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Prc e Pdci in piazza: colpo di stato
Publie le giovedì 18 settembre 2008 par Open-Publishing2 commenti
Europee, riforma in aula a ottobre
Prc e Pdci in piazza: colpo di stato
di Angela Mauro
«Sullo sbarramento alla fine l’accordo lo troviamo. La battaglia sarà sulle preferenze...». La frase, che in Transatlantico alla Camera fonti del Pd pronunciano senza problemi, può riassumere bene lo scontro in corso sulla modifica della legge elettorale per le europee. Di fronte a un Pdl fermissimo sull’introduzione di una soglia di sbarramento non inferiore al 5 per cento, il partito di Veltroni opta per l’altro fronte di contrapposizione con la maggioranza: quello contro l’abolizione delle preferenze. Una strada sulla quale il Pd si "congiunge" automaticamente con l’Udc che, in difesa delle preferenze, minaccia l’ostruzionismo in Parlamento. Prove tecniche di asse comune con Casini per arrivare ad un’alleanza elettorale con i centristi anche in vista delle amministrative 2009? Si vedrà. E’ un fatto che sulla riforma elettorale per le europee, che il governo vorrebbe varare entro la fine dell’anno, si gioca una grossa parte dei rapporti futuri tra le forze politiche in Parlamento e fuori (sinistra).
Ieri in commissione Affari Costituzionali alla Camera il governo ha tentato di porre la questione d’urgenza sulla riforma. Obiettivo: portarla in aula già ai primi di ottobre. Scontato il no dell’opposizione (per l’iter d’urgenza è necessario il consenso di tre quarti della conferenza dei capigruppo), che però ha accettato la mediazione proposta dal presidente della Camera Gianfranco Fini. La riforma pertanto sarà in aula il 27 ottobre (un mese prima di quanto previsto fino a due giorni fa) per avere il via libera da Montecitorio entro la fine del mese prossimo e per passare poi in Senato. Raggiunta l’intesa sulla calendarizzazione, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha ritirato la richiesta dell’iter d’urgenza.
Mentre alla Camera i suoi apparecchiano la riforma che rischia di dare il colpo di grazia alla sinistra già estromessa dal Parlamento italiano, alla riunione del comitato costituente del Pdl, Silvio Berlusconi si diverte a dire che l’opposizione di Veltroni è «inesistente». Il premier disegna il partito che ha in mente («della gente»), punta al «60 per cento» dei consensi (elettorali, nei sondaggi l’obiettivo è già raggiunto), programma governi di destra per almeno «10-15 anni». Come dargli torto? La riforma elettorale rischia di acuire le contraddizioni interne al Pd, tra i veltroniani che spingono sulla linea isolazionista delle ultime politiche, i dalemiani convinti di dover aprire alle alleanze con la sinistra extraparlamentare per far fronte comune contro Berlusconi, gli ex popolari più filo-centristi.
E adesso, se davvero il partito di Veltroni cederà sulla sua idea di sbarramento al 3 per cento (contenuta nella sua proposta di legge), resta da vedere (e, per la sinistra, "da sperare") cosa verrà fuori dal confronto in Parlamento sul fronte delle circoscrizioni elettorali. Berlusconi infatti si dice favorevole a mantenere le attuali 5 (non 10, come ventilato tempo fa), cosa che attenuerebbe l’effetto di una soglia alta di sbarramento (il 5 o il 4 per cento) sulle formazioni minori. C’è poi l’incognita Lega. Il Carroccio ha accettato la soglia del 5 per cento (voleva il 4) in cambio del federalismo fiscale: terrà fede fino in fondo all’intesa raggiunta in maggioranza? C’è da aspettarsi di sì, ma nell’Udc giurano di avere «alleati leghisti» nella battaglia sulle preferenze.
Intanto, la sinistra prova a farsi sentire fuori dalle istituzioni. Prc e Pdci sono scesi in piazza ieri a Roma per dire che «I voti sono tutti uguali. Proporzionale puro e preferenze», come recitava lo striscione di Rifondazione. «Siamo qui per spiegare agli italiani cosa succederà», spiega il segretario del Prc Paolo Ferrero mentre distribuisce volantini ai passanti in piazza Venezia, a pochi passi dall’abitazione romana di Berlusconi. «Con la proposta di abolire le preferenze - continua - i cittadini non potranno più scegliere i loro parlamentari e con lo sbarramento al 5 per cento vogliono buttare fuori la sinistra dall’Europarlamento: un colpo di Stato».
Messaggi
1. Prc e Pdci in piazza: colpo di stato, 19 settembre 2008, 10:51, di alec
Se Rifo e gli altri partiti della cosiddetta sinistra radicale (in primis PDCI e Verdi, ma anche SD) fossero coerenti con la proposta del SI al proporzionale puro e alla preferenza e del NO allo sbarramento dovrebbero rompere col PD anche e soprattutto a livello locale (cosa che si sono ben guardati dal fare anche nella fase 1998-2003).
La 2 repubblica ha finalmente raggiunto la sua maturità uccidendo la democrazia rappresentativa, il PD (come notava Giulietto Chiesa l’altro giorno su La7) NON PUO’ fare opposizione perchè al 90% la pensa come il PDL; la differenza è che non può (ancora) dirlo...
E per favore finiamola una volta per tutte con la schizofrenia del combattere questa gentaglia ai piani alti e poi fare gli accordi con loro a livello locale in cambio di assessorati - perchè oltre alle poltrone cosa si è ottenuto in questi anni? Al massimo si è frenata qualche privatizzazione, ma quali "nostre" proposte sono state approvate? neanche un briciolo di socialdemocrazia! ya basta!
2. Prc e Pdci in piazza: colpo di stato, 19 settembre 2008, 14:13, di durruti
concordo pienamente con alec,non si è frenato proprio niente e continuano a tentennare col pd che li ha fatti fuori politicamente da parlamento e li vuole fuori anche dall’europa, la loro politica subalterna non adduce più nessuna speranza, l’estrema- sinistra italiana deve cambiare strategia e modalita di riunione e rappresentanza politica non si può più fare affidamento a questi millantatori!