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Prc, il trilemma dei vendoliani. Chi resta e chi va

Publie le lunedì 26 gennaio 2009 par Open-Publishing
2 commenti

Prc, il trilemma dei vendoliani. Chi resta e chi va

Editoriale di Alessandro Cardulli

Fausto Bertinotti in un saggio pubblicato sulla sua rivista, e poi intervistato dall’Unità aveva posto all’assemblea dei "vendoliani" che si svolge a Chianciano un dilemma: se era il tempo della semina o della raccolta". Lui si era dato una risposta: la semina. E forse in linguaggio criptato aveva fatto capire che non era il tempo della scissione tanto che non aveva ritenuto opportuno partecipare all’assemblea stessa.

Nel corso del dibattito, molto lungo, quasi sempre monotono e infarcito di politicismo, il dilemma si è trasformato in trilemma. C’è stato infatti chi ha detto che ancor più importante della semina e della raccolta era dissodare e rassodare il terreno perchè questo insegnano i contadini. E’ stato in particolare uno dei più autorevoli dirigenti in Sardegna, Cogodi, il quale parlando a nome di tutto il gruppo dirigente dell’isola ha fatto presente che in Sardegna è stata presentata alle elezioni regionali la lista del partito della Rifondazione Comunista a sostegno del presidente uscente.

Una chiara indicazione che tutto il gruppo dirigente sardo si pronuciava contro la scissione per rimanere dentro il partito, e come lui si sono dichiarati contrari a d uscire dal partito membri della direzione come Rocchi e Rosa Rinaldi, già sottosegretario al Lavoro del governo Prodi. La loro decisione ha suscitato "comprensione" da parte di chi è intervernuto a sostegno della scissione. Comprensione, ma non sono mancate sia punture di spillo nei loro confronti sia accuse pesanti come quella di manovre correntiste o di subordinazione alla maggioranza che fa capo a Paolo Ferrero e guida il partito. Un giovane dirigente veneto è stato definito come una "zanzara fastidiosa" dello sperduto nord-est.

E anche fra i sostenitori dell’uscita immediata ci sono coloro che pensano che sia il caso di " seminare" e quindi di non andare alla costruzione immediata di un nuovo partito, ci sono invece che dicono che il tempo della scelta è questo e che non si può più rimandare.

Da questo punto di vista, sia la relazione che il dibattito, e poi il documento conclusivo, mantengono un’ambiguità di fondo. Non è mai stato fatto cenno all’accordo di fatto già stabilito per dar vita ad una "cosa comune" con sinistra democratica di Mussi e Fava e con i Verdi. Ma l’appuntamento, com’è noto, era stato fissato già all’assemblea tenuta all’ambra Jovinelli. All’inizio di marzo nascerà così "La Sinistra". Il fatto che di un tale avvenimento non si sia fatto parola è dovuto ad una semplice motivazione: non sfugge agli osservatori che si tratterà di un rapporto comunque fra ceto politico, mentre tutta l’impostazione dei vendoliani si fonda sulla costruzione di un nuovo soggetto politico della sinistra che nasce da un rapporto reale con la società.

Ma com’è noto, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Altri due elementi hanno caratterizzato il dibattito. Giordano e con lui Massimiliano Smeriglio, già segretario della federazione di Roma, Alfonso Gianni, Luigi Nieri, Titti De Simone, Giancarlo Torricelli, e altri, addebitano tutti i danni e le nefandezze possibili alla maggioranza di Ferrero.

Addirittura c’è chi ha parlato di Rifondazione come di un laghetto putrido a fronte degli oceani e dei mari aperti. C’è da domandarsi come è possibile che in neppure sei mesi di gestione Ferrero, la maggioranza abbia potuto compiere operazioni così disastrose. In realtà le accuse più pesanti sono venute proprio da chi, a partire dall’ex segretario Franco Giordano, ha guidato il Prc per molti anni, fino al congresso di luglio, portandolo a pesanti sconfitte.

Lo stesso Giordano da politico di lungo corso si è accorto che non si poteva andare oltre certi limiti di decenza e si è assunto le sue responsabilità. Entrando di fatto in contraddizione con se stesso. Forse le responsabilità sono soprattutto di chi ha gestito una lunga fase di questo partito. Il terzo problema di cui non si è fatto cenno nel dibattito è la questione morale: Vendola ne aveva parlato ampliamente.

Ma nessuno si è posto di fatto il vero problema: per esempio gli assessori di comuni province e regioni che usciranno dal partito lasceranno o no gli incarichi cui il partito li aveva designati? O non è anche questo tema "questione morale"? Il sipario si chiude e si aprono due nuovi scenari: uno per i vendoliani che firmeranno il documento e se ne andranno dal partito verso lidi che non sembrano suscitare nel paese applausi e entusiasmi, l’altro per il Prc dove, stando alle prime indicazioni, rimarranno gran parte dei militanti che pure avevano votato al congresso la mozione due e che si troverà ad affrontare una situazione di grande difficoltà: quella dell’opposizione al governo e alla Confindustria e al tempo stesso di portare avanti un discorso concreto sui rapporti fra le forze della sinistra.

Messaggi

  • ma cardulli non era fra i maggiori promotori della sinistra europea? o ricordo male? e adesso, invece? non gli interessa più un progetto di sinistra? anche se solo ’italiana’? è la vecchia costituente comunista con diliberto che gli interessa adesso? ma fate spazio ai giovani piuttosto! che qui, ormai, più che un laghetto putrido, rifondazione mi sembra una barchetta alla deriva in uno stagno! che tristezza.

    • C’è una bella differenza tra il progetto "sinistra europea" che voleva coniugare una specie di riedizione di internazionale dei partiti comunisti appunto europei con una pratica organizzativa federale con i movimenti .... ed il progetto Sinistra Arcobaleno che invece era solo una somma di apparati di 4 partiti tra loro diversissimi.

      L’unica cosa in comune tra i due progetti è che sono sostanzialmente entrambi falliti.

      Ma erano due cose che facevano a pugni tra loro.

      E quindi non vedo contraddizioni tra la storia personale di Cardulli e le sue scelte e posizioni attuali.

      E comunque qualunque tipo di "unità a sinistra" si fa sui contenuti e non sulle alchimie d’apparato.

      E soprattutto bisogna avere presente la natura e la pratica del Partito Democratico che non è assolutamente "di sinistra" .... e questo non per particolari analisi ma per bocca del suo leader Walter Veltroni.

      "Largo ai giovani" va benissimo ma per fare cosa ?

      Raf