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Pochi voti all’estero, i referendari chiamano l’Osce Chiuse le urne, affluenza al 20,2 per cento. Ca
Publie le sabato 11 giugno 2005 par Open-PublishingPochi voti all’estero, i referendari chiamano l’Osce Chiuse le urne, affluenza al 20,2 per cento. Capezzone: servono osservatori stranieri. Tremaglia: tutto regolare
ROMA - Quel dato così basso non è stato una sorpresa, ma nel comitato per il sì la rabbia monta lo stesso. I risultati finali trasmessi dai consolati hanno portato al 20,2 per cento l’affluenza degli italiani all’estero, contro il 15 per cento previsto due giorni fa. Cambia poco: per raggiungere il quorum devono andare a votare 23,4 milioni di persone, un filo sotto il 52 per cento. Il comitato per il sì legge in questi numeri la conferma dei suoi timori: sarebbero state contate diverse persone che in realtà non hanno potuto votare. Per questo Daniele Capezzone (Radicali) chiede l’intervento dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa che vigila sulle elezioni in diversi Paesi. Ribatte Mirko Tremaglia, ministro per gli italiani all’estero e padre della legge sul voto: «Tutto si è svolto nella massima correttezza. Certo, per le politiche bisognerà fare di più: puntiamo ad un’affluenza del 70 per cento».
RICORSI - Secondo Capezzone sono «almeno 700 mila» gli italiani all’estero che non hanno votato perché non hanno ricevuto le schede o poco informati. In America del Nord l’affluenza è stata del 13 per cento, in Europa il 15, in Sud America il 27, tra Africa, Asia e Oceania il 18 per cento. «Questo reverendum - dice Capezzone - ha il livello di legalità delle elezioni in Ucraina. Chi ha votato è un eroe, perché ha fatto attività militante per esercitare un diritto». Più cauto Lanfranco Turci (Ds): «Ora pensiamo al quorum. Certo, se lo dovessimo mancare per poco valuteremo l’ipotesi di un ricorso, forse al Tar».
TREMAGLIA - Domani Tremaglia non andrà a votare. «L’ho detto da tempo - spiega - ma ho aggiunto che era una posizione personale e non doveva influenzare nessuno perché è una questione di coscienza». Tremaglia respinge le accuse del comitato per il sì: «Mi aspettavo questa percentuale, quella del voto all’estero è una macchina complessa: nei limiti del possibile le liste sono corrette e i consolati hanno informato. E’ un peccato che di queste persone ci si ricordi solo quando bisogna contare le schede».
MILITARI E OSPEDALI - Tra i 2,6 milioni italiani all’estero con diritto di voto non ci sono i 9 mila militari in missione di pace. Può votare, invece, chi è in ospedale. Anche qui l’affluenza sembra bassa. Un esempio: alle regionali di due mesi fa votarono 4 mila pazienti romani in tutto il Lazio. Questa volta hanno chiesto di votare in 600, considerando però solo gli ospedali di Roma e provincia. Per tutti gli elettori vale la stessa regola: chi andrà ai seggi non sarà obbligato a esprimersi su tutti e quattro i quesiti. Potrà chiedere di ritirare anche una sola scheda. SMS - Il tribunale di Roma ha rinviato la decisione sul ricorso del Codacons che chiedeva al governo di mandare gli sms informativi. Il comitato per il sì si è mosso da solo: messaggi che chiedono di andare a votare. E andarci presto per sostenere il quorum nelle prime ore di domenica.
Lorenzo salvia
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/06_Giugno/11/estero.shtml




