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Prc, a Roma vince Ferrero
Al Comitato politico della Federazione capitolina la mozione che ha incassato il consenso maggiore è stata quella dell’ex ministro, a cui sono andate 45 preferenze. Il documento Vendola ha guadagnato invece 37 voti. Confermato il trend del Cpn tenutosi nei giorni scorsi
de Marzia Bonacci
Come uno specchio, almeno nella capitale. Tra il centro e la periferia del partito di Rifondazione comunista si registra una sostanziale continuità, come dimostra il voto del Comitato politico della Federazione di Roma, dove ad incassare il consenso maggiore, riproponendo quanto accaduto al Comitato politico nazionale, è stata la mozione sottoscritta da Acerbo, Ferrero, Grassi e Mantovani. "Rifondazione comunista in movimento" ha infatti raccolto il 45 delle preferenze, cioè il 47,38% del consenso; mentre quella di Vendola, "Manifesto per la Rifondazione", ha guadagnato 37 voti, cioè il 38,95%. Gli altri documenti hanno conquistato nell’ordine: "Dall’Appello di Firenze alla mozione dei 100 circoli", di cui è primo firmatario Pegolo, 9 voti (9,47%); "Disarmiamoci: liberi/e e pacifici/che per un congresso di discontinuità e di radicalità" ha catalizzato 3 voti (3,15%); "Una svolta operaia per una nuova Rifondazione", primo firmatario Belotti, 1 voto (1,05%).
Dunque è ancora la mozione dell’attuale maggioranza, nata dalla sinergia di Ferrero con l’ala della minoranza di Essere comunisti (Grassi) oltre che con Acerbo e Mantovani, ad imporsi sulla componente che fa capo al governatore pugliese in corsa per la segreteria con la benedizione di Giordano e dell’ex presidente della Camera. A seguito del voto, e riferimento romano per il documento di Vendola, Massimiliano Smeriglio ha lasciato il proprio ruolo di segretario della Federazione capitolina, mentre gli esponenti della mozione vincente hanno confermato la propria scelta di gestire unitariamente la Federazione in rappresentanza di tutto il partito.
Claudio Grassi è naturalmente soddisfatto da quanto verificatosi a Roma, dove "nonostante il segretario della Federazione e il gruppo dirigente abbiano scelto la mozione Vendola, la maggioranza è comunque stata data al nostro documento", ci dice il leader di Essere comunisti. Un risultato positivo che lo fa "ben sperare per il congresso generale" e che di fatto fa registrare una sostanziale "omogeneità con quanto si è prodotto nel Cpn". Per quel che riguarda la distribuzione geografica delle preferenze, almeno in questa prima fase, Grassi conferma il quadro: "sostanzialmente nel nord e nel centro, compresa da oggi Roma, ma anche in alcune zone del sud, la nostra mozione sembra maggioritaria" mentre nel Meridione è ancora la prospettiva Vendola a incassare l’appoggio. Alla base della scelta di Roma e non solo, secondo Grassi ci sarebbe "l’esperienza fallimentare della Sinistra arcobaleno" che spinge i compagni e le compagne "a voler investire nel partito: quindi il contrario di quanto sostenuto da Vendola e Giordano, che vorrebbero riproporla con un altro nome, quello della costituente di sinistra". Al contrario, sottolinea l’ex senatore, "noi vogliamo rilanciare Rifondazione in un processo unitario dal basso in cui nessuno si scioglie rinunciando alla propria identità", prospettiva che a suo parere convince la fetta più consistente del partito.
Elettra Deiana è stata la relatrice che al Comitato romano ha presentato la mozione Vendola. Lei stessa ci ha spiegato di aver sottoscritto il documento in modo critico auspicando che si realizzi "una netta discontinuità nel congresso" rispetto a ciò che da sempre non le è piaciuto, cioè "le pratiche di gestione eccessivamente leaderistiche e personalistiche" oltre che "la lontananza dalla realtà". Allora perché sostenere "Manifesto per la Rifondazione"? "Perché la mozione -afferma- si fa promotrice di una politica dell’estuario e dei ponti a sinistra, l’unica possibile per evitare che ciascuna formazione partitica della ex Sa perisca nei propri recinti, nelle proprie identità trasformate non in elementi di forza, bensì di autodifesa". Il voto romano non l’ha comunque stupita perché ha rispecchiato "le storie e i percorsi che da sempre hanno caratterizzano la Federazione" e perché "avviene in un momento difficile in cui si paga il prezzo della sconfitta elettorale nazionale e in cui le differenze, fisiologicamente, si acuiscono". In merito alla Federazione, ha poi aggiunto, "bisogna riconoscere che è stata condotta in modo unitario da Smeriglio, e per questo l’ho apprezzato". Però? "Però si tratta di una realtà complessa, con tante esperienze e sensibilità molteplici, che riflette l’essenza del Prc, che ha saputo tener insieme dai no global alle femministe, dagli ortodossi legati all’idea più classica di partito alle forme più innovative di politica".
Anche per Patrizia Sentinelli il voto del Cp romano non è stato una sorpresa sebbene sia "un fatto importante" perché "rappresenta il dispositivo che ci permette di arrivare al congresso". Il documento che l’ex sottosegretaria del governo Prodi sostiene è quello di Vendola, capace di "animare un processo largo a sinistra di cui c’è vitale bisogno". Per lei infatti il congresso, rispetto a cui "la partita è ancora tutta da giocare", dovrà essere "un momento di ascolto del corpo del partito per registrare la volontà degli iscritti" ma al contempo "sarebbe sbagliato ridurre tutto alla questione interna, perciò l’orecchio va rivolto anche all’esterno".
Dunque con Roma la battaglia sul futuro del Prc non si può dire conclusa. Per nessuna delle mozioni e per nessuna posizione. Anche se resta indubbiamente confermata la scia nazionale emersa dal Comitato del partito che ha dato a Ferrero il 47,3% dei consensi e a Vendola il 40%.
aprileonline