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"Il dolore può essere una occasione: crea un vuoto da riempire con sentimenti di varia natura, solidarietà, comprensione, empatia oppure rancore, odio, egoismo.
Credo che questi ultimi cattivi sentimenti abbiano condizionato fortemente il congresso di Rifondazione, confermando quanto afferma G. Ungaretti quando dice.”. Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo.”
Neanche i canti tradizionali comunisti, né gli abbracci ed i lacrimoni dei compagni più anziani sono riusciti a riannodare legami, ricreare relazioni, rimarginare, seppure temporaneamente, ferite profonde.
Si è detto di tutto su questo congresso, come è giusto che fosse si è parlato di politica, di alleanze, di correnti minoritarie e maggioritarie, ma a mio avviso, si potrebbe anche tentare di coniugare la politica con i sentimenti.
Due stili diversi quello di N.Vendola e di P. Ferrero: l’uno orientato al metalinguaggio, alla codificazione colta ed appassionata della poesia entrata soavemente nel politico, anche quando questo si rivela aspro e crudo.
Affascinano, penetrano, si bevono come un buon vino le sue parole, poi di colpo ti svegliano quando la fine eleganza glissa sull’accenno alle percentuali della sua mozione.
A questo punto sorge e risorge il leader competitivo, disarmonico, in cerca di consensi allargati quando sostiene che all’interno di Rifondazione comunista ha prevalso il partito del nord, cerca di scompaginare l’orizzonte quando riferisce che il documento 1 decreta la fine del partito, crea un arretramento culturale.
Diviene salvifico quando chiede ai compagni della mozione due di vedersi per creare un’area politico – culturale.
Poi va, i mass media attendono un bravissimo comunicatore, sconfitto, che ha smarrito la via di casa e rifiuta le indicazioni per ritrovarla.
L’altro: sobrio, riservato, lontano da clamori, rifiuta le ovazioni e si sente a disagio quando la platea lo applaude, preferisce utilizzare il tempo, parlando di politica.
Lo intravedo e lo osservo curiosa ,siede in un angolo all’ombra, solo, scrive fogli sparsi,probabilmente è il discorso che da lì a poco farà.
Il linguaggio è lineare,semplice ma non per questo riduttivo, diretto ma non aggressivo anche quando con pacatezza si difende dalle accuse di plebeismo.
Convince la sua determinazione e non risparmia i ringraziamenti, non si attesta su dichiarazioni velleitarie, chiede piuttosto una gestione unitaria del partito.
Poi va ,scusandosi se ha rimandato la nostra cena."€
Maria Antonietta Garofalo
Delegata Sicilia
Messaggi
1. RICHIESTA, 30 agosto 2008, 10:09, di raoul
buon giorno mi chiamo fossati raoul, quello che volevo dirle non e’ un commento sull’ articolo bensi’ volevo chiederle se lei e’ la prof. Garofalo
che ha insegnato a Muggio’ (mi) intorno alla meta’ degli anni ’90.
Se per caso fosse lei non puo’ non ricordarsi di me...............le mando un abbraccio fortissimo
saluti Raoul
HASTA SIEMPRE