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Prc, ecco perchè sostenere Ferrero

Publie le martedì 10 giugno 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Prc, ecco perchè sostenere Ferrero

di Luciano Dondero

Prc, ecco perché sostenere Ferrero Dibattito Per salvaguardare il partito sarebbe meglio vincesse la mozione dell’ex ministro e Grassi che stanno cercando le origini della debacle vissuta e avanzano l’ipotesi di una gestione unitaria. Il documento sottoscritto da Vendola infatti cristallizza tutto ciò che ha fatto di Rifondazione un fallimento totale

Ho militato per vari decenni nel movimento trotskista, che è una versione radicale e rivoluzionaria del movimento comunista. Quando ho iniziato la mia militanza, Ernesto Che Guevara era ancora vivo, e il Maggio ‘68 era di là da venire.

Se oggi ho perso la fede della mia gioventù, in parte è anche grazie a Rifondazione comunista, alla sua insipienza, alla sua codardia teorico-politica - non si è mai voluto discutere del perché in URSS e in tutta l’Europa dell’Est il "comunismo" si sia disfatto come ghiaccio al sole, o del perché in Cina o in Corea del Nord il "comunismo" prosegua sotto forma di caricature imperscrutabili e/o patetiche.

Credo che la disfatta elettorale di Rifondazione e della sinistra arlecchina, pardon arcobaleno, che coincide con la totale cancellazione di ogni simbolo e riferimento al socialismo dal parlamento italiano, sia un evento grave. Tanto più per un partito che si è fatto sempre meno progetto per la rifondazione di una prospettiva di cambiamento sociale, e sempre di più veicolo per le ambizioni di poltrona e di carriera di un vero e proprio ceto, una minuscola appendice di quella "casta", come la si chiama oggi, che se ne sta abbarbicata nelle varie isole di governo e sottogoverno.

Un disastro di tale portata, se coloro che lo hanno gestito avessero un minimo di rispetto per se stessi e per gli altri, avrebbe dovuto avere una conclusione semplice e quasi banale: andarsene a casa, lasciare ad altri il compito di raccogliere i cocci e cercare di fare qualcosa di sensato.

Invece no! E per di più si obbliga l’insieme del partito a schierarsi, a contarsi, allineandosi con una di cinque mozioni in vista del prossimo congresso.

Come è successo altre volte nel corso della breve e disgraziata vita di questo partito, spesso la reale sostanza delle posizioni di ciascuno è un pò nascosta dietro delle posizioni di facciata. Cercherò di fare un minimo di chiarezza, a partire dal mio punto di vista.

Brevemente, esprimo il mio parere nel merito. Ho molta considerazione per le posizioni dei compagni e compagne delle mozioni tre e quattro. Credo che in qualche modo esprimano un desiderio soggettivo di portare avanti le proprie posizioni in forma più o meno pura e più o meno rivoluzionaria, e quindi di rimanere variamente abbarbicati alle prospettive iniziali che diedero vita al progetto di una Rifondazione comunista quasi vent’anni fa.

Non posso però riconoscermi in loro. Intanto perché mi sembrano un pò anacronistici e in parte incoerenti, e poi perché temo che siano motivati in grande misura dal desiderio di contarsi e di gestire un proprio spazio di potere.

La quinta mozione è un’entità sconosciuta, un vacuo appello al "volemose bene" in un’organizzazione dilaniata dai prodromi di una scissione, dunque inefficace ed inutile.

La mozione due cristallizza in maniera quasi perfetta tutto ciò che ha fatto di Rifondazione un fallimento totale. Dal candidato segretario che fa comunella con la gerarchia cattolica in quel di Puglia in vista della santificazione di Padre Pio - ometto ogni ulteriore commento, da ateo impenitente quale mi sono scoperto ancora bambino e da materialista scientifico come gli studi mi hanno permesso di diventare. Si passa poi a questi incredibili burocrati, amministratori di un piccolo potere fatto di ufficetti e di incarichi da distribuire a destra e a manca, persone senza molta intelligenza e senza alcun’ambizione che non sia quella di piazzare se stessi e i propri famigli in qualche posizione.

Sono i principali responsabili del disastro di Rifondazione, i "compagni che dicono sempre di sì", insomma i leccapiedi di Bertinotti, quelli che in primis hanno voluto questo congresso dilaniante, quelli che sperano, buttando melma in giro sugli altri, di nascondere tutta la melma che li copre da capo a piedi. Come i Borboni, "non hanno dimenticato niente e non hanno imparato niente".

Invito caldamente tutte le compagne e i compagni a non votare per costoro.

Resta la mozione uno. Chi la compone in parte ha le stesse responsabilità di aver malamente gestito il partito della mozione due. La grande differenza che li separa dagli altri, è quasi un abisso, è questa: i compagni e le compagne della mozione uno si chiamano dentro e non fuori, non si sono dedicati a dare la colpa agli altri, o a un generico "tutti", ma hanno cercato di individuare le cause del disastro e stanno cercando di trovare una via d’uscita. Non ne condivido tutte le posizioni, ma almeno mi sembra che aprano uno spiraglio per riflettere su ciò che si dovrebbe fare in questo momento, con un saldo governo di destra insediato in Italia.

Mi fa ben sperare anche il fatto che la mozione uno ha detto chiaramente di essere pronta ad una gestione unitaria del partito, anzi il compagno Ferrero è stato esplicito nel criticare la scelta monocratica del congresso di Venezia. Questo è un dato molto positivo. Ovviamente non è venuta alcuna analoga considerazione da parte dalla mozione due, coloro che si considerano capi per diritto e non per una scelta delle base, insomma i delfini di Bertinotti, senza offesa per i delfini che sono mammiferi molto intelligenti.

Cosa può accadere a Rifondazione? Credo che in caso di vittoria della mozione due, i vari Giordano, Vendola, Migliore si troveranno presto un nuovo rifugio, alla corte di Veltroni, naturalmente cercando di fare tutto il male possibile a quel che resterà di Rifondazione. Temo che la mozione tre abbia anch’essa già intrapreso un percorso esterno, quella della cosiddetta "unità dei comunisti" insieme a Diliberto e ad altri improbabili partner di un improbabile progetto.

E dunque, comunque vadano le cose, ossia anche se vincerà la mozione uno, Rifondazione si ritroverà fortemente ridimensionata. E sarà così necessario procedere ad una nuova ricostruzione di un progetto seriamente di sinistra. Mi auguro davvero che ciò possa avvenire, e per questo esprimo il mio voto per la mozione di Ferrero-Grassi.

Questo testo è stato letto nella riunione del Comitato federale del PRC di Savona il 4 giugno 2008