizzata, numerosissime sono state le inchieste e i compagni incarcerati ed inquisiti, si può dire che ogni regione ha avuto il suo numero di "mostri" sbattuti in prima pagina.
Inchieste, va sottolineato, basate tutte su indizi risibili: Ma bisognava creare il clima del pericolo terrorismo nel nostro paese per distrarre le masse da quello che è il terrore vero, perché di terrore vero è altro e di diversa natura: il terrore vero è lo sfruttamento da cui ricavano i profitti, il terrore vero è la situazione economica delle famiglie, e sono le loro stesse statistiche ad ammetterlo, spudoratamente, il terrore vero è di ritrovarsi senza casa, senza sanità, senza diritto alla cultura, il terrore vero è di morire come alla TissenKrupp o a Marghera.
Come sempre LA STRAGE E’ DI STATO.
E’ in questo contesto che si inquadra l’inchiesta che vede coinvolti i compagni Michele, Andrea,
Dario, Mariano.
Il copione è sempre il solito, cambiano solo i nomi dei" mostri".
Il reiterare ininterrotto di inchieste giudiziarie di questo genere, può generare uno stato di assuefazione, anzi ,scientificamente, credo, che seguano questa strategia del ragno proprio per ottenere questo risultato; del resto non ci si è abituati al fatto che ci sia una guerra permanente?
la "gente" sbuffa e mugugna perché non ce la fa ad arrivare alla fine del mese ma non ha coscienza del fatto che si vive in una economia di guerra, che lo stato sociale deve pagare i costi della guerra, più naturalmente tutti i soldi che si fottono loro personalmente, quelli che sono "fatti loro", e fatti per loro.
Ora se per loro è vitale tenere chi si ribella allo stato di cose presenti perennemente in galera, sotto inchieste ed inquisiti è vitale per tutti noi esprimere apertamente la nostra rivolta a tali nefandezze, non lasciarsi abbattere e continuare a lottare per la liberazione di chi è ingiustamente accusato.
Cento giorni di galera sono lunghi, cento giorni di galera per dei giovani possono essere devastanti, e quello a cui si mira, eppure questi giovani dimostrano col loro comportamento di saper resistere e sono un esempio per tutti noi.
Del resto per avere la cognizione reale della realtà in cui viviamo basta pensare alla dignità di Michele e di questi giovani e allo spettacolo inverecondo che si è visto al senato ultimamente, basta pensare alla munnezza che travolge Napoli e a De Gennaro che da Genova va a fare pulizia a Napoli, si è visto e si vede in che modo.
Ben vengano quindi iniziative di questo genere e
mi auguro che molti partecipino a questo presidio permanente.
Non è in gioco solo il destino di questi compagni, è in gioco la vita di tutti noi, la nostra agibilità politica e la nostra dignità di esseri umani.
Vittoria
L’Avamposto degli Incompatibili
www.controappunto.org
Vedi on line : il silenzio ci fa complici