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Piena e totale solidarietà ad Andrea Rivera

Publie le mercoledì 2 maggio 2007 par Open-Publishing
3 commenti

se continua di questo passo nessuno potrà dire piu’ nulla, qua ci si spertica in solidarietà per bagnasco dimenticando quali sono i motivi che hanno portato qualcuno a reagire in maniera scomposta, se pero’ un ragazzo come Adrea Rivera ( nella foto con Claudia Gerini), credo perbene, ci ricorda che in italia è possibile e fattibile che un boss della malavita, un assassino, sia seppellito in una chiesa, e a un povero cristo, lui si, si nega l’ingresso in un’altra chiesa per il suo funerale lo si accusa di essere demagogico e inopportuno.

mi sono stancata di tanto buonismo, quello per cui non si puo’ dire niente di nessuno senza rischiare l’anatema, se anche quella di ranieri fosse una polemica anticristiana, è nulla in confronto al fatto principale che denuncia: ad un criminale ( anzi, a tanti criminali) è stato concesso il funerale religioso mentre verso Welby neanche un sentimento di “pietas” umana.

c’è gente che, con la scusa di rappresentare i diritti dei lavoratori, si costruisce la sua bella carriera politica, chi diventerà parlamentare, chi sottosegretario, chi sindaco..
e poi ti fa le morali sull’”opportunità” o “inopportunità”di dire cose vere.
tengono una nazione ed una generazione di under trenta precarizzata e col cervello atrofizzato e poi nel corso di una manifestazione collettiva “politica” proibiscono anche di pensare.. di schifezze televisive ne abbiamo quotidianamente in quantità industriale, per cui lo sdegno sindacale è al limite del patetico.

l’articolo 21 dice che :”Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure…

qualcuno lo ricordi ai sindacati, e già che c’è anche a mastella.

Messaggi

  • Adesso addirittura criticare la Chiesa è "terrorismo" !

    L’Osservatore Romano critica le parole di Rivera al concertone e i fischi «Vili attacchi al Papa, è terrorismo»

    Affondo del quotidiano della Santa Sede.

    Il conduttore: «Dispiaciuto, ma le battute erano concordate». Gli autori: «Non proprio così»

    ROMA - Sono «terrorismo» i «vili attacchi» contro il Papa fatti durante il concerto del Primo Maggio ripreso in diretta Tv. Lo denuncia l’Osservatore Romano. «Anche questo è terrorismo - scrive il quotidiano d’Oltretevere riferendosi alle frasi dette dal palco da uno dei conduttori, Andrea Rivera, a proposito del comportamento della Chiesa sui funerali negati a Piergiorgio Welby-. È terrorismo lanciare attacchi alla Chiesa. È terrorismo alimentare furori ciechi e irrazionali contro chi parla sempre in nome dell’amore, l’amore per la vita e l’amore per l’uomo. È vile e terroristico - stigmatizza ancora l’organo della Santa Sede - lanciare sassi questa volta addirittura contro il Papa, sentendosi coperti dalle grida di approvazione di una folla facilmente eccitabile. Ed usando argomenti risibili, manifestando la solita sconcertante ignoranza sui temi nei quali si pretende di intervenire pur facendo tutt’altro mestiere».

    Related Link: http://www.corriere.it 2/1/07

  • Sant’Andrea Rivera

    “Il Papa ha detto che non crede nell’evoluzionismo. Sono d’accordo, infatti la chiesa non si è mai evoluta”.

    “Non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i funerali di Welby. Invece non è stato così per Pinochet, per Franco e per uno della banda della Magliana. E’ giusto così, assieme a Gesù Cristo non c’erano due malati di S.L.A., ma c’erano due ladroni".

    Con queste due frasi, il presentatore Andrea Rivera, dal palco del grande concerto di Roma del primo maggio, ha scatenato un enorme polverone. A fargli la ramanzina, non qualche cardinale indispettito, ma i leader dei tre grandi sindacati organizzatori del concerto, CGIL, CISL e UIL.
    Luigi Angeletti ha parlato di libertà religiosa violata, dimenticando di far riferimento alla libertà d’espressione; eccolo: “Sono dichiarazioni molto stupide che non condivido. In un paese civile la libertà religiosa e della Chiesa è altrettanto importante della libertà politica e sindacale”.

    Raffaele Bonanni non ha trovato di meglio che sottolineare che “Il concerto del primo maggio non è il luogo adatto per fare politica”, dimenticando che il sindacato è politica, che le rivendicazioni salariali lo sono, così come le lotte per i diritti, la denuncia delle morti bianche, o la guerra al precariato. Un po’ più misurate le parole di Guglielmo Epifani, che si è limitato al concetto di inopportunità.

    Del resto questo atteggiamento da baciapile dei sindacati non è affatto nuovo: nel 2000, per festeggiare il Giubileo assieme a Giovanni Paolo II, il concerto fu spostato nel prato di Tor Vergata, dove si erano riuniti i papa boys: senza dubbio il convegno ideale per parlare di diritti, di sfruttamento e di lotte proletarie! Non destò stupore il fatto che, per la prima volta, un gruppo di dissidenti decise di far le cose per conto proprio e di organizzare un piccolo concerto in Piazza Navona.

    Il problema è che oggi i sindacati sono organizzazioni politiche che non rispondono più agli interessi dei lavoratori, ma, in un lento processo di istituzionalizzazione, hanno raggiunto un tale grado di indipendenza dalla base, da essere assimilabili a dei veri e propri partiti, con tutta una rete di legami e interessi distinti dalla vocazione originale. Di qui la necessità di chinare il capo di fronte ai governi che hanno inventato il precariato (quelli dell’Ulivo), di qui l’obbligo di genuflettersi ad ogni alito papale. Perché, secondo i leader sindacali, la classe lavoratrice, che da centocinquant’anni lotta contro le discriminazioni verso i più deboli, ha come prima esigenza quella di tutelare il recordman della discriminazione, il principe di bianco vestito.

    Ma il fondo del fondo della notte del pianto, è stato raggiunto dal direttore di RAI3, Paolo Ruffini che ha parlato dell’esigenza di rispettare un “momento di tolleranza e di convivenza”.

    Probabilmente Ruffini si dev’essere addormentato nel XVIII secolo, dopo aver a malapena compreso il senso della filosofia illuminista; purtroppo gli sono sfuggiti i passaggi successivi, come le lezioni di Thoreau e del costituzionalismo novecentesco, ovvero la necessità di affermare la libertà con la repressione di chi la nega, di costruire il rispetto sulla reciprocità; per non parlare della vetustà del concetto di tolleranza, che altro non è che un’accettazione accondiscendente e non paritaria di ciò che è diverso.

    Ci parrebbe normale che i principi guida di un sindacato dei lavoratori fossero libertà, uguaglianza, giustizia e responsabilità. A quanto pare dovremo accontentarci di tolleranza, opportunità, depoliticizzazione e libertà religiosa. C’è da stare allegri.

    Meno male che in tutto questo squallore, un tocco di classe non è mancato: Andrea Rivera, informato delle rimostranze causate dal proprio discorso, ha chiosato: “La Messa è finita, andate in pace”.

    Giulio Gori - DEA