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Plinio: «Il 25 aprile è da abolire»

Publie le giovedì 21 aprile 2005 par Open-Publishing

LA MEMORIA Polemica in consiglio comunale sul ruolo degli aderenti alla
Rsi. Il centro sinistra boccia la definizione di "militari belligeranti"
Offensiva di An contro la ricorrenza. Il Ds Ronzitti: fumus fascista

di Andrea Plebe

Abolire il 25 aprile, giorno della Liberazione, perché non è una festa di
tutti: "egemonizzata" dalla sinistra comunista, non è il simbolo
dell’identità italiana «bensì l’epilogo tragico di una guerra civile e
fratricida». Così attacca, a pochi giorni dalle celebrazioni del 60°
anniversario, Gianni Plinio, consigliere regionale di An (ed ex
vicepresidente della giunta Biasotti), invitando i presidenti di Camera e
Senato a valutare l’opportunità di abolire la festività e il sindaco
Pericu e i presidenti di Provincia e Regione, Repetto e Burlando, a
deporre comunque una corona al sacrario dei caduti della Repubblica
sociale italiana per ricordare «anche il sacrificio dei vinti».

Immediate le reazioni: Mino Ronzitti, ds, vicepresidente del consiglio
regionale, ha definito «farneticante» e «indegna» la lettera di Plinio,
connotata da un «animus fascista»: «Ed è allo stesso tempo inqualificabile
per un consigliere di una terra come la Liguria, che un grande tributo di
sacrificio e di sangue ha dato nella lotta di Resistenza». Quanto alla
richiesta di "pacificazione", sottolinea Ronzitti, «è già inscritta nei
principi e nei valori della Costituzione repubblicana e nei diritti di
libertà che in essa sono riconosciuti a tutti, compreso "i vinti"».

E dei combattenti della Rsi si è parlato ieri pomeriggio, non senza
battibecchi, anche in consiglio comunale, dove è stata approvata una
mozione presentata dai consiglieri di centrosinistra, tesa a ostacolare il
disegno di legge parlamentare che vorrebbe il riconoscimento della
qualifica di militari belligeranti per i "repubblichini". Il documento è
stato approvato con i voti favorevoli della maggioranza, contrari
Castellaneta e Pratolongo di Liguria Nuova (astenuto invece Benzi),
Bernabò Brea e Murolo (An). Ci si può rendere conto di quello che si fa, a
16 anni, e in quei momenti?, hanno domandato i rappresentanti di An. «Il
ruolo storico dei militari della Rsi è ben definito - ha replicato
l’assessore alla Cultura, Luca Borzani - Dovevano cioè procurare uomini e
mezzi all’apparato bellico tedesco di occupazione: ciò non esclude la
buona fede con cui i singoli possono aver aderito».

Un giudizio negativo era già stato espresso, in occasione della
presentazione in mattinata del ricco programma di manifestazioni per il
60° anniversario, da Giacomo Gastaldi, fratello minore del partigiano Aldo
"Bisagno": «Non si possono confondere le cose, la scelta più dura, e
giusta sul piano morale, fu quella dei partigiani». Come "Bisagno", che
morì in circostanze ancora oggi oggetto di dubbi e discussioni («Abbiamo
sempre voluto pensare che sia stata una disgrazia, anche se nessuno può
mettere la mano sul fuoco», dice Giacomo) e che il 24 aprile alle 11,30
sarà il primo partigiano ad essere accolto, nel Pantheon di Staglieno.

Il programma varato dal Comune con il contributo della Compagnia portuale
Pietro Chiesa, presentato dall’assessore comunale Borzani, da quello
provinciale Maria Cristina Castellani, dal presidente dell’Istituto ligure
per la storia della Resistenza, Raimondo Ricci, e dal presidente
dell’Anpi, Fulvio Cerofolini, (intitolato "60 anni di libertà, Genova non
dimentica") farà convivere momenti istituzionali con occasioni di festa,
perché, è stato ricordato, quel 25 aprile fu un giorno di gioia.

Al centro
sarà messa la Costituzione, eredità della lotta di Resistenza, a cui sarà
dedicato un convegno con la presenza di autorevoli studiosi, poi ci sarà
il momento fortemente simbolico della traslazione della salma di "Bisagno"
e quello della musica e dei concerti, da Boccadasse a piazza Matteotti.
«E’ vero che piena condivisione sul 25 aprile non c’è - osserva Fulvio
Cerofolini - anche se sono stati fatti dei passi avanti. La differenza non
solo i morti, ma i valori di libertà, democrazia e giustizia, su quello
abbiamo il diritto e il dovere di misurarci».

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