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Piovo pietre (e fanno male)
di Giuseppe Carroccia
L’offensiva che il governo e la confindustria stanno portando in questi mesi per colpire le conquiste del movimento operaio e della sinistra nel nostro paese, non ha paragoni nella storia recente del paese pur contrassegnata da un continuo e inesorabile arretramento.
C’è un salto di qualità di cui occorre velocemente prendere coscienza per reagire in modo efficace.
Emblematica è l’arroganza con la quale i ministri berlusconiani, Tremonti, Brunetta Sacconi e Gelmini hanno condotto lo scontro senza nessuna volontà di mediazione, gettando la maschera del loro disegno.
Dio patria famiglia e soprattutto mercato. La Russa e Alemanno tirano le conseguenze. I fascisti avevano ragione e il comunismo, quindi i comunisti, vanno messi fuorilegge.
Lo stato deve ridursi al comitato d’affari che garantisce questo capitalismo speculativo e il suo ruolo redistributivo e di salvaguardia dell’interesse generale viene smantellato attraverso il federalismo e lo stravolgimento del contratto nazionale.
Accelerano nel loro disegno perché la crisi economica avrà conseguenze pesanti e vogliono usarla ai loro fini.
Il colpo di grazia sarà Berlusconi presidente della repubblica.
La Cisl e la Uil, usando il tramite di un sindacato quasi inesistente tra i lavoratori come l’Ugl, hanno scelto di assecondare questo disegno e ripropongono un nuovo patto per l’Italia molto peggiore di quello del 2003.
Demoliscono così l’ipotesi del partito democratico e del sindacato unico la cui inconsistenza strategica avevamo fin dall’inizio previsto.
E’ la Cgil al centro di questo attacco, perché un suo riposizionamento strategico sulle posizioni conflittuali della Fiom e della sinistra, avrebbe la forza per riunificate le lotte di resistenza dei settori sociali colpiti e la massa critica per realizzare un contrattacco.
La scelta della confindustria di attaccare la scala mobile non solo con le recenti grottesche dichiarazioni della Marcegaglia, ma con un ragionamento iniziato sei mesi fa nel primo nuovo direttivo dell’organizzazione padronale, serve per depotenziare preventivamente, la proposta più efficace per ridare forza al contratto nazionale.
Non merita commentare la risposta di Epifani su Repubblica che si erge a demolitore storico della scala mobile e ripropone la proposta unitaria di cgil cisl e uil su cui la sinistra sindacale aveva già dato parere negativo perché inadeguata e inefficace a salvaguardare il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti.
C’è bisogno di costruire una piattaforma adeguata alla crisi economica in atto, lavorando pazientemente, dall’alto e dal basso a riunificate tutte le forze politiche sindacali associative.
La manifestazione dell’11 ottobre è il primo passo in questa direzione e nei pochi giorni che mancano dobbiamo prepararla con tutte la forza che abbiamo perché sia forte e possente.
Anche le parole sono pietre, usiamole per difenderci e contrattaccare.
Comunismo, scala mobile, pace, disarmo, scuola pubblica e difesa del tempo pieno, sicurezza sul lavoro, democrazia sindacale, servizi sociali: riempiamo il corteo di bandiere rosse e di cartelli con le nostre parole d’ordine.
Senza paura: usiamo la forza del nostro avversario che ci viene addosso per rovesciargliela contro.
E non ci curiamo dei demolitori dell’ultima ora, quelli che ritengono indicibile la parola comunista e ci invitano a attraversare la pioggia senza bagnarci. Forse loro non se ne sono accorti ma qui, sulle nostre teste, piovono pietre e fanno male.